In My Room

JONGKEY • Lime, Fluff, H/C, What if…?, Angst

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
    사랑해, 바보 ♥


    Group
    DaBoss
    Posts
    9,725

    Status
    Offline
    Titolo: In My Room
    Autore: ,nightmare
    Genere: Romantico, Introspettivo, Erotico
    Rating: NC-17
    Avvisi: Lime, Fluff, Slash, H/C, What if…?, Angst.
    Paring: JongKey, minor.
    Data di pubblicazione: 24.07.2011// -- @Portfolio



    Creative Commons License
    In My Room by ,nightmare is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.

    Vietato copiare!


    Capitoli: prologo, #1, #2, #3, #4, #5, #6, #7, #8, #9, #10, #11 (pagina corrente),
    Spin Off #1, Spin Off #2, #12, Spin Off #3, #13, #14, #15, #16, #17, #18.




    Quando avevo otto anni avevo un amico immaginario.
    Non era un amico qualunque. Lui non era piccolo come me: era grande, era uno hyung.
    Non aveva un nome, io lo chiamavo hyung e basta. Lui non aveva mai protestato in proposito; sembrava che gli stesse bene non avere un nome, per cui non mi ero mai preoccupato di dargliene uno.

    Hyung era il tipo di persona che sorride sempre.
    Il suo sorriso era sbilenco e vivace, come se fosse sempre stato pronto per prendermi in giro.
    Non ricordo il suo viso. Non so nemmeno se ne avesse uno, a dir la verità. Se ci penso, l’unica cosa che ritorna alla memoria sono le sue smorfie. Ne faceva parecchie, tutte diverse. A volte arricciava le labbra, altre se le umettava; sembrava sempre che si muovesse al rallentatore.
    La sua voce mi accompagnava dolcemente prima che mi addormentassi, come quella di una madre amorevole, come quella di un padre che ti legge nuovamente la stessa fiaba di sempre, nonostante sia stanco dopo l'ennesima estenuante giornata di lavoro.
    Anche se io una mamma non l’avevo. E nemmeno un papà.

    La cosa divertente è che non ricordo nessun suono uscire da quelle labbra.
    Il colore della sua voce, il tono che usava, i respiri tra una parola e l’altra… Non c’è niente di tutto questo nei miei ricordi, seppure io sia perfettamente consapevole che mi parlasse.
    Per quanto io mi sforzi di riportare a galla frammenti dei nostri discorsi, note delle sue canzoni, non mi è rimasto nulla. Solo silenzio.

    Non so con esattezza quando ho cominciato a non avere più bisogno di lui.
    E’ successo tutto gradualmente, immagino, crescendo. Gli amici immaginari non sono fatti per rimanere per sempre, in ogni caso. Prima o poi doveva succedere, no?
    Non ho mai pensato fosse un problema.

    So qual è stato l’ultimo giorno insieme, però.
    So che se ne è andato in sogno: è lì che l’ho visto l’ultima volta.
    Un sogno che la mia mente ha cancellato, nel momento stesso in cui ho riaperto gli occhi. Nel momento stesso in cui li ho spalancati, mentre la vena del mio collo pulsava all’impazzata e il cuore sembrava volermi scoppiare nel petto. Nascosto tra le coperte, nel buio della mia stanza, tremavo come una foglia.

    Paura. Ne provai tanta quella notte.
    Solitudine. La più nera che avessi mai visto.

    Non l’ho mai perdonato per avermi lasciato così.
    Qualsiasi cosa mi abbia fatto.

    Edited by ‚nightmare - 9/12/2012, 14:28
     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
    사랑해, 바보 ♥


    Group
    DaBoss
    Posts
    9,725

    Status
    Offline

    Capitolo #1
    Il leone, la strega e... l'armadio?



    C’era parecchia gente in quella sala.
    Da fuori, attraverso la porta di vetro, ero in grado di riconoscere almeno una ventina di ragazzi; sembravano avere tutti più o meno la mia età.
    Qualcuno parlava e altri riscaldavano la voce, nonostante fosse presto e nessuno avesse assicurato che ci avrebbero fatto cantare. Non mi fu difficile immaginare fosse solo un espediente per evitare la figura del bambino sperduto.
    Se ne stavano tutti di fronte ad una ampia parete vetrata: quella che stavo guardando non poteva che essere una sala prove.

    C’erano altre quattro persone oltre ai ragazzi: due ajusshi erano indaffarati con la sistemazione di alcuni amplificatori, ognuno alto almeno un metro, posizionati negli angoli della sala, e una ragazza se ne stava seduta ad un tavolino con un vecchio.
    Lei era il tipo di donna che ti fanno storcere il naso a prima vista: trasandata, con occhi piccoli e viso troppo rotondo. D’altro canto aveva un sorriso dolcissimo che mi ricordava vagamente quello di mia madre.
    Ma se da una parte lei addolciva l’atmosfera con la sua presenza, dall’altra il vecchio che parlava con lei sembrava essere in quel luogo per non far tornare a casa vivo qualcuno. Il suo sguardo era così truce che mi fece rabbrividire.

    Stetti dei minuti interminabili al di là di quella lastra di vetro, indeciso sul da farsi. Entrare o non entrare?
    Ovviamente la risposta era scontata, non avevo certo fatto un’audizione per non presentarmi il primo giorno di allenamento, ma nonostante ciò le mie gambe non ne vollero sapere di scollarsi dallo zerbino sulla quale sembrava i miei piedi si fossero incollati.
    Non ero il tipo che se la fa addosso, tanto meno uno che si vergogna, ma ci impiegai almeno un quarto d’ora prima di decidermi ad entrare.
    Lo feci lentamente, con discrezione. Sgusciai dentro così silenziosamente che nemmeno il ragazzo che si scaccolava di nascosto a pochi metri dalla porta si accorse di me quando gli passai accanto. Come un’ombra, mi rifugiai dietro a tutti e dentro di me tirai un sospiro di sollievo quando la mia schiena toccò la parete in fondo alla sala.

    Le mie mani erano sudaticce e sapevo di essere pieno di aspettative. In un certo senso mi sembrava di sognare. Non potevano avermi preso davvero! Insomma, cosa avevo mostrato loro? Un po’ di flessibilità? Possibile che in tutta la corea non ci fosse stato nessuno in grado di fare di meglio? Non mi sentivo affatto sicuro delle mie capacità.
    La cosa più divertente, però, era che non lo dimostravo affatto.
    Ero perfettamente consapevole della mia posizione in quel momento. No, non me ne stavo schiacciato il più possibile contro la parete cercando di confondermi con la tappezzeria; al contrario, avevo una gamba piegata appoggiata ad essa e tenevo le braccia incrociate al petto. Il mio sguardo puntava dritto davanti a sé, a volte scrutava a destra e a manca, ma era fermo. Il pavimento non l’avevo nemmeno visto.
    Oh no, non ero affatto il tipo di persona che si fa spaventare da un po’ di gente e da un sala prove.
    A dirla tutta ero il tipo di persona che fa della sala prove il suo palcoscenico, e della gente i suoi spettatori: questa era la mia vera capacità. Poco importava che ballassi come una scimmia zoppa o cantassi come un usignolo stonato, la mia presenza era sempre bastata a portarmi al centro dell’attenzione. Bastava che lo volessi. Sarei potuto andare nel centro della sala, camminando dritto, senza mai chiedere permesso, e ci sarei arrivato con gli occhi di tutti addosso. Lo sapevo.

    Nonostante ciò, per i cinque minuti che mancavano all’inizio della lezione, non mi mossi di un millimetro e non tentai di parlare con nessuno, cosa che invece sembrava essere motivo di vita o di morte per molti dei ragazzi raggruppati nella sala.
    Dal fondo ero già in grado di riconoscere la selezione naturale: le ragazze stavano a destra, i ragazzi a sinistra. Da entrambe le parti il mucchio si era diviso in gruppetti di tre, massimo quattro persone, che si presentavano a ripetizione a chiunque capitasse a tiro, col rischio di presentarsi due volte alla stessa persona, senza che nessuno delle due se ne rendesse davvero conto.

    Piegai leggermente la testa all’indietro e chiusi per un secondo gli occhi, cercando di calmare il mio povero cuore impazzito. Avevo una voglia matta di prendere e andarmene prima che fosse troppo tardi. Per qualche motivo mi sentivo fuori posto, un estraneo. Non che fosse la prima volta che mi capitava, comunque. Anzi, ormai era di casa sentirmi un alieno; peccato che non mi fossi mai abituato davvero a quella sensazione.
    Mi sentivo sbagliato, come sempre. Davvero niente di nuovo.

    - Mi chiedo se te ne stai qui per non attirare l’attenzione o se stai cercando di ottenere la reazione opposta –.
    Persi un battito per lo spavento e aprii gli occhi, restando il secondo dopo senza fiato.
    Un paio di occhi grandi e luminosi mi scrutavano incuriositi, a pochi centimetri dal mio viso. Era così vicino che riuscii a sentire persino l’odore di bucato dei suoi vestiti.
    Mi mossi impercettibilmente, ritraendomi verso la parete.
    Il ragazzo inclinò un po’ il capo, guardandomi divertito. – Hai perso la lingua? –
    Percepii la voglia delle mie guancie di arrossire, ma io non arrossivo, per cui mi limitai a rilasciare un soffio d’aria trattenuto attraverso le labbra e a riprendere il controllo delle mie azioni, per poi slegare le mie braccia, ancora conserte, e posare un dito sul petto del ragazzo di fronte a me, spostandolo di una decina di centimetri indietro.
    - E tu? – domandai a quel punto. I miei occhi stavano velocemente registrando la persona di fronte a me.
    Viso piccolo, naso dritto e leggermente affilato, occhi grandi e scuri, come quelli di una bambola. Portava i capelli bruni scompigliati, forse con l’idea che facessero figo; in realtà sembrava più un pulcino annegato.
    - Compensi l’essere piccoletto parlando così vicino alla gente o sei sordo e hai paura di non sentirci? –, conclusi, alzando un sopracciglio.
    Vidi la sua bocca contrarsi in una smorfia, ma i suoi occhi non smisero di sorridere. – La lingua ce l’hai allora -, ribatté quindi, un po’ indeciso.
    Sorrisi.
    - E pure piuttosto tagliente -, aggiunse sottovoce.
    - Vuoi un altro assaggio? -, domandai continuando a sorridere.
    - Okay, okay, ricevuto: vuoi essere lasciato in pace! – esclamò alzando le mani in alto.
    - Vedo che impari in fretta -.
    - Sei sempre così acido? –
    - Sei sempre così insistente? –
    Alzò le spalle e poi mi allungò una mano. – Sono Jonghyun, Kim Jonghyun -.
    Guardai la sua mano di traverso, valutando se stringerla o no, poi spostai gli occhi altrove con indifferenza e mi lasciai cadere a terra, sedendomi sul pavimento.
    Jonghyun seguì perplesso ma per niente stupito i miei movimenti, poi, dopo essere rimasto un minuto buono a fissarmi con sguardo contrariato si sedette al mio fianco, cadendo con un tonfo.
    Mi voltai per fulminarlo con lo sguardo, ma lui non se ne andò. Si allontanò solo di qualche centimetro, restando accanto a me.

    ♪♫♪♫♪



    Kim Jonghyun era il classico personaggio capace di darmi sui nervi.
    Nel novantanove virgola nove percento dei casi se chiedevo gentilmente a una persona di stami lontana, quella lo faceva e basta, per non tornare mai più. Nello zero virgola zero nove percento qualcuno riusciva addirittura a cominciare un discorso sensato con me, ma finiva col fuggire insultandomi appena aprivo bocca per dire la mia.
    Sono sempre stato troppo onesto per tutti. In un mondo dove la cosa che conta è l’apparenza, io non sono mai andato bene a nessuno.
    Non sono capace di fingere simpatia o approvazione per qualcuno che non me ne suscita. Non mento. Mai. Se devo dire una cosa la dico e basta. E sarà contradditorio, ma anche allora ero in grado di essere la persona più solare e dolce del mondo.
    Nessuno me l’aveva mai permesso davvero.
    Kim Jonghyun era lo zero virgola zero un percento di possibilità che una persona volesse davvero avvicinarsi a me. Non sapevo perché mi stesse sempre intorno, e nemmeno lo volevo sapere, ma quando arrivavo a lezione, tre sere a settimana, lui si sedeva accanto a me. Non diceva niente, cominciava solo a cantare canzoni a caso – metà delle quali a me completamente sconosciute -, passando da una all’altra senza nessuna logica.

    - Hai una bella voce -. Una sera glielo dissi, così, con nonchalance. Non ci avevo seriamente pensato. L’avevo detto perché lo pensavo.
    Lui smise di cantare e mi guardò con un sorriso sbilenco. I miei occhi erano puntati da tutt’altra parte.
    - Vero? Non sei il primo a dirmelo -, rispose contento.
    - Sei pure molto modesto, vedo -, ribattei sarcastico.
    Sorrise ancora, e la cosa mi irritò parecchio. Pensavo che gli si sarebbe paralizzata la faccia a forza di sorridere. – Da che pulpito -. Il suo viso era così angelico mentre pronunciava quelle parole, che provai un certo piacere nell’immaginare di poterlo prendere a pugni.
    - Stai cercando di irritarmi? –
    Lui fece spallucce, e riprese come se nulla fosse a cantare, lasciandomi con la bocca leggermente socchiusa e un sacco di insulti sulla punta della lingua.
    - Hya! –
    Lo salvò la voce del nostro istruttore, che ci richiamò all’attenzione.
    Serrai le labbra, morsicandomi quello inferiore, e spostai lo sguardo dal sorrisino divertito di Jonghyun, prima che rischiassi di ucciderlo seriamente.

    Kim Bin Byul era uno degli ajusshi che avevo visto sistemare gli amplificatori il primo giorno. Era un uomo sulla trentina, ben messo, che non vestiva con altro che canottiere – nere o bianche a seconda delle esigenze – e con un paio di jeans slavati che davano l’idea di essere molto scomodi. Nonostante ciò, quando ballava, i suoi movimenti era perfetti e precisi. Sul parquet sembrava che scivolasse sull’acqua.

    - Abbiamo una new entry, ragazzi -, annunciò a voce alta.
    Tutti spostarono lo sguardo sul ragazzino che Kim Bin Byul teneva sottobraccio.
    Il piccoletto, che sembrava avere dieci anni in croce, sorrise timidamente.
    - Wow, sembra davvero indifeso – esclamò Jonghyun al mio fianco. – E’ così carino ~! – aggiunse, e non fu l’unico a dirlo. Tutti i presenti nella stanza si cimentarono nei versetti più vergognosi del mondo per esprimere la loro opinione a riguardo.
    - Molto -, mi limitai a rispondere, ma ero sincero.
    - Questo è Lee Taemin -, continuò l’istruttore. – L’abbiamo appena selezionato nell’ultimo casting dell’anno -.
    Taemin fece un inchino e salutò cordialmente, presentandosi e chiedendo a tutti di prendersi cura di lui.

    Una ragazza alzò improvvisamente una mano attirando l’attenzione, mentre tutta la sala bisbigliava i soliti non richiesti commenti.
    - Sì? – la invitò Kim Bin Byul.
    - Quanti anni ha? Gruppo sanguigno? Segno zodiacale? Hai una sorella? Posso farti io da nuna! - . Parlò così veloce che a malapena colsi le sue parole.
    Tutti i presenti rimasero immobili e basiti per qualche secondo, per poi scoppiare in una sonora risata. Io alzai gli occhi al cielo, mentre Taemin arrossì violentemente, senza spiaccicare parola.
    L’istruttore si vide a quel punto costretto a rispondere per lui. – Ha tredici anni, è il più piccolo tra tutti voi -.
    Si alzò un “oh” generale, e io guardai sconvolto quel pulcino di bambino che ancora fissava il pavimento. Tredici anni? Cioè solo due anni in meno del sottoscritto?! Non ci potevo credere!
    - Wow –, fu l’unico commento che sentii da Jonghyun.
    - Vedete di non perdere tempo a chiedergli cose inutili, che in confronto a voi è una vera dance machine -. Kim Bin Byul aveva davvero una strana passione per le parole inglesi. Il suo accento sembrava non beneficiare affatto di questo amore, comunque; piuttosto sembrava che venisse pugnalato a tradimento ogni volta che faceva una delle sue uscite all’occidentale. Potevo sentirlo – il suo accento, chiaro – chiedere pietà.

    L’uomo diede una pacca sulla schiena a Lee Taemin, che venne spinto verso la massa, in mezzo alla gabbia dei leoni. Le ragazze furono le prime a circondarlo, veloci come neanche le api di fronte miele.
    Da dove me ne stavo non faticavo affatto a vedere ogni sua mossa e a notare il suo nervosismo. Non mi sarei stupito se fosse scappato in bagno da un momento all’altro per mettersi a piangere.
    Ma Lee Taemin continuava imperterrito a sorridere, senza dire una parola, senza lamentarsi delle ragazze che continuavano a scompigliargli i capelli come fosse un cane.

    Sbuffai sonoramente, contrariato e irritato da tutta la situazione.
    Sentii gli occhi di Jonghyun addosso e la cosa mi irritò ancora di più, tant’è che prima ancora di rendermene conto stavo in piedi dietro ad una delle ragazze che circondava Taemin.
    Le picchiettai con una mano sulla spalla, ma lei non si voltò, troppo impegnata a spupazzare il suo nuovo giocattolo.
    Ormai dimentico delle buone maniere, spintonai senza troppi scrupoli un corpo qualsiasi e afferrai un braccio del ragazzino, tirandolo fuori dalla mischia a malo modo. Me lo portai con decisione dietro la schiena e sentii immediatamente le sue mani afferrarmi la maglia.
    Un moto di dolcezza mi travolse come un’onda durante una tempesta, tanto che mi venne un capogiro, e strinsi forte il suo polso, quasi volessi reclamarne a gran voce la proprietà.
    Tutte le ragazze mi guardavano contrariate e pressoché furiose.
    - Lui sta con me -, dissi solo questo, poi alzai i tacchi e trascinai Taemin con me, verso il fondo della sala.
    - Hya! Chi ti credi di essere?! Non lo conosci nemmeno! – esclamò una di loro, puntandomi un dito addosso.
    Mi fermai.
    Taemin mi guardò un po’ impaurito con i suoi occhi da cucciolo e io voltai il viso verso la ragazza che aveva appena parlato.
    - Quindi? – sillabai.
    Lei abbassò il suo dito accusatore e fece un passo indietro. – A-ah, nu-… nulla -, balettò.
    Sorrisi sornione e continuai il mio percorso fino a tornare a quello che ormai era il mio posto. Taemin mi seguì quasi trotterellando.

    Appoggiato al muro Kim Jonghyun mi guardava con un sorriso sghembo e compiaciuto.
    - Cosa? – domandai scocciato, mentre tornavo a sedermi sbuffando. Taemin si rannicchiò immediatamente accanto a me. Jonghyun non rispose, si limitò a scuotere la testa ridacchiando. – Aish, come non ti sopporto quan… - – Hyung -, Lee Taemin mi interruppe, richiamando la mia attenzione.
    - Mhm? –
    - Grazie -.
    Rimasi basito per qualche secondo, restando a fissare il suo mezzo inchino e i suoi occhi pieni di gratitudine. – N-nulla -, sbiascicai imbarazzato.

    Dietro di me, Kim Jonghyun si mise beatamente a ridere.




    Note: Per motivi pratici, Kibum ha fatto un'unica audizione nel 2005, senza ripeterla nel 2006.
    Le età sono espresse con il metodo coreano.
     
    .
  3.  
    .
    Avatar

    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
    사랑해, 바보 ♥


    Group
    DaBoss
    Posts
    9,725

    Status
    Offline

    Capitolo #2
    Distanze



    Nonostante mamma stesse meglio e fosse stata dimessa dall’ospedale, io non ero tornato a casa; avevo continuato a vivere da nonna.
    Nella casa dei miei c’era ancora la mia cameretta, intatta come l’avevo lasciata a otto anni, quando mamma era stata portata per la prima volta d’urgenza all’ospedale e papà non aveva più avuto tempo di badare a me.
    Ma tornare in una casa dove a malapena ricordavo di aver vissuto non aveva nessun senso per me.

    Ricordo con vergogna molti degli anni passati con mia nonna.
    Non sono mai stato un buon nipote. Altezzoso, vanitoso, impertinente: questo ero.
    Lei, però, non mi aveva mai fatto mancare nulla. Per pasto mi preparava sempre i miei piatti preferiti e io nemmeno me ne rendevo conto. Mangiavo di corsa, ringraziavo e tornavo nella mia stanza.
    Nella mia stanza dove hyung mi aspettava.
    Nonna finiva di mangiare sola, sparecchiava, e con le mani ruvide e una spugna malandata cominciava a strofinare i piatti, finendo sempre un’ora più tardi.
    Dopo aver lavato le stoviglie, si spostava in salotto, massaggiandosi piano la schiena, e si stendeva sul divano, in silenzio, attendendo che l’orologio segnasse le nove in punto. Allora passava dalla mia camera e, socchiudendo appena la porta, soffiava un “Buonanotte” a cui io rispondevo a stento.

    Nonna mi aveva lavato e insegnato, nutrito e amato, dal primo istante, senza mai chiedermi nulla in cambio.
    E io uscivo di casa per andare a scuola senza salutarla, mi vergognavo se si presentava fuori dal cancello alla fine delle lezioni per consegnarmi le chiavi di casa quando aveva bisogno di fare delle commissioni altrove, non l'ascoltavo quando cercava di raccontare all'unica persona vicina una vita che nessuno era più disposto ad ascoltare, quando con dolcezza pronunciava il nome di nonno e potevo vedere i suoi occhi farsi lucidi.
    La trattavo con pietà, perché era vecchia e stanca, perché cadeva a pezzi davanti ad un nipote che non l'avrebbe vista nemmeno con un paio di occhiali.
    L'avevo sempre incolpata di essere se stessa e non i miei genitori.

    Mi sono reso conto di tutto questo quando lui è sparito.
    Mi sono sentito come il più disgustoso rifiuto umano.

    E’ a quel punto che ho deciso di voler diventare un idol.
    Era il mio sogno fin da piccolo, ma fu solo allora, allo scoccare dei miei quattordici anni, che lo posi come il vero obbiettivo della mia vita.
    Volevo che nonna fosse orgogliosa di me. Volevo che potesse incontrare serenamente le sue amiche e vantarsi di suo nipote.
    Non volevo essere una persona di cui si dovesse vergognare.

    Nonna mi appoggiò ogni secondo prima e durante l’audizione e, quando passai, un anno più tardi, pianse commossa abbracciandomi.
    Nella mia vita c’è sempre stata solo lei ad aspettarmi. Per questa ragione “casa” è dove mia nonna mi aspetta, nessun altro posto.
    Per quanto io voglia bene ai miei genitori, mi sono sempre sentito completamente accettato solo tra le sue braccia. Tutto il pacchetto, difetti compresi.

    ♪♫♪♫♪



    Da quando ero stato selezionato a quel casting non avevo più avuto l’occasione di vedere nonna. Daegu era lontana, e per chi non poteva tornare a casa, la SM Entertaiment aveva preparato dei dormitori, dove delle ajumma erano a nostra disposizione per i pasti.
    In realtà erano ben pochi i ragazzi che vi restavano; quasi tutti, infatti, erano di Seoul.

    La maggior parte del mio tempo la passavo senza vedere nessuno, e credevo che ben presto ne sarei uscito pazzo.
    Mi sentivo solo. Solo davvero.
    Come la notte che hyung se n’era andato.

    Le cose migliorarono molto, molto lentamente, senza che me ne rendessi davvero conto.
    Mentirei se dicessi che non fu merito loro, di uno hyung e di un dongsaeng, ma Kim Jonghyun e Lee Taemin non riuscirono comunque a rendermi migliore.
    I due, piuttosto, sembravano trattarmi come se fossi il loro nuovo giocattolo pericoloso.

    Jonghyun sembrava risentire di una strana mancanza di affetto. Aveva la mania di approcciarsi a chiunque coinvolgendo tutto il suo corpo. Trattava qualsiasi suo dongsaeng come se fosse un cagnolino, tirandolo a destra e a manca a suo piacimento, con il suo solito braccio attorno alle spalle; oppure salutava scompigliando i capelli, sfiorando il collo. “Mi diverto”, diceva alzando le spalle, quando puntualmente mi allontanavo dal suo tocco e lo fulminavo con lo sguardo.
    Qualche volta mi capitava di scostare a malo modo la sua mano dai miei capelli, ma lui, imperterrito, e mai stanco di infastidirmi, me lo avvolgeva intorno alle spalle - nemmeno fosse qualcosa simile ad una piovra -, facendomelo pesare così tanto da costringermi a piegarmi: a quel punto diventava impossibile scollarselo di dosso.
    Taemin, dal canto suo, mi doveva aver scambiato per qualcosa di simile ad un cuscino.
    Quando arrivava alle prove, non c'era giorno che non si stendesse davanti a me, con le sue gambe longilinee e sottili, e poggiasse la testa tra le mie, che tenevo incrociate.

    Non erano irritanti, di più.
    Ma se da una parte Kim Jonghyun mi rendeva velenoso e nevrotico, dall'altra Lee Taemin mi disarmava con un solo sguardo, chiamandomi "Hyung" con la sua voce dolcissima.

    Io, Kim Kibum, l'odiato ragazzino conosciuto per aver studiato all'estero e per la sua incredibile antipatia, io, quello a cui tutti sparlavano alle spalle, quello che non aveva i genitori, solo una nonna decrepita, io, Kim Kibum, quello capace di far fuggire chiunque con un solo sguardo, non ero riuscito a vincere contro di loro.

    ♪♫♪♫♪



    - Taeminnie! –
    Taemin, un insieme di vestiti troppo larghi e con una scodella in testa, si voltò nella nostra direzione. Jonghyun gli passò un braccio attorno alle spalle – come al solito, d’altronde – appena l’ebbe raggiunto.
    - Oh, hyung! -, esclamò il più piccolo.
    Io li osservavo a un paio di metri di distanza.
    - Dove te ne vai tutto solo soletto, eh? –
    - A-ah, no… Io… Stavo andando al bagno -, balbettò Taemin.
    Jonghyun alzò un braccio e con un dito indicò dietro la sua schiena. – Il bagno sta dall’altra parte, Taemin-ah -.
    - M-ma, hyung, ce n’è un altro anche da quella parte, non lo sapevi? – biascicò il più piccolo.
    Scossi la testa, tentato di mettermi le mani nei capelli: quel bambino non era proprio capace di mentire. Si vedeva che nascondeva qualcosa lontano chilometri.
    - Oh, davvero? – Jonghyun lasciò andare il dongsaeng. – Allora ti lascio andare -, disse sorridendo.
    Non credevo alle mie orecchie! Ci aveva creduto seriamente?!
    Taemin fece un mezzo inchino e si congedò, praticamente scappando, e l’altro mi venne incontro, camminando con le mani in tasca.

    - Deve essersi beccato qualche virus intestinale -, esordì. – Stava sudando freddo -.
    - Ah, davvero…! – esclamai sconvolto.
    - Cosa? – chiese, con aria innocente.
    - Dimmi che lo fai apposta. Dimostrami di non essere stupido come sembri, Kim Jonghyun -.
    - Hya, Kibum-ah! Io non sembro stupido, io sono figo, arasso? –
    - Faccio finta di non averti sentito -.

    Kim Jonghyun si inginocchiò di fronte a me, per guardarmi in faccia. – Tu -. Poggiò il suo dito indice sulla mia fronte e io l’aggrottai guardandolo storto. Tentai di scansarlo abbassando il viso, ma lui di tutta risposta mi sfiorò il collo con una mano e mi alzò la testa con due dita.
    I nostri occhi si incontrarono immediatamente. Il suo sguardo era offeso e divertito allo stesso tempo. – Tu non pensi ch’io sia bello? – mi sfidò.
    - La tua bellezza è spaventosamente proporzionale alla tua stupidità -, scoccai lapidario, sfidandolo a mia volta.
    - Stai cercando di dire che sono bellissimo o che sono un'idiota? -
    - Tu cosa credi? -
    Sorrise. - Che sono bello? -
    - No? –
    - Sì? –
    I nostri occhi continuarono a lottare silenziosamente per noi.

    Kim Jonghyun era bello, sì. Che ci potevo fare se era vero e io non mentivo? Ma questo non lo rendeva affatto più sopportabile, anzi. Il fatto che fosse di bell’aspetto mi faceva innervosire ancora di più.

    Levai le sue mani di torno con uno strattone, scocciato più che mai. – Ah, davvero…! Vuoi che ti dimostri la tua stupidità? Prova ad andare dove è andato Taemin, prova! Scoprirai che non c’è nessun’altro bagno! – sbottai.
    Kim Jonghyun mi fissò divertito senza dire una parola per dei minuti interminabili.
    - Cosa?! – esclamai al limite della sopportazione, e rimasi a bocca aperta quando lui si mise a ridere di gusto, tenendosi addirittura la pancia e attirando l’attenzione di tutta la sala.
    - Kibum-sshi. Lo sai che sei proprio divertente? – domandò con gli occhi lucidi.
    - Non so di cosa stai parlando -, ribattei secco e pure un po’ perplesso. – Soffri di qualche malattia mentale? -.

    Kim Jonghyun si ricompose lentamente, ignorando la mia insinuazione, e si sedette composto – vale a dire gambe aperte, unite per i piedi, a formare un rombo – accanto a me, dove usava stare. – Pensi che non sappia che Taemin stava mentendo? – domandò, con un sorrisetto impertinente stampato in faccia.
    Lo fissai con scetticismo.
    - Kibum-ah, non ho nessun bisogno di sapere cosa fa Taemin sul tetto -, spiegò.
    La mia bocca disegnò una piccola “o”.
    - Anche perché so perfettamente che si esercita nel canto con Jinki hyung -, terminò alzando le spalle. – Ma mi diverte troppo il suo visetto quando è messo alle strette! –

    Doveva aver sbattuto la testa da piccolo, non c’era altra alternativa.
    - Chi sei esattamente, Jonghyun? –
    - E tu esattamente chi sei per non chiamarmi "Hyung"? Siamo diventati così vicini a mia insaputa, – Il suo viso si avvicinò al mio, in modo da concludere la frase soffiandomi in viso. – Kibum-sshi? –
    - Potrei farti la stessa domanda, Jonghyun-sshi. Non credi di aver superato le distanze di sicurezza? –
    Kim Jonghyun arricciò le labbra. – Dimmi di andarmene, allora -.
    Aprii la bocca per ribattere, pronto a dirgli di sparire, squagliarsi, evaporare, qualsiasi cosa!
    Ma alla fine la richiusi senza emettere un suono.

    ♪♫♪♫♪



    Ci allenammo per un anno intero, ballando coreografie di grandi artisti d’oltreoceano, cantando canzoni di casa e in inglese, allenando anche il nostro accento.
    Il vecchio si rivelò essere il nostro vocal coach. Lui non cantava mai, ma ci dava tutte le indicazioni necessarie per migliorare la nostra respirazione. La maggior parte delle volte ci sgridava, sbattendo a terra spazientito il suo bastone da passeggio.
    Secondo i pettegolezzi che giravano tra tutti gli aspiranti idol, l’uomo era stato vocal coach di grandi artisti di successo in America, per poi tornare in madrepatria dopo un incidente d’auto, che gli era costato il buon uso della sua gamba sinistra.
    Go Sung Young se ne stava sempre seduto di fronte al pianoforte nella sala registrazioni, e ci faceva entrare in cinque alla volta.
    Facevamo riscaldamento vocale insieme, poi ognuno di noi doveva cantare la canzone che gli era stata assegnata all’inizio della settimana.

    Park Min Gi, la ragazza dal sorriso dolce, era la sua assistente. A lei spettavano tutti i lavori che, per via dell’età, lui non era più in grado di compiere.
    Se avevamo bisogno di sentire un esempio, di capire cosa intendesse il vecchio per “devi cantare con sentimento, non come se ti stessero pestando un piede!”, era lei ad intonarci le canzoni.
    La sua voce era dolce tanto quanto il suo sorriso, ma allo stesso tempo era potente e ferma. Piena.
    Potevo scommettere senza troppi problemi che non fosse un idol solo per il suo aspetto. La immaginavo perfettamente, anni prima, alla sua audizione, scartata solo per motivi estetici, e poi richiamata dall’ajusshi, per stare al suo fianco.
    Sembrava oltremodo felice di fare il suo lavoro. Al suo posto non sapevo se sarei riuscito ad accettare un compromesso simile.

    Fu durante l’inverno del duemilasei che decisero finalmente di inserirmi in un gruppo.
    Presero me, Jonghyun e Taemin e ci portarono in una stanza che aveva tutta l’aria di essere un ufficio, se non fosse stato per una quantità improponibile di piante grasse che infestava quei tre metri quadrati, dove un uomo sulla trentina, dall’aria indaffarata, imprecava al telefono contro qualcuno, seduto dietro al sua scrivania.
    I suoi capelli erano nero pece e portava un paio di occhiali spessi, dello stesso colore. Non sapevo giudicare se fossero occhiali veri, o se se ne stessero sul suo naso solo per bellezza, comunque. Il suo viso aveva lineamenti marcati, gli occhi erano molto allungati, ma il suo sguardo tenebroso aveva qualcosa di affascinante. Nel complesso era davvero un bell’uomo, non c’era nessun dubbio.
    Kim Ha Byul – così diceva la targhetta sulla sua scrivania -, non era altri che il fratello maggiore del nostro istruttore di ballo e quello che da lì a dieci minuti si sarebbe rivelato essere il nostro manager.

    Attendemmo che terminasse la sua chiamata seduti su un divanetto di pelle nera, posizionato a destra della porta.
    Tutti e tre sapevamo perché eravamo lì, ma quello che ci chiedevamo era se il gruppo sarebbe stato effettivamente solo un trio. Nessuno ci aveva detto nulla in proposito, ma ero praticamente certo che non potesse essere così: io, Jonghyun e Taemin non ci completavamo.
    Jonghyun col ballo faceva davvero schifo – nonostante fosse migliorato incredibilmente dall’inizio -, ma la sua voce era sicuramente la migliore. Era perfetto per le tonalità più alte, i suoi acuti scivolavano lisci e piacevoli. D’altro canto io non brillavo né nel canto né nel ballo; avevo ottime capacità in entrambi, e durante quell’anno avevo avuto modo di migliorarmi tantissimo, fino a diventare l’unico in grado di ballare in coppia con Taemin, ma questo non faceva di me un cantante in grado di prendere il ruolo di prima voce insieme a Jonghyun. Per Taemin non se ne parlava nemmeno. Per quanto si impegnasse era ancora troppo presto per lui, e la sua voce era in piena fase di cambiamento. Non c’era storia.
    Per quanto mi riguardava, sapevo che doveva esserci almeno un’altra persona, e il tempo mi diede ragione.

    Nel momento stesso in cui Kim Ha Byul terminò la sua chiamata e si scusò con noi, qualcuno bussò alla porta.
    Altri due ragazzi furono scortati all’interno della sala: Lee Jinki e Choi Minho, così dissero di chiamarsi.

    - Hyung! – esclamarono all’unisono Jonghyun e Taemin.
    Il più basso dei nuovi arrivati guardò stupito i due. – Oh, Jonghyun-ah, Taeminnie! –
    - Vi conoscete? – domandai perplesso. Non ricordavo di averlo mai visto e non era certo una persona facile da dimenticare.
    Lee Jinki, infatti, non sembrava affatto un idol. Era cicciottello e aveva un sorriso fin troppo cordiale che lo faceva quasi sembrare stupido. Aveva le guancie piene, e allo stesso modo le labbra, ma aveva due occhi vivaci e curiosi, che sapevano di tranquillità, quasi come un oasi in un deserto. Dava completamente l’idea di essere una persona affidabile.

    D’altro canto, Choi Minho era alto, probabilmente il più alto tra di noi - o sicuramente più alto di Jonghyun - e slanciato. I suoi occhi erano talmente grandi e tondi che mi domandai seriamente se non fosse un principe-ranocchio o per lo meno uno straniero. Il suo viso era un perfetto ovale e la sua voce era talmente profonda, nonostante la sua età, che capii immediatamente per quale motivo fosse in quella stanza.

    - E’ quello del tetto. E’ lui che ha allenato Taemin per tutto questo tempo -, mi rispose Jonghyun sottovoce.
    - E tu perché lo conosci? -
    - L'ho scambiato per un dongsaeng il primo giorno che si è presentato a lezione -.
    Ah, certo. Si spiegavano molte cose.

    - Oh, bene, ora ci siete tutti quanti -, ci interruppe Kim Ha Byul, sedendosi sulla poltrona di fronte al divanetto, dopo aver invitato anche gli altri ad accomodarsi. – Immagino che tutti sappiate per quale motivo siete qui -.
    Tutti noi annuimmo.
    - Bene. Allora, lasciamo stare i convenevoli e arriviamo al punto -, cominciò. - Per tutto questo tempo vi abbiamo osservato -, ajusshi indicò me, Jonghyun e Taemin. – Siete diventati molto affiatati durante quest’anno e siamo stati tutti d’accordo nel decidere di non separarvi. Per questo motivo fino ad ora non vi abbiamo mai assegnato a nessun gruppo, nell’attesa di avere qualche altra persona a completare il quadro -. A quel punto si rivolse a tutti e cinque. – E’ stato parecchio interessante tenervi d’occhio: vi siete scielti praticamente da soli, ed è la prima volta che mi capita di essere d’accordo con la scelta degli stessi trainers. A voi tre mancava una seconda voce principale, e nessuno pensava a Jinki-sshi per questo ruolo; non è arrivato da molto, e non è esattamente il tipo di persona che si fa notare. Mi sono accorto di lui quando ho seguito la prima volta Taemin sul tetto -.
    Taemin sbiancò. - S-seguito sul tetto? -
    Kim Ha Byul sorrise. - Su, tutti abbiamo bisogno di una mano nella vita. E poi devo ringraziarti: mi hai dato l'occasione di valutare le vostre capacità e di constatare il vostro affiatamento -.
    Il ragazzino rispose con un "Ne" imbarazzato e l'uomo proseguì. - Minho è invece il vostro quinto componente. L’ho incontrato per caso nel mio fine settimana a Incheon. Quando l’ho visto ho pensato immediatamente che fosse perfetto per fare l’idol, e l’idea è quella di assegnargli le parti rap delle vostre canzoni -, proseguì. – Ad ogni modo sapremo cosa fare con precisione solo dopo avervi guardato lavorare insieme. Per questo motivo avrete una settimana senza allenamenti, che passerete nel vostro dormitorio personale. E’ previsto che vi trasferiate entro domani sera -.
    Nessuno disse nulla, e Kim Ha Byul si alzò per estrarre da un cassetto della sua scrivania una cartelletta, dalla quale tolse poi cinque fogli identici.
    - Questi sono i vostri contratti con la SM Entertaiment. L’unica cosa che dovete fare è darlo ai vostri genitori e farli firmare appena ne avrete l’occasione. Non tutti siete di Seoul, giusto? Se pensate che questa settimana possa andare, avete il permesso di tornare a casa per un massimo di due giorni. Il vero scopo è quello di farvi vivere assieme il più possibile e verificare il vostro affiatamento, per cui avere qualcuno di voi in un’altra città per tutta la settimana non sarebbe funzionale allo scopo. Per il resto, sul contratto c’è scritto tutto ciò che dovete sapere, per cui non mi dilungo ulteriormente -.
    Tutti quanti prendemmo la nostra fotocopia.
    - Fatevi trovare dopodomani qui fuori con i vostri bagagli, vi mostrerò il vostro dormitorio. Se avrete domande sarò felice di rispondervi -.
    E non aggiunse altro.



    Quando fummo fuori dalla stanza, colsi tutti quanti guardare la stessa voce del contratto.
    SHINee, così c'era scritto.







    Note: Come ho aggiunto alla fine del capitolo precedente, ho dovuto far fare a Key una sola audizione nel 2005 per motivi pratici e le età scritte nella fiction seguono il metodo coreano.
    Ad ogni modo, sono rimasta fedele a ciò che Taemin e Onew hanno raccontato del loro primo incontro (xxx), e allo stesso modo per Jonghyun (xxx). Minho, come scritto nel suo profilo è stato scoperto per strada (:
    Spero che questo capitolo non vi abbia annoiato troppo x'D L'ho rivisto venti volte ._.
    La vera storia non è ancora cominciata, quindi spero che mi seguirete ancora <3
     
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
    사랑해, 바보 ♥


    Group
    DaBoss
    Posts
    9,725

    Status
    Offline

    Capitolo #3
    Carta, sasso, forbici e la mancanza di spazio



    Il nostro dormitorio si trovava al primo piano di un edificio situato a cinque minuti di macchina dalla sala prove, che ad occhio e croce doveva avere all'incirca una trentina di anni.
    Era essenzialmente un bilocale.
    L'entrata era stretta, tanto da non permetterci di toglierci le scarpe in più di una persona e mezza alla volta, dove "mezza" si riferisce evidentemente a qualcuno della stazza di Taemin.
    A due metri dalla porta d'entrata - che ero indeciso se fosse fatta di plastica o di un legno estremamente scadente - si trovavano altre due porte, una sulla destra e una di fronte, sulla sinistra.
    Quella a destra si apriva su un bagno, che, grazie a Dio, sembrava avere delle misure standard e ospitava pure una doccia piuttosto spaziosa; tutto quanto, dalle piastrelle ai muri, dai muri agli armadietti, era colorato d'azzurro pastello alternato al bianco.
    Quella a sinistra, invece, si apriva sulla vera sorpresa dell'appartamento. Dopo aver visto un salotto spoglio ospitare solo un divano scolorito di pelle marrone, e un angolo cottura annesso con un tavolo sulla quale non saremmo mai stati tutti e cinque, ci ritrovammo a far vagare i nostri occhi nella nostra stanza. Nostra, già. In cinque in una stanza tre metri per tre, dove un unico letto singolo se ne stava incastrato al centimetro tra altri due a castello attaccati a pareti opposte.
    Non ci fu bisogno che Kim Ha Byul ce lo dicesse, lo capimmo da soli: quelli della SM Entertaiment erano dei veri spilorci.

    - Esattamente, quelli che dovranno stare nei letti in alto, come dovrebbero scendere? – domandai tra lo scettico e l’incredulo. Quello era maltrattamento minorile, altroché!
    Ajusshi mi guardò come se fossi stupido. – A meno che tu non sappia volare, Kibum-ah, l’idea è che passiate per il letto nel mezzo -.
    - Ovvero sia quello che starà lì sarà fortunato ad avere un letto suo, ma potrà rischiare di morire appena qualcuno sopra di lui deciderà di andare al bagno, giusto? –
    - Beh… Se vogliamo metterla così… -. Kim Ha Byul sorrise benevolo, come per chiedere scusa e io ghignai ruotando gli occhi. Ovvio.

    - Ammettetelo -, intervenne poi Lee Jinki, attaccandosi allo stipite della porta e ficcando la testa nella stanza con aria sconsolata. – La verità è che siamo i tariner più scadenti e non avete davvero intenzione di investire su di noi -.
    - Hya, hyung! – esclamò Jonghyun ridacchiando. – Vedi di parlare per te, qui c’è gente che si prepara da un anno! –
    Lee Jinki si voltò verso il compagno, indicando la stanza. – Ma Jonghyun-ah! Ci trattano come se fossimo dei maiali da portare al macello! –
    Kim Ha Byul trattenne una risata portandosi una mano alla bocca, e Jonghyun si fece improvvisamente serio.
    - Ragazzi -, cominciò.
    Tutti lo guardammo straniti. Che gli era venuto in mente adesso?
    - Propongo che il letto nel centro sia dato a Jinki-hyung! Chi è con me? – Non riuscì ad evitare di ridere, facendo quella proposta.
    Tutti e cinque – Kim Ha Byul si era preso il diritto di rispondere – alzammo la mano in contemporanea, lasciando Lee Jinki a bocca aperta.
    - Hy-ya…! HYA! Così non vale! Che vuol dire che io devo stare nel letto singolo?! – esclamò sconvolto.
    Jonghyun alzò le spalle. – E’ deciso quindi: la maggioranza vince. Hyung, dato che sei il più vecchio del gruppo avrai diritto al letto singolo, ora dobbiamo decidere come dividere gli altri -.
    Lee Jinki non riuscì a sua volta a trattenere una risata, che se ne stava a metà tra il divertito e il disperato. – Non tentare di imbrogliarmi, maledetto Jonghyun-ah. Lo sappiamo bene tutti e due che se ti prenderai uno dei letti sopra, rischierò la morte ogni giorno -.
    – Beh, sarebbe la perdita minore -.
    Io, Taemin e Minho, che stavamo guardando la scena non potemmo fare a meno di ridere sotto i baffi.
    - Ah, davvero…! -
    Il più piccolo gli fece la linguaccia e Lee Jinki prese a rincorrerlo per la casa. – Se ti prendo ti friggo insieme al pollo che ho intenzione di mangiare stasera! – lo minacciò.
    Jonghyun si mise a chiedere scusa a ripetizione, cercando di non farsi prendere, saltando dal divano al pavimento, nemmeno fosse stato una scimmia.
    Tutti e due ridevano di gusto: stavano giocando.
    In un certo senso mi sentii escluso. Io non ero capace di scherzare così con un amico.

    Kim Ha Byul attirò la mia attenzione, picchiettando piano su una spalla. – Io vado, okay? Tornerò fra qualche giorno a vedere come vanno le cose -, mi sussurrò e io annuii. Poi guardò verso i due nostri cantanti principali. – Anche se mi pare di capire che andrete d’amore e d’accordo -, ridacchiò, e poi, salutando con una mano senza che nessuno eccetto me se ne rendesse davvero conto, uscì dall'appartamento.

    Jonghyun, nel frattempo, stava usando Taemin come scudo, per non farsi prendere dall’altro.
    - Jonghyun-ah! Non ti vergogni ad usare il più piccolo del gruppo per i tuoi loschi scopi? – domandò Lee Jinki.
    L’altro lanciò un’occhiata perplessa a Taemin, che dal canto suo, si limitava a sorridere, come suo solito. - Beh, uno vale l’altro – ribatté, e con questo mi prese per un braccio, parandomi di fronte a Lee Jinki, al posto del makane.
    - Hy…! –
    Non feci in tempo a lamentarmi di Jonghyun che mi ritrovai a terra all’improvviso, il viso di Lee Jinki a mezzo centimetro dal mio.
    Spalancai gli occhi, sconvolto, sentendomi schiacciato sul pavimento.
    Lee Jinki era pesante e sembrava essersi paralizzato. Mi fissava senza muoversi di un millimetro, come se stesse guardando un fantasma. Tentai di muovermi, ma ero completamente bloccato.

    La pelle di Lee Jinki sapeva di buono.
    Fu quando respirai quel profumo che cominciai ad annaspare e i miei occhi si appannarono improvvisamente, quasi stessi inalando del fumo o del gas.
    Non mi piaceva quella sensazione. Non mi piaceva sentire il suo corpo contro il mio. Non mi piaceva per niente.

    Mi guardai intorno, chiedendomi perché tutto sembrasse così immobile, sperando che qualcuno venisse in mio aiuto, ma incontrai solo degli sguardi seri da parte degli altri tre, tanto che rabbrividii.
    Come aveva fatto l’atmosfera a cambiare così radicalmente?
    Quando il mio sguardo confuso e spaventato tornò sulla persona che ancora mi sovrastava, mi sembrò di ricevere uno schiaffo in pieno viso.
    Lee Jinki stava sorridendo. Un sorriso soddisfatto, un sorriso cattivo. Un sorriso che conoscevo bene, e che pensavo di aver dimenticato.
    Tremai.

    E poi urlai. Urlai di lasciarmi andare, e scalciai, ma non successe niente. Dalla mia gola non uscì un suono, mi ritrovai solo con le guancie bagnate.

    - Kibum…! Kibum-ah! -
    Serrai gli occhi, ma, invece di smettere di vedere, i miei occhi tornarono a mettere a fuoco le immagini e i colori: non c’era più Lee Jinki sopra di me. Un Jonghyun preoccupato mi scuoteva per le spalle al posto suo. – Mi senti?! Hya, Kibum-ah! Mi stai spaventando a morte! Rispondimi! –
    I miei occhi scorsero sulla sua fronte contratta, incrociarono i suoi occhi terrorizzati, e poi si spostarono intorno a noi, dove tutti quanti ci fissavano senza sapere cosa fare.
    Che… che stava succedendo?

    - Kim Kibum! Se non rispondi adesso…! –
    - La smetti di urlarmi in faccia? – domandai scocciato e confuso.
    Jonghyun non finì la sua frase; mi lasciò andare le spalle e cadde a sedere per terra, di fronte a me, come un peso morto, portandosi una mano al petto e prendendo poi un respiro profondo.
    – Sei tornato -, sussurrò sollevato.

    - Hyung, stai bene? – domandò Taemin, inginocchiandosi in parte a me e prendendomi le mani.
    Minho si avvicinò a sua volta, e posò una mano sulla mia fronte. – Sei caldo -, sentenziò con aria seria.
    Lee Jinki, d’altro canto, se ne stava a un metro e mezzo di distanza, tremante. – N-non volevo… Mi dispiace! – esclamò, inchinandosi, ma io lo ignorai e riportai lo sguardo su Jonghyun.
    - Cos’è successo? – gli domandai.
    - Non lo so -, rispose solo, per poi alzarsi e dirigersi verso il frigorifero, dalla quale estrasse una bottiglia d’acqua, che prese a bere a canna.
    Anche da lontano ero in grado di vedere le sue mani tremare…
    - Hyung ti è caduto addosso -, cercò di spiegarmi Taemin. – Si è rialzato immediatamente, chiedendoti scusa, ma tu sei rimasto a terra con gli occhi spalancati e non hai più mosso un muscolo! All’inizio pensavo ci stessi facendo uno scherzo, ma Jonhyun-hyung si è accorto subito che c’era qualcosa che non andava. Ti ha alzato da terra, ma tu non hai reagito -, concluse. – Non ricordi nulla? –
    In quel momento, quella domanda sembrò riferirsi a tutt’altro episodio. Deglutii. – No, niente -, risposi piano e poi cercai di rialzarmi.

    - Devi avere la febbre -, mi avvisò Minho, mettendosi in disparte.
    Mi toccai la fronte e la trovai effettivamente calda. Eppure stavo benissimo fino pochi minuti prima!
    - Mi prendo uno dei letti in alto -, dissi semplicemente.
    L’idea di potermi trovare in uno di quelli accanto al letto di Lee Jinki mi metteva un’ansia logorante.
    Nessuno ebbe nulla da obbiettare, e io mi limitai a raggiungere il mio materasso, per poi osservare le loro mosse dall'interno della stanza.

    - V-vado a comprare qualcosa per il pranzo -, biascicò Lee Jinki, ancora evidentemente sconvolto, e due secondi dopo sparì dall’appartamento.
    Kim Jonghyun tornò dai due rimasti e sospirò tremulo, per poi sfoderare un sorriso caldo e solare, cercando di alleggerire un'atmosfera che si era fatta improvvisamente pesante come il piombo. – Forza! – esclamò. – Adesso ci giochiamo gli ultimi tre letti a carta, sasso, forbici! Chi perde se ne sta nel letto… -
    Non riuscii a sentire tutto. Le mie palpebre si fecero pesanti, e prima di rendermene conto persi i sensi.

    ♪♫♪♫♪



    Mi svegliai solo all’alba della mattina successiva, con gli occhi pesanti e un mal di testa atroce. In bocca avevo un sapore orribile.

    Mi misi a sedere e un panno bagnato mi cadde dalla fronte, atterrando su delle coperte che non ricordavo di essermi messo addosso.
    Sfregai gli occhi, e mi voltai alla mia destra, cercando di abituarmi alla penombra.
    Stavano tutti dormendo.

    Nel letto in alto, in linea d’aria col mio ci stava qualcuno di non identificabile, completamente sepolto dalle coperte; in quello sotto si trattava sicuramente di Taemin, che dormiva a gambe e braccia aperte, occupando tutto il materasso, con un pupazzetto abbandonato sull’addome. E poi… Il mio sguardo si fermò sul ragazzo seduto sul letto nel centro, accanto ad una bacinella piena d’acqua e ad un termometro abbandonato sulle lenzuola.
    Kim Jonhyun se ne stava a braccia conserte ed occhi semichiusi, mentre la sua testa penzolava pesantemente, facendomi capire che era in stato di dormi-veglia. Addosso portava ancora i vestiti del giorno prima.

    Qualcosa di caldo si fece strada dentro di me, guardandolo.
    Caldo, bagnato e piacevole.

    Scacciai quella sensazione scuotendo la testa, ma me ne pentii quando questa ricominciò a dolere. Portai una mano alla fronte, e la scoprii fredda: la febbre era passata. La mia gola, d’altro canto, era arida come il deserto e sentivo di avere un forte bisogno di liquidi. Avevo la sensazione di aver sudato sette camicie per lungo tempo o di essere appena uscito perdente da un incontro di boxe.

    Scostai le coperte, e poggiai i piedi sul letto dove Jonghyun sembrava doversi svegliare da un momento all’altro, per poi scendere silenziosamente.
    Mi spaventai a morte quando trovai i grandi occhi di Minho a fissarmi dal letto sotto al mio.
    Cercai di dire qualcosa, ma lui mi fece segno di fare silenzio con un dito e io annuii.
    Sembrava proprio che se da una parte Jonghyun aveva badato a me, dall’altro Choi Minho si era preoccupato di tenere d’occhio lui per tutta la notte.

    Spostai il mio corpo finché non raggiunsi con i piedi il pavimento e cercai di alzarmi, ma qualcuno mi trattenne per un braccio.
    Quando mi voltai, scoprii un assonnato Jonghyun guardarmi severo, nonostante non sembrasse essere al massimo della sua capacità celebrale. Anzi, nonostante il suo corpo si muovesse, lui non sembrava affatto essere sveglio.
    - Dove credi di andare? – biascicò.
    - Dormi, Kim Jonghyun. Sembri un morto vivente -.
    Lui scosse la testa. – Hai la febbre, non puoi andartene in giro al freddo -, ribatté cocciuto.
    Sospirai pianissimo, cercando di controllare il mio cuore, che sembrava essere partito per un viaggio alla volta dell’universo.
    Nessuno eccetto mia nonna si era mai preoccupato così per me.
    - S-sto bene -, soffiai. – Ho solo bisogno di un bicchiere d’acqua -.
    - Fai in fretta -, disse soltanto e lasciò andare il mio braccio.
    Annuii, ma non appena fui fuori dalla stanza seppi che non ci sarei più rientrato.
    Kim Jonghyun non mi venne a cercare, comunque, e, date le sue condizioni, non fu difficile immaginare perché.

    ♪♫♪♫♪



    - Dovresti stare qui per oggi -. Lee Jinki mi guardava con aria seria dal salotto. – Sei pallido -.
    Chiusi la porta del bagno, da dove ero appena uscito dopo essermi lavato e cambiato gli abiti, e mi spostai verso l’entrata con l’intenzione di mettermi le scarpe ed uscire.
    – Sto bene -, risposi senza tono.
    - Sono le sette del mattino, Kibum-a… -sshi, ed è da un intero giorno che non mangi -.
    - Prenderò qualcosa in stazione -.

    Una mano di Lee Jinki si posò sulla mia spalla mentre mi allacciavo una scarpa seduto sul pavimento, ma si sollevò quasi immediatamente, quasi avesse preso la scossa.
    - I-io… Ho preparato del pollo… So che non è il massimo per una persona malata, ma è l’unica cosa che so cucinare -, balbettò, porgendomi una scatola di plastica, con all’interno anche del riso caldo: doveva averli appena preparati.
    Guardai il contenitore per qualche secondo, per poi voltarmi avanti ed alzarmi da terra, recuperando la mia borsa a tracolla.
    - Tornerò col treno delle quattro, domani pomeriggio -, avvisai soltanto. - Ci vediamo -.
    Senza dire niet'altro uscii dall’appartamento.

    L’ultima cosa che intravidi, prima che la porta si chiudesse, fu la mano di Lee Jinki alzata ad accennare un saluto, e un sorriso ferito ma dolce sul suo viso.

    Ero proprio uno stronzo.








    Note: Non odiatemi Kibummie, vi prego :(cry): So che non è stato particolarmente amabile in questo capitolo, ma ha le sue ragioni - non che ciò lo giustifichi, ma abbiate pietà x'D - che capirete pian piano.
    Povero Jinki-ah, eh? ç_ç Che ruolo ingrato che gli ho riservato in questa storia x'D Piano piano le cose si sistemeranno comunque, non preoccupatevi troppo x) Dobbiamo pur arrivare al loro affiatamento attuale, no? u.ù
    Mi chiedo vivamente se abbiate capito qualcosa di tutto questo capitolo, ma dato che so che non è così, mi limito a dirvi che è inevitabile. Sarà un comprendere lento che verrà da sé.
    Per il dormitorio mi sono riferita all'episodio 10 di Yunhanam :3
     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
    사랑해, 바보 ♥


    Group
    DaBoss
    Posts
    9,725

    Status
    Offline

    Capitolo #4
    Novocaina



    - Forse non avrei dovuto fare quell'audizione -, soffiai.
    Seduta di fronte a me, nonna smise di mangiare e mi guardò con la sua solita aria scettica. - Cosa vuoi dire? - domandò.

    Alzai lo sguardo dalla mia ciotola di riso e la guardai in viso.

    Mia nonna non era una nonna qualsiasi. Lei era speciale.
    Per qualche ragione l'avevo sempre paragonata alla versione un po' invecchiata di Wonder Woman. Di fatti, nonostante avesse passato i settanta e soffrisse quindi degli acciacchi dell'età, era la persona più forte che conoscessi. Non che ne conoscessi molte, in effetti, ma ero sicuro della mia opinione.

    Lei era l'unica sulla faccia del pianeta in grado di tenermi testa in quanto testardaggine e attacchi verbali.
    Noi scherzavamo spesso, parlavamo più come se fossimo amici che se fossimo nonna e nipote: il nostro era un rapporto speciale almeno quanto lo era lei.
    Il suo fisico non le permetteva più di fare la vita che aveva condotto fino a qualche anno prima, ma lei continuava imperterrita a voler vivere da sola, facendo tutto quello che le era possibile, senza mai mancare di svegliarsi all'alba e far visita alla tomba di nonno.
    Era vecchia, sì, ma nonostante i suoi capelli bianchi e disordinati e le macchie sulla pelle, sembrava vent'anni più giovane della sua età e dimostrava di avere la forza d'animo di un carrarmato.

    Sospirai. - Non lo so -, risposi quindi. Era solo una sensazione.
    - C'è qualcosa che devi dirmi? - insisté, scrutandomi con i suoi occhietti dall'aria astuta, ma allo stesso tempo saggia.
    - Non saprei cosa dire -, risposi soltanto, poggiando definitivamente le bacchette accanto alla mia ciotola: ero pieno.
    Non avevo mangiato molto, ma in quel periodo il mio stomaco sembrava non volerne sapere di vedere cibo.
    Un po' mi dispiaceva, considerato il ben di Dio che nonna aveva preparato, ma contavo di rifarmi la sera stessa, sperando che la fame tornasse a farmi visita.

    Quando avevo chiamato nonna, dicendole che sarei tornato entro pranzo, doveva essersi messa subito ai fornelli, a giudicare dal numero di pietanze che occupava completamente il basso tavolino di fronte a noi.
    Come sempre c'erano tutti i miei piatti preferiti, cucinati come piacevano a me: Kimchi, Bulgolgi, Samgyetang e anche il Bibimbap, che non mancava mai di ricordami che tra la gente, oltre ad avere soprannomi poco carini, qualcuno mi chiamava scherzosamente anche "Kimbap"; poco fantasioso, ma sicuramente più apprezzato di altri appellativi. Non che mi avessero mai chiamato così parlando in prima persona con me, chiaro. Ero io ad avere orecchie sensibili.

    - Oh, Kibum-ah! Perché devi sempre essere così tragico, me lo spieghi? Hai detto che hai dei nuovi compagni, giusto? Non ti trovi bene con loro? -.
    Avrei voluto ribattere che non ero affatto tragico, ma stetti in silenzio, ammettendo che nonna ci aveva preso, come suo solito.
    - Non è che io non mi trovi bene con loro... - cominciai titubante. - Non sono cattive persone -. Almeno per quello che ero riuscito a capire. Anche Lee Jinki, che avevo trattato così male, non aveva nessuna colpa, lo sapevo perfettamente. - Lo sai come sono fatto: non sono bravo a relazionarmi con la gente -, conclusi.
    - Con quella faccia da funerale non andrai molto lontano, sai? -
    - Eh? -

    Nonna prese un pezzo di Kimchi e lo portò alla bocca, per poi masticarlo lentamente, come se nel frattempo stesse pensando a qualcos'altro.
    - L'ultima volta al telefono mi hai parlato di un certo... Come si chiamava? Jongseok? -
    - Jonghyun, nonna. Kim Jonghyun -, la corressi.
    - Lui, esatto -.
    - Cosa c'entra adesso? -
    - Fa parte del tuo gruppo? -
    Annuii perplesso.
    - E allora vedrai che te lo dirà lui cosa c'è che non va in te -, concluse, senza aver detto assolutamente nulla che mi paresse sensato.

    - Credo di non seguirti, nonna -, le feci presente.
    - All'asilo Kim Kibum era pieno di amici, lo sapevi? -, domandò puntandomi le bacchette in faccia, quasi mi stesse minacciando, più che riferendo qualcosa. Poi, qualche secondo dopo, tornò a affondarle in qualche pietanza e andò avanti a mangiare.
    - Li portavi a casa tutti i giorni, e stavate ore a giocare. Non ti ho mai visto solo in vita mia a quei tempi -.
    - Da piccoli è facile relazionarsi con la gente -, ribattei.
    - E cos'è che l'ha reso difficile, all'improvviso? -
    Ci pensai per qualche tempo, ma non mi venne in mente nulla di intelligente da rispondere. - Dove vuoi andare a parare, nonna? - chiesi quindi. - E che ha a che fare tutto questo con Kim Jonghyun? -
    - Perché? C'è qualcuno tra di loro a cui sei più vicino? -
    - "Vicino" è una parola grossa che preferirei non usare, trattandosi di lui -.
    - Vi conoscete da un anno, Kibum-ah! E lui ti sta ancora intorno! - esclamò, con il tono di chi ha assistito ad un miracolo. - E' degno della mia stima -.
    - Hya, halmeoni! Stai cercando di dire che sono insopportabile? -
    Lei alzò le spalle. - Almeno non sei stupido -.
    Risi sconvolto. - Nonna, lo sai che posso aver preso solo da te, vero? - scherzai.

    Lei di tutta risposta prese un pezzo di carne da uno dei piatti con le sue bacchette e me lo lanciò addosso.
    Lo schivai solo per pochissimi centimetri, e quello cadde a terra, sul vecchio pavimento di legno.

    - Tu sei uguale a tuo nonno, altroché! Indisponente e altezzoso allo stesso modo! -
    - Nonno era come me? -
    Nonna annuì. - La tua fotocopia. Era così antipatico che quando ci capitava di incontrarci per i corridoi della scuola avevo sempre l'impulso di prenderlo a pugni! La sua presenza mi irritava, come l'ortica irrita la pelle! Forse lo odiavo? Non l'ho mai capito veramente -.
    - E come avete finito per sposarvi? -
    - C'era una cosa che mi piaceva davvero di lui, Kibum-ah, e probabilmente il fatto che mi piacesse in quel modo mi faceva arrabbiare ancora di più -, ridacchiò, poi il suo sguardo si addolcì. - Con quello era in grado di aprire il cuore di chiunque, sai? Per questo, nonostante il suo caratteraccio, quasi chiunque lo amava, compresa me -.

    Rimasi in silenzio per un po', pensando attentamente a quello che mi aveva appena detto. Aprire cuori, eh?
    - Da come ne parli, sembra che tu ti riferisca ad una chiave -, dissi, esprimendo a voce alta i miei pensieri.
    Nonna sorrise come se fossi arrivato esattamente dove lei voleva portarmi. - Lo era -.
    La guardai confuso.
    - Ci hai mai pensato, Kibum-ah? Al perché le persone ti stiano alla larga, o perché tutto il mondo sembri pesare sulle tue spalle? -
    - Perché sono onesto e vedo le cose come stanno? - proposi.
    - Essere onesti è un pregio, non un difetto, di solito -.
    - E allora cosa? -
    - Avete uno specchio in dormitorio? -
    - Perché continui a cambiare discorso? -
    - L'avete o no? -
    - Sì, ma... -
    - Allora, alla prima occasione, fammi il favore di specchiarti. Anche se sarà più probabile che sia Kim Jongseok a fartelo capire... -
    - Jonghyun, nonna -
    - Fa lo stesso, Kibum-ah. Quanto sei pignolo -.

    Scossi la testa sconsolato. - Io penso che lui piaccia più a te che a me, questa è la verità -.
    - Ah, perché? A te piace? Siamo già arrivati a questo grado di vicinanza? - Il suo sguardo si assottigliò, lanciandomi quella insinuazione.
    - Nonna! Sai che non intendevo... -
    - Vedi? Te l'avevo detto che siete vicini! - mi interruppe contenta. - Anzi, lo siete più di quanto pensassi! Ammettilo una buona volta che ti sei trovato un'amico, Kibum-ah. E che non è merito tuo! -
    - Ma allora dovremmo tener conto anche di Taemin-gun, nonna! Quello che stai dicendo non ha nessun senso -.
    - Di chi "tener conto" dipende da te. E comunque più persone sono meglio è! Amici non si diventa quando lo si decide, per cui ascolta i vecchi: la tua vita da lupo solitario è finita, Kim Kibum -.
    - E' Kim Jonghyun ad essersi appiccicato a me come la colla. Questa non può chiamarsi amicizia! - ribattei, cominciando a scaldarmi. Perché dovevo sentir parlare di quello scimmione anche a casa?!
    - Evidentemente non ti da fastidio come dici -.
    - Ah, davvero...! - esclamai incredulo.
    - Altrimenti a quest'ora sarebbe a miglia lontano da te, Kibum-ah, lo sai bene anche tu -.
    - Non è una persona così facile da scollarsi di dosso -.
    Nonna sorrise e quel sorriso da solo avrebbe potuto chiudere la discussione, ma lei non si fermò, mi smontò fino alla fine.
    - E da quando qualcosa è impossibile per l'onnipotente Kim Kibum? –

    ♪♫♪♫♪



    Stetti da nonna per il resto della giornata, senza riuscire ad ottenere nessun indizio in più dai suoi discorsi.

    Odiavo quando giocava in questo modo con me, perché sapevo avrei impiegato secoli prima di arrivare dove lei voleva arrivassi con le mie forze.
    La cosa strana rispetto alle altre volte, però, era che sembrava che qualcun'altro avesse un ruolo in tutto questo. Cosa c'entrava Kim Jonghyun?

    Me lo chiesi per tutto il pomeriggio, ma non mi venne in mente assolutamente nulla di sensato; anzi, pensare a lui mi fece ricordare come mi ero svegliato quella mattina e a come me ne fossi andato senza dire una parola.
    Immediatamente dopo di lui, i miei pensieri andarono a Lee Jinki.

    Sospirai tremulo, chiudendomi alle spalle la porta della mia stanza.
    Avevo appena finito di cenare con nonna, e non avevo altre alternative se non rifugiarmi lì.

    Entrarci dopo tanto tempo mi fece sentire strano: qualcosa era cambiato. Eppure non ero certo che fosse qualcosa nella stanza - che, anzi, sembrava essere rimasta fossilizzata a quando me n'ero andato - bensì ebbi la sensazione fossi io a vederla in modo diverso.
    Se una volta quello spazio era stato il mio paese dei balocchi, ora mi dava un senso di inquietudine che non mi piaceva per niente.

    Il fatto che fossi tornato a pensare a Lee Jinki, quando avevo cercato con tutte le mie forze di evitarlo, poi, mi ricordò perché ero tornato a casa praticamente correndo.
    Dovevo arrivare lì. Già, proprio in quella stanza.
    Non potevo far ordine nella mia testa in nessun'altro posto.

    Mi mossi verso il mio letto singolo, ricoperto da un copriletto azzurro cielo decorato con delle fantasie più scure, e mi ci sedetti lentamente, quasi avessi paura che potesse scomparire da un momento all'altro.

    La mia stanza non era grande, ma spaziosa abbastanza per permettermi di sentirmi libero di ballare a destra e a manca di fronte allo specchio ospitato dall'alto armadio dall'altra parte della stanza: era così che mi ero allenato prima dell'audizione.
    In un angolo c'era una poltroncina di legno di vimini, abbellita con qualche pupazzetto che non guardavo più da anni, mentre il letto si trovava contro la parete, sulla destra, proprio sotto la finestra. Di fronte alla porta c'era una scrivania di legno occupata da dei libri scolastici impilati in qualche modo.

    Mi portai le ginocchia al viso, avvolgendo le gambe con le braccia.
    Mi sentivo piccolo, lì dentro. Come se fossi tornato ad avere otto anni.
    E stando lì, in effetti, era più facile richiamare ricordi lontani, ricordi sbiaditi.

    Sapevo che la febbre era stata una conseguenza alla vicinanza di Lee Jinki e non la causa delle mie allucinazioni.
    Paura, questo l'aveva causata.
    Perché ne avessi era una domanda a cui non sapevo rispondere.

    Di per certo sapevo che c'era un limite.
    Le persone potevano avvicinarsi a me fino ad un certo punto, sia in termini fisici che psicologici. Quando quel limite si faceva troppo vicino, il mio corpo lanciava una specie di allarme, che poteva manifestarsi in maniere diverse: dalla febbre al vomito, dai capogiri al sudore freddo.
    Non era la prima volta che mi capitava.
    Ma c'era stato qualcosa di diverso questa volta...

    - Dove l'ho visto...? - sussurrai nel buio.
    Ero certo di aver visto quel sorriso da qualche parte, ero sicuro fosse collegato a qualcosa di importante...Ma a cosa?

    Fu in quel momento, cercando risposte che non avrei dovuto cercare, che sentii quella voce.

    Non muoverti.



    Spalancai gli occhi, nel buio della mia stanza, alzando di poco il capo, guardandomi intorno come se all'improvviso dovesse apparire qualcuno dall'armadio o da sotto il letto.
    Mi strinsi di più le ginocchia al petto, con i sensi allerta.
    Stavo sognando? Mi ero addormentato senza accorgermene?

    Il tuo segreto...



    Mi irrigidii e rimasi in ascolto, ormai conscio che la voce non veniva da altri luoghi che la mia testa.
    Qualsiasi cosa stesse succedendo, mi stava facendo parecchia paura.

    ... rimarrà in questa stanza.



    - Chi sei...? - soffiai, sperando che davvero la mia testa potesse darmi anche quel genere di risposte.
    Probabilmente stavo diventando pazzo.
    Perché avevo la sensazione che quella voce fosse familiare?
    Non era bassa, era... Sembrava la voce di un mio coetaneo...?
    E di che segreto stava parlando?

    Ma la voce non rispose alla mia domanda.

    Fermami se non vuoi.



    Serrai gli occhi, nel tentativo di recuperare anche delle immagini, cominciando a pensare che stessi ascoltando qualcosa di già sentito. Le mie mani tremavano tenendo la mia testa.

    C'era qualcosa che non andava...
    Facevo fatica a respirare, il mio corpo fremeva, avevo cominciato a diventare caldo, di nuovo, anche se ero solo.
    Perché ero solo, vero...?

    Presi a fatica un respiro.
    Poi un altro.
    E un terzo.

    Dei brividi mi percorsero la schiena, ma la voce non parlò più.
    Tutto tornò silenzioso e fermo, eccetto me, che avevo preso ad ansimare, senza che avessi mosso un muscolo.

    Espirai lentamente, cercando in tutti i modi di evitare un'iperventilazione che non sembrava molto lontana, e mi concentrai per riprendere a respirare normalmente.

    Aprii gli occhi con indecisione, e gemetti ad un capogiro fortissimo.
    Davanti a me vedevo tutto a puntini, come in un video disturbato.
    Avevo la sensazione di essere stremato... Forse lo ero e basta.

    Cercai di alzarmi, per potermi guardare allo specchio e capire la mia situazione, ma mi ritrovai a terra nel giro di un secondo.
    Le mie gambe tremavano tanto da non riuscire a reggere il peso del mio corpo.

    Le fissai con occhi vuoti, e mi sentii violato. Come se qualcuno mi avesse violato.

    Mi morsi un labbro, trattenendo con tutte le mie forze un fiume di lacrime.

    ♪♫♪♫♪



    Quella notte feci un sogno strano.

    Sognai di trovarmi in mezzo ad un prato immenso, con l’erba così alta da arrivarmi quasi alle ginocchia.
    C’era il sole, ma ovunque puntassi i miei occhi, il mio sguardo non riusciva a cogliere nulla, quasi mi trovassi in mezzo all’oceano.

    Non c’era proprio niente intorno a me, e nonostante l’erba fosse mossa dal vento non c’era nemmeno nessun fruscio ad accompagnare il suo movimento. Come se fossi stato sordo.

    Eppure mi sembrava tutto normale, la sensazione di pace prevaleva su qualsiasi cosa.
    Non era stano fossi solo, non era strano non sapessi dove fossi o dove andare, non lo era nemmeno che i miei sensi avessero smesso di percepire il mondo come avrebbero dovuto.

    Novocaina*.
    Se avessi potuto usare un termine per descrivere come mi sentivo in quel sogno, avrei usato questo: novocaina.

    ♪♫♪♫♪



    La casa dei miei genitori si trovava a solo qualche isolato di distanza da casa di nonna.
    Era grande ed aveva anche un giardino che circondava tutta la casa; una volta era stato utilizzato in gran parte come mini parco giochi per bambini, ma ora era tappezzato di aiuole, che mia madre curava personalmente, e un angolo fungeva anche da orto.

    Nonostante stesse bene, mia madre restava una persona estremamente debole, per cui il dottore le aveva proibito categoricamente di lavorare. Non che ce ne fosse bisogno, comunque: il lavoro di mio padre fruttava a sufficienza per mantenere largamente anche me e nonna.

    Per questo mamma occupava il tempo piantando fiori e ricamando; spesso e volentieri, quando andavo a trovarla mi regalava un maglione nuovo fatto all'uncinetto, o una maglietta ricamata a mano. Ma non azzeccava mai la taglia.
    La volta prima prendeva le misure, la volta dopo ero già cresciuto troppo, senza che lei se ne fosse potuta rendere conto.

    Mio padre, d'altro canto, era un imprenditore. Possedeva una piccola società di elettrodomestici, che nonostante il raggio d’azione limitato, lavorava sulle principali province sud coreane, facendo della nostra una delle famiglie più ricche di Daegu. Non a caso io ero l’unico bambino che si fosse potuto permettere di studiare negli Stati Uniti quando ancora frequentava le medie.

    Il lavoro di papà, però, l’aveva sempre reso un fantasma nella mia vita. Per me papà esisteva solo nel bacio della buonanotte che mi dava quelle poche volte che ancora non dormivo, o nei colorati pacchi regalo che venivano consegnati dal postino il giorno di Natale o quello del mio compleanno, a cui lui, puntualmente, non poteva partecipare.

    Potrei dire che la mia era situazione familiare pesante, o che mi sentissi solo, ma non era così. Io stavo bene con mia madre, per quanto io possa ricordare. Quando ancora vivevo con lei, passavo quasi tutto il mio tempo in mezzo alle sue amiche, e giocavo spesso con la mia cuginetta più grande.
    Non ricordavo di aver mai provato la mancanza di un padre. Ero felice se tornava a casa e potevamo stare un po’ insieme, ma non mi ero mai lamentato del fatto che il suo lavoro fosse più importante di quanto potessi essere io. Forse già a quell’età me n’ero fatto una ragione?

    Ma poi mamma, una sera, era svenuta all’improvviso, perdendo sangue dalle orecchie.
    Spaventato avevo preso il telefono e avevo schiacciato il pulsante verde: l’ultima chiamata era a papà.

    - Kibum-ah! –
    Scostai lo sguardo dalle aiuole, per incontrare la figura di mia madre che mi salutava dalla soglia della porta d’entrata, scuotendo vivacemente un braccio.
    Accennai un sorriso e attraversai il giardino, per arrivare davanti alla figura della donna che mi aveva cresciuto per i miei primi otto anni.

    Mia madre era una bellissima donna.
    Aveva la pelle bianchissima e gli occhi scuri erano grandi e vispi, molto diversi dai miei; avevamo però gli stessi zigomi alti, e le stesse labbra piene e rosa. Mamma sembrava uscita da un libro delle fiabe. Era piccola e delicata, come avevo sempre immaginato dovessero essere le principesse.
    Un tempo aveva dei lunghi capelli bruni a coprirle le spalle, ma ora erano corti e mossi: le conferivano un’aria più matura. Se un tempo avrebbero potuto benissimo scambiarla per mia sorella maggiore, forse così sarebbe stato più evidente fossimo madre e figlio.

    - Ciao, mamma -, la salutai a bassa voce.
    Avevo l’impressione che quel posto - mia madre compresa - fosse fatto di cristallo, tanto da aver paura che la mia voce potesse distruggerlo.

    Mamma mi prese senza tanti convenevoli tra le braccia e mi scompigliò i capelli. – Il mascalzone è tornato a casa a trovare questa povera disgraziata di sua madre, eh? Non ti senti in colpa a venire una volta ogni secolo, Kim Kibum? –
    Sorrisi.
    Durante quest’anno doveva essersi ripresa molto meglio di quello che credevo: era tornata solare come un tempo.
    Fui felice di constatarlo.

    - Dai, entriamo dentro! C’è una sorpresa! – esclamò entusiasta.
    - Una sorpresa? –
    Lei annuì sorridendo e mi afferrò un polso, per poi trascinarmi dentro casa.

    Da quando ero andato a stare da nonna, non era cambiato niente. Mancavano solo i giocattoli per terra, il disordine regnante che si trascinava dal salotto alla mia stanza e le risate dei bambini, ma tutto era luminoso come sempre, così tanto da essere quasi fastidioso.

    - Guarda chi c’è – esclamò, quando fummo all’entrata del salotto.
    Feci qualche passo avanti fino a riuscire a vedere il divano, dove un uomo mi guardava con aria nervosa.
    Deglutii un groppo amaro venuto da chissà dove.

    - P-papà -, sussurrai, facendo seguire un inchino profondo.
    Papà accennò un sorriso e si avvicinò a me, posandomi una mano su una spalla. – Bentornato -, disse.

    Erano mesi che non lo vedevo, forse anni, non ne ero molto sicuro.
    Era invecchiato molto, dovevo ammetterlo. Nonostante la sua forte presenza e l’aria fiera, non sembrava più l’uomo che avevo conosciuto. Sembrava piccolo, anche se era grande. Sembrava spaurito e combattuto, anche se il suo sguardo era fermo e dritto, come il mio.
    Forse me ne rendevo conto solo adesso: mio padre mi assomigliava più di quanto ricordassi.

    Soffiai un “Neh” poco convinto e tutti insieme ci sedemmo sui due divani disponibili, io da una parte, i miei di fronte a me, in mezzo a noi un basso tavolino di legno.

    La verità era che quella casa sapeva troppo di estero. Troppa Europa per essere una casa nel centro della Corea.
    I tavoli da pranzo erano troppo grandi, le sedie erano troppo numerose, i bagni troppo attrezzati e le camere troppo spaziose, tanto che ci si sarebbe potuti perdere; le finestre davano l’impressione di non essere affatto protetti, e la pittura era troppo bianca. La nostra famiglia stessa, dentro quella casa, era sempre stata troppo piccola. O forse ero io ad sentirmi tale.

    - Ho sentito che ti hanno preso alle audizioni -, cominciò mio padre. – Congratulazioni -.
    Annuii con circospezione, stando ben attento a non fargli presente che ciò di cui parlava risaliva a più di una anno prima: sarebbe stato imbarazzante da tutte e due le parti.
    - E’ per questo che sono qui -, dissi invece.

    Mamma mi guardava incuriosita, con lo stesso sorriso con cui mi aveva accolto. Era caldo, ma era anche estraneo. Sembrava lontano anni luce da me; quasi stesse sorridendo a un Kim Kibum che non ero io. A un Kibum che lei ricordava, ma che evidentemente non esisteva più.

    - Sono appena stato selezionato per far parte di un gruppo -, spiegai, e allo stesso tempo estrassi il contratto dalla borsa a tracolla che portavo addosso. – Mi serve che firmiate il consenso per affidarmi alla SM Entertaiment per i prossimi cinque anni -.

    Entrambi portarono lo sguardo al foglio che porsi loro, e mamma si portò le mani davanti alla bocca, eccitata.
    - Vuol dire che diventerai davvero un idol? – esclamò.
    - Sì -.
    - Kyaaaa! Non ci posso credere! Tesoro, hai sentito? Nostro figlio sarà un idol! Lo vedremo in televisione! -.
    Mio padre non rispose, continuando a guardare il contratto, con aria seria.
    - Tesoro…? – riprovò mamma.
    - Kibum-ah… - cominciò lui, alzando lo sguardo e puntandolo su di me.
    Inclinai un po’ la testa, perplesso, attendendo che andasse avanti.
    - Sei davvero sicuro di volerlo fare? –

    Tirai un sorriso, cercando di nascondere un ghigno.
    Me l’aspettavo, non c’era niente di cui stupirsi. Mio padre era un grande imprenditore, non un poveraccio che sperava di veder sparire i suoi debiti grazie alla faccia di suo figlio. Anzi, la mia faccia nel momento in cui sarei apparso in TV, lui avrebbe fatto finta di non conoscerla.
    Sapevo come funzionavano le cose.

    - Sì -, risposi soltanto. – Ma se non vuoi firmare non importa. Mi basta mamma -, aggiunsi.
    Papà scosse la testa. – No, firmo -, disse. – Te lo devo -, sussurrò, e accanto a lui vidi mamma irrigidirsi.
    Perché avevo la sensazione che con quella frase non si riferisse a quello che pensavo?

    - So quanto ti occupa il tuo lavoro, papà -, indagai cautamente, fingendo di dirlo casualmente, per poi soppesare le loro reazioni.
    La mano di mio padre si fermò per un secondo, per poi completare la firma con un taglio netto dell'ultimo ideogramma del suo nome.
    – Già -, soffiò.

    - C’è qualcosa che dovrei sapere? – domandai quindi, sempre più sospettoso, assottigliando gli occhi.
    Papà passò foglio e penna a mia madre, che si affrettò a firmare, poi si passò una mano sul viso, sospirando tremulo.

    - Scusaci, Kibum-ah -, disse. E il suo sguardo si era fatto così triste da farmi rabbrividire. – Spero che un giorno potrai perdonarci -.

    Avrei voluto prendermi a calci pur di domandare perché, ma non ne ebbi il coraggio.

    Dentro di me sapevo che la risposta non mi sarebbe piaciuta.

    ♪♫♪♫♪




    Il viaggio sul treno mi sembrò durare un’eternità e allo stesso tempo solo qualche secondo. Non pensai a niente, non registrai né un suono né un momento; non ricordavo di aver parlato con qualcuno e nemmeno se in parte a me ci fosse stata seduta una vecchia o una ragazza. Forse solo nessuno?

    Arrivai al dormitorio con la sensazione di avere un macigno gigantesco sullo stomaco.
    Ero tornato più confuso di come ero partito.
    Cercavo delle risposte, e invece ero solo pieno di domande.

    Aprii la porta silenziosamente, senza avvisare di essere tornato, e mi tolsi le scarpe, con l’intenzione di andare dritto a dormire – se ci fossi riuscito -, ma qualcuno doveva avermi sentito, perché quando rialzai lo sguardo, di fronte a me trovai un sorridente Lee Taemin.
    - Hyung! – esclamò. – Bentornato! –
    E il suo di bentornato sembrò ventimila volte più caldo di quello che mi aveva riservato il mio stesso padre.
    - Ciao -, sussurrai.

    - Kibum-ah! – sentì esclamare dal salotto. – Sei in ritardo, lo sai?! – Jonghyun fece capolino da dietro la parete.

    Guardai l’orologio che avevo al polso e, in effetti, scoprì di aver preso il treno delle sei invece che quello delle quattro. Che cosa avevo fatto esattamente tutto il pomeriggio, prima di decidermi a tornare? Ci pensai, ma non mi venne in mente nulla.
    Mi sentivo solo stanco. Come se dovessi crollare da un momento all’altro.
    Lee Jinki e Choi Minho si affiancarono a Jonghyun, salutandomi cordialmente.

    - Ajusshi ci ha portato la cena! – esclamò Taemin entusiasta. – C’è davvero di tutto! Ti stavamo giusto aspettando per cominciare a mangiare -, continuò.

    Scrutai i loro visi speranzosi e mi sentii ancora più uno schifo.

    - Non ho fame -, soffiai, e, detto ciò, superai Taemin, dirigendomi nella nostra stanza.
    - Hyung! Stai ancora male? – chiese il più piccolo.

    Ma io non ebbi la forza di rispondergli.
    Chiusi semplicemente la porta alle mie spalle e mi arrampicai sul mio letto, nascondendomi nel giro di un secondo sotto le coperte.

    Mi sentivo svuotato. Impotente. Quasi come se le cose avessero cominciato ad apparirmi venti volte più grandi di quello che erano. Come se fossi tornato piccolo e mamma di fronte a me. Riversa sul pavimento. Come senza vita.

    Restai senza fiato al ricordo, ritrovandomi improvvisamente sofferente.

    C’era… Ma non era mamma… Noi l’avevamo portata in ospedale. Eravamo in macchina, papà era spaventato e io piangevo.
    Pioveva e la visibilità era scarsa. La luce rossa di un semaforo che avevamo appena sorpassato…

    - Sei un vero stronzo, lo sai, Kim Kibum? – Riuscii ad intravedere la figura di Jonghyun attraverso le lenzuola leggere. – Sai quanto ti abbiamo aspettato? –

    Annaspai.
    C’era qualcuno fuori quella sera… Ero sicuro che ci fosse qualcuno...

    - Potresti anche accennare un grazie, sai? O magari smettere di nasconderti come se avessi la peste! Nessuno ti ha mai insegnato a scusarti, eh? – Jonghyun sembrava arrabbiato o deluso o...

    E poi lo schianto.

    Portai le mani tremanti alla bocca spalancando gli occhi di fronte alle immagini confuse di un incidente che non ricordavo.
    Non eravamo arrivati all'ospedale e avevamo salvato mamma, e basta.
    Non era così?

    - Beh?! Adesso mi ignori anche facendo finta di dormire?! – quasi urlò, e la sua voce mi urtò profondamente, come se mi avesse afferrato il cuore e l'avesse strizzato forte per un istante.

    Scostai le coperte con una furia che non potevo credere fosse mia.
    - Credi che non mi senti in colpa?! - gli urlai addosso, e non ero io, non potevo essere io. - Credi che non vorrei esservi amico?! Sono uno strozo?! Sì, lo sono, sei contento adesso?! -

    La mia voce si spezzò e un singhiozzo sfuggì a tradimento dalle mie labbra senza che potessi fermarlo.
    E non ebbi la forza di fermare nemmeno la prima lacrima che mi rigò il viso, e poi nemmeno la seconda, la terza, la quarta...

    Cosa diamine mi stava succedendo?

    L'espressione di Kim Jonghyun quel giorno non penso la dimenticherò mai, ma non saprei nemmeno descriverla. In quel momento mi sembrò solo l’unico porto dove attraccare. Per questo, quando mi mise a sedere e mi abbracciò, non feci nessuna resistenza.
    Mi lasciai andare. Completamente.
    Mi sciolsi nel mare di lacrime che trattenevo da giorni, forse da anni.
    Piansi così forte che credetti tutta Seoul mi stesse ascoltando.

    Ma nessuno venne a domandarmi nulla, Jonghyun stesso non proferì parola. Mi cullò tra le sue braccia, carezzandomi i capelli, stringendomi così forte da farmi pensare ci fosse qualcuno che volesse portarmi via da lui.
    Ma non c’era nessuno, e io non lo avrei lasciato.
    Quella sera nemmeno se fosse dovuto cascare il mondo, avrei lasciato andare la presa.

    Sentivo tanto di quel dolore che credevo avrei potuto morirne.
    Come se la novocaina avesse smesso di fare effetto.

    Ma poi mi vennero in mente le parole di nonna.

    La tua vita da lupo solitario è finita, Kim Kibum.



    Strinsi forte la maglia di Jonghyun.
    E tutto sembrò fare un po' meno male.








    *Novocaina
    CITAZIONE
    La procaina è un farmaco anestetico ad uso locale, noto anche con il nome di novocaina; fu introdotto nel 1905 con bassa potenza e bassa durata di azione per essere utilizzato in odontoiatria e chirurgia. Ha formula C13H20O2N2.HCl. È un solido cristallino di colore bianco appartenente agli alcaloidi costituito da un estere dell’acido paraaminobenzoico
    Si tratta, dal punto di vista chimico, di un alcaloide, un derivato sintetico della cocaina, della quale serba l'azione paralizzante sulle strutture nervose sensitive periferiche senza tuttavia produrre assuefazione e tossicodipendenza, avendo anche un effetto di minor durata[senza fonte]. Oggi viene utilizzato solo per anestesie da infiltrazione o come bloccante nervoso a scopo diagnostico, preferito rispetto ad altri anestetici come la lidocaina. Tuttavia alcuni soggetti ipersensibili a questa sostanza possono sviluppare affezioni cutanee (ad esempio l'orticaria).
    Per quanto riguarda il metabolismo, la procaina viene per la maggior parte idrolizzata nei tessuti, anche se una parte minore subisce una degradazione enzimatica a livello epatico come la cocaina. Per questo motivo, presenta una breve durata d'azione ma una tossicità minore rispetto alla cocaina.

    Da Wikipedia.


    Note: E finalmente sono riuscita a postare un nuovo capitolo!
    Okay, lo so che vi avevo promesso dei chiarimenti e invece sembra che le cose si siano complicate ancora di più x'D Giuro che non era mia intenzione, ma chi ha letto qualcosa di mio prima d'ora sa che io sono così e che fino alla fine è impossibile capire davvero le dinamiche del passato dei miei protagonisti.
    Anyway! Spero che durante questo capitolo abbiate provato una sensazione strana, qualcosa come "mi sento fuori posto", perché l'intento era questo, ma non so se ce l'ho fatta D:
    E spero anche che le cose si siano addolcite alla fine!
    So che come scena JongKey è stata davvero leggera e non l'ho nemmeno descritta un granché, ma sto procedendo un passo alla volta. L'"azione", chiamiamola così, arriverà in un altro momento e con portate più sconvolgenti di quello che possiate immaginare u.ù
    Detto ciò, spero che vi sia piaciuto e ci vediamo al prossimo capitolo! :3
     
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
    사랑해, 바보 ♥


    Group
    DaBoss
    Posts
    9,725

    Status
    Offline

    Capitolo #5
    La chiave




    Ci volle davvero un'eternità prima che mi calmassi e il silenzio tornasse ad aleggiare sovrano nella stanza.

    Anche quando le lacrime seccarono sulle mie guance, però, il mio corpo non si mosse di un millimetro. Rimasi lì, tra quelle braccia, senza avere né la forza né la voglia di spostarmi, di spezzare quel contatto.

    Nella mia testa vi era il nulla più assoluto. Avevo smesso di pensare, sentire, soffrire... Avrei potuto giurare le mie palpebre non stessero più nemmeno sbattendo, o forse ero solo così distratto da non rendermene conto. Distratto dal suo tocco, lieve e delicato sulla nuca, che mi accarezzava i capelli, sfiorandomi il collo. Cullava un bambino: fu questa l'impressione che mi diede.
    E funzionava.

    Jonghyun continuò ad accarezzarmi per davvero tanto tempo, senza aprire bocca, senza fare domande a cui comunque non avrei saputo rispondere.
    Dovetti impiegare tutta la mia forza di volontà per riprendere coscienza del mondo intorno a me e decidere finalmente di scansarmi.

    Jonghyun mi seguì con lo sguardo, osservandomi con cipiglio preoccupato.
    - Stai meglio? - domandò.
    E fu solo in quel momento, vedendo il suo viso, che mi resi davvero conto di tutto quello che era successo.

    Per qualche ragione mi preoccupai più dell'essermi lasciato andare così di fronte a lui che del perché mi fossi ridotto in quello stato.

    - E'-è meglio che... io vada a lavarmi il viso - balbettai vergognandomi a morte; la mia voce, però, sembrò articolare un lamento invece che una semplice frase: la gola risentiva di un pianto troppo prolungato.

    Scesi dal letto, passando passando accanto a Jonghyun, ma prima che i miei piedi potessero toccare il pavimento, lui mi afferrò per un braccio.
    Quando mi voltai rabbrividii di fronte al suo sguardo.

    Prima che potessi aprire bocca, Jonghyun mi strattonò fino a farmi cadere sul materasso. Mi scavalcò con le gambe, sedendosi sopra di me e mi afferrò i polsi, portandomeli di fianco al capo.
    Spalancai gli occhi e smisi di respirare per un secondo, preso alla sprovvista mentre il suo sguardo continuava a traversarmi da parte a parte, serio come non l'avevo mai visto.

    - C-che stai facendo? - balbettai, improvvisamente allerta.

    Lui continuò a scrutarmi, senza mollare la presa sulle mie braccia, nonostante io stessi debolmente cercando di liberarmi.

    Ancora scombussolato, mi ritrovai a non avere la forza di affrontarlo, e abbassai lo sguardo, voltandomi da un'altra parte e sentendomi nudo come un verme.

    Jonghyun si mosse contrariato dalla mia fuga dai suoi occhi.
    Ogni fibra del mio corpo si tese come una corda di violino.
    Strizzai gli occhi e mi morsi un labbro.

    - Io so cosa c'è che non va in te -, sussurrò all'improvviso.
    Il mio cuore accelerò.

    Una mano di Jonghyun lasciò andare il mio polso e le sue dita sfiorarono la mia guancia, facendomi rabbrividire sotto di lui.
    Sono sicuro che se ne accorse, perché per un istante si fermò, ma poi passò la mano sotto il mio mento e voltò il mio viso verso di sé.
    Il mio corpo era già tornato ad essere caldo.

    Il suo sguardo era assorto, quasi stesse cercando qualcosa di importante, e il suo pollice, ancora sotto il mio mento, sfiorava la mia pelle dolcemente, come se lo stesse facendo senza pensarci, senza rendersene realmente conto.

    Poi la sua mano si mosse ancora, senza che il dorso delle sue dita si scostasse dal mio viso. Sfiorò la guancia sinistra, poi la tempia.
    Deglutii un groppo.

    - C-cosa stai facendo? - riprovai, cercando di richiamare la sua attenzione, che sembrava essere volata altrove.

    Al contrario di quello che speravo, però, i suoi occhi passarono da qualcosa che doveva aver visto nei miei, alle mie labbra, che prese ad osservare con insistenza.

    Il mio cuore perse un battito quando la sua mano si mosse ancora e il suo pollice si posò sulle mie labbra, disegnandone lentamente il contorno.
    Le schiusi per dire qualcosa, per fermarlo, ma finii per umettare la sua pelle di saliva.

    I miei occhi saettarono nei suoi per un solo istante, e subito dopo serrai la bocca, sentendo il suo pollice umido indugiare ancora sulle mie labbra.

    - Vediamo se così riesco a rimediare… - sussurrò.
    Nel giro di un secondo, le sue mani furono in basso, e mi afferrarono la vita.
    Sgranai gli occhi e sentì una scossa elettrica percorrermi tutto il corpo, provocandomi il mal di testa.

    Mossi le braccia, allarmato, afferrando i suoi polsi per tenerlo fermo, qualsiasi cosa stesse cercando di fare, ma le mie mani tremavano e avevo paura che se si fosse mosso non sarei riuscito ad oppormi.

    E infatti non ci riuscii.

    Solo che lui non face quello che mi aspettavo.

    Jonghyun prese a farmi il solletico all’improvviso. Così inaspettatamente che dovetti mordermi il labbro dolorosamente per reprimere una lacerante voglia di ridere.

    - Yah! Via i denti da quelle labbra! – esclamò lui ridacchiando, continuando a torturarmi nei punti sensibili.
    - Ngh…! –

    Strizzai gli occhi, sconvolto da tutta la situazione, senza però riuscire ad evitare che gli angoli della mia bocca si alzassero. Quindi questo era il suo obbiettivo?
    Cosa stavo pensando?

    - Guarda, guarda! – esclamò eccitato come un bambino. – Stai ridendo, stai ridendo! –
    Scossi la testa negando, mantenendo serrate le labbra, e a singhiozzi repressi il suono della mia risata soffocata in gola.
    Jonghyun sorrise. – Sì, che stai ridendo! –
    E per dimostrarmelo rincarò la dose, andandomi a solleticare con una mano sotto un piede.

    Fu troppo anche per me.
    Nel giro di un secondo la stanza si riempì della mia risata, e Jonghyun esultò incredibilmente contento, continuando imperterrito a solleticarmi.

    - Kim Jong…! – Il mio rimprovero morì tra le risa, senza che riuscissi più a trattenermi.
    Cercai di difendermi con le braccia, ma Jonghyun afferrò entrambi i polsi con una mano e me le portò sopra il capo, sul cuscino. Le mie gambe erano bloccate dal suo corpo sopra il mio.
    Voltai il capo, cercando di nascondere il viso nel guanciale, in modo da soffocare la mia risata.

    - Yah, Kibum-ah! Aspetto questo momento da un anno, non azzardarti a nasconderti! –

    Le sue dita continuarono l’opera, solleticandomi ovunque e mi ritrovai ad urlarlecchiare di lasciarmi andare, ma più mi agitavo più le cose peggioravano. Finii quindi per arrendermi, ridendo e basta, così tanto che mi tornarono le lacrime agli occhi e la pancia cominciò a farmi davvero male.
    Kim Jonghyun non si fermò finché non fui completamente stremato e ansimante, e anche quando lo fece non mi lasciò andare, scrutandomi ancora, quasi stesse guardando qualcosa di estremamente interessante.

    - Avevo ragione -, disse.

    Respirai profondamente, schiarendomi la voce, senza riuscire a riassumere un’espressione consona. La mia faccia sembrava essersi paralizzata con gli angoli delle labbra all’insù.
    - Cosa?! – esclamai scocciato, ancora ridendo. Lui e le sue supposizioni! Perché i suoi metodi dovevano essere così... primitivi?!

    - Kim Kibum ha il sorriso più bello del mondo -.
    Le risate si smorzarono insieme al mio respiro.
    Jonghyun continuava a guardarmi con quello sguardo, assorto e ammaliato assieme, forse divertito, forse…
    - C-cosa? – sfiatai.

    Lui di tutta risposta arricciò il naso in una espressione buffissima, con le labbra sporgenti, che richiamò nuovamente la voglia di ridere – non ancora completamente assopita – e un sorriso.
    - Funziona, funziona! – Jonghyun si alzò, liberandomi, e si mise a saltellare per la stanza, quasi avesse vinto un premio al lotto. – Ma chi sono?! – esclamò a se stesso.

    Mi misi a sedere gemendo a causa della mia pancia dolente e lo guardai come se fosse pazzo, senza riuscire comunque ad evitare di risultare divertito da tutta la situazione.
    - Y-yah! – esclamai, cercando di assumere il tono più offeso possibile, senza ottenere grandi risultati.

    Jonghyun alzava e abbassava le braccia al cielo, in una strana danza che mi ricordava quella di qualche indiano, che avevo visto in chissà quale puntata di chissà quale anime, intento a pregare per la pioggia. Gli mancava il gonnellino di piume, poi sarebbe stato uguale.

    Fu difficile non ridere a quella considerazione.

    - Lo sapevo! – esclamò, continuando ad ignorarmi.
    - Jonghyun-ah! – lo richiamai, ormai sfinito. Mi faceva male dappertutto e lui continuava a farmi ridere, diamine!

    A quel punto tornò a guardarmi. – Yah! – e mi puntò un dito addosso. – Va bene la confidenza, Kibum-ah, ma sono pur sempre più grande di te! Un po’ di rispetto! – Ma stava ridendo.
    - Da come ti comporti non si direbbe proprio che sei uno hyung, hyung – e calcai appositamente sull’ultima parola, facendolo sorridere di più.
    - Te la faccio passare solo perché sei tu, chiaro? – riferì avvicinandosi.
    Alzai li occhi al cielo.
    - E perché oggi sono contento -, aggiunse molleggiandosi sul posto.

    Lo guardai alzare e abbassare le spalle senza parole.
    - Ma tu che vuoi esattamente da me? Stammi lontano, che sei inquietante -, risi.
    - Voglio vederti ridere, Kibum-ah! Non era chiaro? –
    - Yah, don sono stupido come te! Ti sto chiedendo perché -.
    - Perché Kibum-gun triste mi deprime -, rispose semplicemente. – E' giusto cercare di alzare il morale agli amici, no? -

    Lo disse così, con semplicità, come se mi avesse detto che in frigo mancava il latte, ma quelle parole mi si insinuarono dentro, avrei potuto giurare di sentirle strisciare...

    - A-amici? –
    Lui annuì vigorosamente. – Non si capisce? Non avevi detto di non essere stupido quanto me? – mi sfidò.
    Aprii la bocca per ribattere, punto sul vivo, ma riuscì ad esclamare solo un "Io non ti ho mai dato il permesso di essere mio amico!", che risultò pure piuttosto patetico.

    Lui di tutta risposta alzò le spalle. – Allora sarò il tuo migliore amico. Va meglio? –
    - Cosa?! Oh, davvero questo ragazzo! – esclamai incredulo.
    Lui sorrise. – Come tuo best friend d’ora in poi pretendo di vederti sorridere più spesso. Sei più bello quando sorridi, sai? –
    - La smetti di prendermi in giro?! –

    Jonghyun fermò il suo molleggiamento e inclinò la testa, guardandomi con un sorriso.
    – Ma io non sto scherzando -. La sua voce uscì dalle sue labbra con un tono così sincero che mi fece rabbrividire.

    Poi si avvicinò ancora, abbassandosi all’altezza del mio viso e guardandomi dritto negli occhi. – La devi smettere di guardare in bianco e nero, Kibum-ah -, disse. – Il mondo non è tutto contro di te -.
    - Credo di non seguirti –.
    - Allora lo vedi che sei stupido? –

    Lo picchiai su un braccio e lui rise, per poi portare le mani ai lati del mio viso e alzare la mia bocca con i pollici, obbligandomi a sorridere. Mugugnai lamentandomi e cercando di staccarmelo di dosso, ma Jonghyun era uno scimmione anche nella forza.

    - Basta questo e qualche grazie in più lo sai? – mi chiese allora.
    - ‘on sho a cosha ‘i ‘ifeishi -, cercai di rispondere.
    - Essere felici, stare bene con gli altri e conviverci. Gli amici, Kibum-ah -.
    Le mie proteste si bloccarono improvvisamente e i miei occhi si fissarono nei suoi.

    - Tutto il mondo potrebbe amarti solo per questo, Kibumie. Ti sei mai guardato allo specchio? Ti sei mai guardato mentre ridi? –

    Avete uno specchio in dormitorio?

    Sì, ma...

    Allora, alla prima occasione, fammi il favore di specchiarti. Anche se sarà più probabile che sia Kim Jongseok a fartelo capire...

    Jonghyun, nonna



    - Sembra che il tuo sorriso illumini tutto, lo sai questo? Prima era come se... Come se ti stessi guardando per la prima volta -.

    Era così antipatico che quando ci capitava di incontrarci per i corridoi della scuola avevo sempre l'impulso di prenderlo a pugni!

    E come avete finito per sposarvi?

    C'era una cosa che mi piaceva davvero di lui, Kibum-ah … Con quello era in grado di aprire il cuore di chiunque, sai? Per questo, nonostante il suo caratteraccio, quasi chiunque lo amava, compresa me.

    Da come ne parli, sembra che tu ti riferisca ad una chiave.

    Lo era.




    Nonna aveva sempre, maledettamente ragione.


    ♪♫♪♫♪



    Quella sera fu la sera che cambiò tutto.
    Ricordo perfettamente che quando Jonghyun aprì la porta della stanza, per poter uscire, Lee Jinki, Choi Minho e Lee Taemin caddero a terra uno sopra l’altro, e, senza nemmeno preoccuparsi di chiedere scusa per aver origliato senza vergogna, Taemin saltellò verso di me e mi abbracciò.
    Così, come se niente fosse, come se fossi suo fratello.
    Non si staccò finché Minho intervenne in mio aiuto e me lo scollò di dosso afferrandolo per la vita.

    Improvvisamente tutto sembrava essere diventato leggero, come se stessi galleggiando.
    Quando notai Lee Jinki ancora sulla porta timoroso di avvicinarsi, infatti, non riuscii a far altro che sorridere come uno stupido nella sua direzione. E mi stupì, perché Jonghyun aveva ragione: bastava.
    Lee Jinki mi sorrise di rimando e per la prima volta nella mia vita, in mezzo a quei quattro quasi-sconosciuti, mi sentii a casa.

    ♪♫♪♫♪



    Le cose da quel momento in poi proseguirono tutte in salita.
    Più il tempo passava più facilmente sembravo riuscirmi ad aprire con i miei compagni, tanto che cominciai a farmi una certa fama anche in mezzo agli altri trainers che incontravamo una volta ogni tanto.
    “Porti allegria e sei socievole”, così mi aveva detto una volta Kim Ha Byul e io mi ero sentito pieno fino all'orlo d'orgoglio. "Sei cambiato, Kibum-ah".
    E adesso lo potevo vedere anch'io.

    La mattina andavamo a scuola, il pomeriggio, fino a tarda sera, era dedicato agli allenamenti.
    La nostra vita proseguì così per quasi due anni e il tempo sembrò volare, mentre il nostro rapporto si faceva più stretto, più forte, tanto da farmi dimenticare tutto il resto, tutta la mia vita prima di quel giorno. Come se fossi rinato dalle ceneri, come una fenice.

    Quando mi chiesero di scegliere un nome d’arte poco prima del debutto non esitai un istante.
    E quell'altra persona che ero diventato ebbe finalmente un nome.
    Divenni Key.
    Divenni io stesso la chiave.
    Per tutti coloro che fossero stati disposti ad aprirsi.

    ♪♫♪♫♪



    - Nunan nomu yeppo ~ -.
    Come suo solito Jonghyun canticchiava, ascoltando la nostra nuova registrazione all’Mp3 e muovendo la testa a ritmo, in piedi accanto a me; Taemin, invece, a pancia in giù sul pavimento del salotto e una matita in bocca, cercava di risolvere da una buona mezz’ora un problema di matematica che sembrava gli stesse dando alla testa; Minho si stava godendo una partita di calcio in TV, e Onew – questo era il nuovo nome di Jinki-hyung – se ne stava mezzo addormentato accanto a lui, cercando di tenere gli occhi aperti, con scarsi risultati.

    Finii di lavare i piatti, e mi asciugai il sudore dalla fronte.

    Avevamo dei turni precisi per preparare la cena e la colazione – dato che il pranzo lo consumavamo a scuola -, per rifare i letti e pulire. Ognuno di noi, ogni giorno, aveva il suo compito, e quella sera lavare i piatti era toccato a me.

    - Adoro questa canzone! – esclamò Jonghyun all’improvviso, e io mi voltai verso di lui levandomi i guanti e guardandolo storto.
    - La smetti di sentirti figo riascoltandoti? –
    - Ma dai, ammettilo! Questa registrazione è fantastica! –

    Alzai gli occhi al cielo e mi spostai finalmente dalla cucina, dirigendomi verso Taemin, con l’intento di provare ad aiutarlo. Jonghyun mi seguii trotterellando e facendo qualche passo della coreografia, mentre la canzone continuava a suonare nelle sue orecchie - e anche nelle nostre, dato che la stava ascoltando a tutto volume.

    Mi sedetti a gambe incrociate accanto a Taemin e lui mi guardò così frustrato da essere quasi sull’orlo del pianto. Risi scuotendo la testa e gli misi una mano sulla nuca, per poi afferrare il suo libro di testo e leggere il problema in questione.
    Non fu per niente difficile da risolvere, e il maknae stette un minuto intero a ringraziarmi.

    - Su forza, tutti a dormire! – esclamai quando riuscii a farlo smettere. – Hyung, vedo la tua testa staccarsi, talmente tanto sembra pesare! -
    Onew sbatté le palpebre confuso e mugugnò qualcosa di incomprensibile, mentre Jonghyun e Minho mi ignorarono completamente continuando con quello che stavano facendo.
    L’unico contento di filare in camera da letto fu Taemin, che ci arrivò pure saltellando.

    - YAH! – urlai.
    Onew si svegliò di colpo e si alzò spalancando gli occhi.
    – Signor sì signore! – esclamò, ma al primo passo verso la camera scivolò, ritrovandosi per metà addosso a Minho.
    - Hyung! – si lamentò lui.
    - Ed ecco che si ripresenta l’Onew condition -, ridacchiò Jonghyun.
    Quello che chiamavano il nostro Leader si rialzò e scusandosi con tutti con un inchino filò via.

    Ne rimanevano solo due.
    Possibile che fosse sempre così difficile?

    Senza volerlo col tempo avevo assunto il ruolo della mamma all’interno del gruppo.
    Non ero nemmeno il più grande, ma tutti dicevano che mi lamentavo come una donna in piena fase mestruale e che mi prendevo cura di Taemin in modo troppo amorevole. Così ora mi toccava il compito ingrato di mandare tutti a letto ad un certo orario, controllare che non sgattaiolassero chissà dove e pure preparare da mangiare! Cose rigorosamente sane, ovviamente. Anche se non ero tanto sicuro che la mia cucina fosse effettivamente salutare. Sapevo cucinare tre piatti in croce - rigorosamente italiani - e in modo molto, molto approssimativo.
    In teoria avevamo i turni anche per la cucina, ma nella pratica spiccia, a parte me e Onew nessuno sapeva mettere mani ai fornelli, per cui mi ero dovuto arrangiare, per evitare di mangiare Ramyon tutto l'anno.

    - Minho-ya -, lo richiamai, mentre lui ancora fissava lo schermo, dove una banda di idioti inseguiva un pallone.
    - Un minuto, è quasi finita -, rispose.
    Guardai i la TV scoprendo in realtà che mancava più di mezz’ora. – Yah! Mi prendi anche in giro?! Corri, altrimenti uso la padella! – lo minacciai. Una volta l’avevo fatto, mentre giocava ai videogames. Avevo staccato la spina e estratto una padella, pronto a colpire, finché lui non era sparito sotto le coperte.
    - Okay, okay, vado! –
    Sorrisi soddisfatto mentre lo vedevo sparire dietro la porta. – E aiuta Taemin a coprirsi! E’ la seconda volta che si prende la febbre questo mese! –
    - Nehhhhh -, rispose scocciato. La porta si chiuse alle sue spalle.

    Spensi la TV e guardai Jonghyun, che era sempre l’ultimo e quello che mi faceva penare di più.

    - Jonghyun-ah -. Per quanto tempo fosse passato, continuavo a non chiamarlo hyung. Non mi veniva naturale. Lui era Jonghyun e basta, con la sua testa bacata e il suo sorriso idiota.
    - Key-sshi – Lui invece si divertiva a prendermi in giro. – Sei sicuro di non essere una donna? – mi domandò, puntandomi addosso l’Mp3 e ridacchiando.

    Alzai gli occhi al cielo. – Perché a quest’ora ti devi sempre comportare come un vecchio maniaco ubriaco, eh? – ribattei. Superato un certo orario Jonghyun cominciava davvero a dire cose senza senso.
    - E tu perché ti comporti da donna? –
    - Yah! Io non mi comporto da donna! – esclamai sconvolto. – Siete voi che mi trattate come una schiava d’Egitto! –

    Jonghyun alzò le spalle e mi guardò dritto dritto negli occhi, con un sorrisetto sghembo. – Nunan nomu yeppo ~ -, soffiò.
    Ridacchiai nervosamente.
    - Primo non sono una ragazza e secondo non sono più grande di te, quindi vedi di recuperare i tuoi sensi e vai a dormire, che come tuo solito stai delirando -.
    Jonghyun sbuffò. – Non sto delirando, mi diverto a vedere come cambia l’espressione della tua faccia -, sorrise sornione.
    - Con la scusa che sei il mio migliore amico ti prendi troppe libertà, tu -.

    - Sarà. Comunque hai sentito ajusshi, no? –
    - Ajusshi? – domandai confuso.
    - Domani ci deve dare le indicazioni prima del nostro debutto -, rispose.
    - Ah, sì. Quindi? –
    - Quindi probabilmente si parlerà anche di quello -. Il suo sorrisetto e le sue sopracciglia che si muovevano su e giù erano inquietanti.
    - Ti stai riferendo al fan service, vero? – Jonghyun, da quando sapeva avremmo debuttato, sembrava esserne ossessionato!
    - Bingo! –
    - Perché sei così eccitato all’idea? Io proprio non ti capsico. Noi ci sfioriamo, le fan urlano. Che c’è di divertente? –
    Jonghyun si alzò e mi mise un braccio attorno alle spalle, guardandomi tutto contento e puntandomi un dito sulla fronte. – La tua faccia, Kibum-ah. La tua faccia è divertente -.
    E io mi chiesi davvero cosa diamine ci vedesse.








    Note: Okay, questo capitolo mi fa tipo schifo, ma non ho più voglia di leggerlo e tentare di sistemarlo, per cui accontentatevi .-. x'D
    Beh, alla fine dove siamo arrivati?
    Il tempo va avanti, eh? u.ù
    In realtà all'inizio del capitolo stavo calcando un po' troppo la mano - perché voglio arrivare al nocciolo della situazione *piange* -, ma poi sono dovuta tornare sulla terra e ricordarmi che non è il momento di scrivere cose non consone x'D
    Pensavo pure di aver scritto tanto, ma alla fine eccetto la prima parte me la sono sbrigata con poco, per cui è venuto normalissimo o.o Va beh, insomma, si fa quel che si può D:
    Mi resta da dire una cosa, anche se credo l'abbiate capito da sole: il bello comincia adesso u.u
     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
    사랑해, 바보 ♥


    Group
    DaBoss
    Posts
    9,725

    Status
    Offline

    Capitolo #6
    Tenersi stretta la propria innocenza




    - Okay, ora è rimasta solo una cosa di cui parlare -.

    Kim Ha Byul lanciò uno sguardo a tutti noi, seduti attorno al tavolo del suo ufficio all’S.M. Entertaiment. Non era la prima volta che entravamo nell’edificio centro della nostra casa discografica, ma ogni volta che camminavamo per quei corridoi ci sentivamo piccoli e sperduti.
    L’ufficio del nostro menager, d’altro canto, non era grandissimo, ma aveva una parete completamente vetrata che dava l’impressione di essere sospesi per aria: si trovava al quattordicesimo piano.
    Sicuramente era riconoscibilissimo. Come la sua stanzetta alla sala prove, anche quell’ufficio era pieno di piante grasse di tutti i tipi. Davvero, mi chiedevo che razza di strana passione fosse.

    Con la coda dell’occhio vidi Jonghyun accennare un sorriso, seduto tra Onew e Minho, che a sua volta sedeva accanto a me. Alla mia sinistra Taemin guardava curioso il nostro menager.

    - Credo che qui dentro sappiate tutti che fare l’idol non significa solo cantare e ballare -, proseguì ajusshi.
    Tutti noi annuimmo.
    - Eccetto i variety show, a cui comunque non vi faremo partecipare subito, c’è un’altra questione che riguarda quello che fra poco diventerà il vostro mondo. Sapete tutti di cosa parlo se dico fan service, ne sono sicuro –. Nessuno disse niente, e Kim Ha Byul prese il nostro silenzio come un assenso, per poi voltarsi verso il più piccolo di noi. – Taemin-ah? – domandò per sicurezza.
    Il maknae annuì, rispondendo con un “Neh” più convinto di quanto avrei mai potuto aspettarmi.

    - Bene -, riprese quindi ajusshi. – Sappiate che parlerò adesso e non lo ripeterò mai più, per cui statemi bene a sentire -.
    La sua espressione era così seria che mi domandai davvero cosa ci fosse di così complicato in questa faccenda. Solo a me sembrava qualcosa di irrilevante?
    - Il fan service è lavoro. Questo significa che verrete pagati per farlo e che fa parte dei vostri obblighi. Non è qualcosa che potete decidere di fare se vi và; siete tenuti a farlo ad ogni occasione. Questo non significa che ogni volta dovrete pensare “Oddio, non ho ancora sfiorato Minho-hyung, la SM mi licenzierà” -.
    Vidi Minho arrossire, sentendosi preso in causa.
    - Le fan vedono fan service anche quando voi non state facendo assolutamente nulla di diverso dal solito. La cosa fondamentale è essere amichevoli tra di voi. Se vi odiate e volete scannarvi, lo fate in dormitorio, ma davanti alle telecamere siete tenuti a mantenere sempre una bella atmosfera tra di voi, qualcosa che possa essere scambiato per dolce -, fece una pausa controllando le nostre espressioni, poi proseguì. – Avete però la libertà di decidere quanto a fondo spingervi. Volete usare le parole? I gesti? Entrambe le cose? Avete carta bianca. Vi assicuro che resta più facile farlo che dirlo, comunque. Il fan service davanti alle telecamere non è mai stato un problema per nessuno -.
    Il fatto che avesse sottolineato “davanti alle telecamere” in quel modo, mi fece capire che no, il discorso non era finito.

    - Ma ripeto, e farete bene a tenerlo bene a mente: il fan service è lavoro. Non è un gioco. Questo significa che la professionalità è la prima cosa che vi viene richiesta. Potete arrivare addirittura a baciarvi di fronte alla telcamera senza che nessuno venga a fermarvi. Ma… - Quel “Ma” fece quasi paura. – … lavoro e vita privata sono due cose diverse. Avete firmato il contratto, quindi dovreste aver letto quella clausola: “Relazioni sentimentali sono severamente proibite se non approvate dal menagment” -.

    Tutti noi annuimmo, senza capire dove volesse arrivare, anche se purtroppo cominciavo ad avere la sensazione di aver compreso quale fosse il problema.
    - Sappiate che questo si riferiva più a relazioni interne che esterne -.
    - Interne? – fui io a parlare, ma non so nemmeno perché lo domandai: avevo già capito.
    - Interne -, ripeté Kim Ha Byul. – Avete idea di quanti gruppi di idol si siano sciolti per questo motivo? Non che la SM abbia permesso ad informazioni simili di trapelare, ma questa, è appurato, è stata ed è ancora oggi la maggior causa di scioglimenti delle band -.

    - Credo di non capire -, intervenne Onew.
    Ajusshi si voltò verso di lui. – Tu sei il più grande e forse non ti troverai ad affrontare questo problema, ma parliamo invece del più piccolo -. Vidi Taemin irrigidirsi quando Kim Ha Byul si voltò verso di lui. – Probabilmente non ha ancora cominciato a pensarci, ma ci penserà, e a quel punto non avrà altro che i suoi compagni accanto. Nessun’altro. Voi quattro ventiquattrore su ventiquattro. Niente privacy, solo i suoi hyung. Sono sicuro che capite senza che vi stia a spiegare i particolari -.
    Continuammo a mantenere il silenzio, anche se Taemin ci guardava spaesato, completamente ignaro del discorso. In quel momento mi venne tanta voglia di prenderlo e portarlo via, per proteggerlo.
    - Ho visto più ragazzi di quanti possiate immaginare finire per fare del fan service una malattia, un gioco eccitante. Quello che la SM vi chiede, non è non giocare, se vi può far piacere, ma non innamorarvi -.

    Kim Ha Byul sospirò come se fosse sfinito e tornò a guardarci con un’espressione diversa, quasi sofferta.
    - E’ il lavoro più ingrato, ma avete un’immagine da mantenere. Se qualcuno di voi amasse più i ragazzi delle ragazze, vi sarebbe assolutamente vietato confessarlo alla stampa. A nessuno di qui interessa la vostra inclinazione sessuale: qui interessano i soldi. Le ragazze non pagano per vedere qualcuno che non possono nemmeno sperare di avere -.

    - M-ma nessuno di noi è… - tentò di intervenire Onew, piuttosto imbarazzato e confuso.
    Kim Ha Byul scosse la testa. – Conosco questo mondo, ragazzi. Ci lavoro da trent’anni, ormai. So come vanno le cose, soprattutto quando si ha la vostra età. Quello che vi chiedo, ed è davvero un consiglio che vi do come fratello maggiore, è proprio di non rimetterci il cuore. Mai. Non a causa del fan service, almeno. Nel novantanove percento dei casi, tutto finirà per spezzasi irrimediabilmente -.
    Qualcosa nella sua voce mi disse che dovevo credergli. Che sapeva di cosa stava parlando.

    Tutti quanti annuimmo, un po’ confusi da tutto il discorso, e potei scorgere anche Jonghyun, che sembrava così eccitato dall’idea, con la fronte aggrottata, sovrappensiero, come se stesse soppesando ogni parola, o non avesse ancora recepito chiaramente il messaggio.
    D’altro canto potevo vedere Onew e Minho più rilassati, convinti, forse, che la cosa non li riguardasse, mentre Taemin continuava ad avere un’espressione persa: doveva aver capito solo a metà.
    Io…
    Io non pensavo e basta.

    ♪♫♪♫♪



    - Ajusshi faceva quasi paura -, Jonghyun rabbrividì, mentre uscivamo dall’edificio per tornare al nostro dormitorio.

    - Qualcuno mi può spiegare di cosa stava parlando? – domandò Taemin innocentemente e vidi tutti voltarsi verso di me, come a dire “Sei la mamma, glielo spieghi tu”.

    Presi sottobraccio il nostro maknae e gli scompigliai i capelli distraendolo dal discorso. – Nulla che ti serva sapere adesso -, risposi messo alle strette.
    - E quando lo saprò? –
    Sentii gli altri tre tossicchiare e lanciai loro un’occhiataccia.
    - Mantieni la tua innocenza finché puoi, Taeminie, potresti pentirti di avermelo chiesto -.
    - Ma, hyung! – protestò lui.
    - Oh, Taemin-ah, chiedilo a Onew-hyung. Lui è il più grande, è più esperto in queste cose! – esclamai, scaricando bellamente il bidone.

    Il ragazzino si voltò verso il nostro leader che d’altro canto era diventato uno stoccafisso. – Come sarebbe a dire che io ne so di più?! – esclamò sconvolto, ma Taemin era già accanto a lui, che lo fissava con grandi occhi speranzosi.
    – Ecco, prenditi le tue responsabilità di leader -, ridacchiai.
    - Ma sei tu la mamma! – protestò.
    - Si vede che tu farai il papà -, risposi soltanto, alzando le spalle. – E’ normale che i maschietti chiedano al papà queste cose -.

    Jonghyun mi diede il cinque, mentre Onew mi malediceva.
    Minho ridacchiava con una mano davanti alla bocca, seguendoci in silenzio.

    - Allora? – insisté Taemin.
    Hyung lo guardò disperato, cercando di dire qualcosa. Era così impegnato a cercare di dare una risposta a Taemin che non si accorse dello scalino di fronte a lui, finendo per scivolarci e farsi mezza scalinata col sedere.
    - Hyung! – esclamammo tutti assieme.
    Quando Onew riuscì a fermare la sua discesa, si appoggiò alle scale con la schiena praticamente ululando. – Ah, fa male! – Eppure rideva. Come sempre.

    Accorremmo tutti vicino a lui, senza riuscire a trattenere le risate. Onew si rotolava da destra a sinistra, tenendo una mano sul suo sedere e lamentandosi che il suo osso sacro doveva essere andato distrutto.
    - Taemin-ah, papà è ferito gravemente -, disse solenne. – Dovrai chiedere a qualcun altro finché non si sarà rimesso -.
    - Hya! – esclamò Jonghyun ridendo. – L’hai fatto apposta, ammettilo! –
    Ma Onew si limitò a sorridere ampiamente, ripetendo la nostra frase tipica: - Qualsiasi cosa faccia, si tratta dell’Onew Condition! –
    E Taemin rimase senza risposte.

    ♪♫♪♫♪



    Uscii dal camerino, sistemandomi alla meno peggio la canottiera blu, che portavo sopra ad un’altra nera, e cercai con lo sguardo gli altri, che già cambiati e truccati – ero il più lungo in queste cose – si erano già allontanati e guardavano incuriositi il set del nostro video.

    La truccatrice mi raggiunse scocciata dalla mia lentezza e mi mise di fronte ad uno specchio, cominciando immediatamente a lavorare di mani e pennelli.

    Guardai il mio riflesso un po’ spaesato.
    Mi avevano appena tagliato i capelli, giusto prima di cambiarmi: sembravo una persona completamente diversa.
    Il mio nero naturale aveva lasciato il posto ad un bruno più dolce, e un ciuffo mi copriva l’occhio destro, dando un aspetto diverso al mio viso, che sembrava aver improvvisamente assunto una forma migliore.
    Solo poco tempo prima soffrivo di chili di troppo e di pettinature oscene, ma ora, dopo una seduta da un vero parrucchiere e anni di allenamenti, il mio viso era diventato affilato, le guanciotte erano sparite lasciando spazio a degli eleganti zigomi alti, che mi davano un aspetto più delicato, insieme alla pelle più bianca e alle labbra piene che nuna si stava preoccupando di colorarmi leggermente di rosa.
    Improvvisamente sembravo… bello.

    Quando nuna finì di truccarmi e sistemarmi i capelli, potei finalmente alzarmi per raggiungere gli altri.
    Mi avvicinai silenziosamente, alle loro spalle, e per farmi notare decisi di poggiare la testa su una spalla di Jonghyun, che immediatamente fece un salto e si voltò spaventato, seguito da tutti gli altri.
    Mi aspettavo un “Kibum-ah, mi hai spaventato!”, e invece lui non disse nulla.
    Guardai i miei compagni fissarmi come se avessero visto un fantasma.

    - Che c’è? Non avete mai visto un bel ragazzo in vita vostra? – domandai sogghignando.
    - H-hyung? – domandò sconvolto Taemin.
    - L’onnipotente Key, prego -, risposi ridacchiando alla loro reazione.
    - Wow -, rispose il maknae, che sembrava aver invece litigato da parrucchiere, finendo per risolvere mettendosi una scodella in testa e tagliando alla bell’e meglio con delle forbici trovate in qualche posto.

    - Dov’è il mio amico? – domandò sconvolto Jonghyun, spostandomi e guardando dietro la mia schiena, come se stessi nascondendo qualcuno lì. – Dov’è il nostro Kibum? –
    Me lo scollai di dosso, guardandolo negli occhi e puntandomi un dito al viso. – Proprio qui. E’ inutile che cerchi in giro -.

    Colsi il pomo d’Adamo di Jonghyun abbassarsi e tornare su e le sue labbra si schiusero per dire qualcosa, ma lo interruppi ridacchiando.

    - Forse adesso ho capito cosa intendevi quando dicevi che la mia faccia era divertente. In questo momento la tua è davvero impagabile -.

    Kim Jonghyun si voltò verso gli altri tre guardandoli sconvolto. – Perché esattamente noi non siamo cambiati di una virgola e lui non sembra nemmeno più lui?! – esclamò. – Cioè, Taemin-gun è un fungo, hyung ha sempre la sua faccia da ebete, a Minho-gun hanno tagliato la frangia così corta non riesce a prendere quei due peli nemmeno tra le dita, e io sono identico. Perché lui è diventato figo e noi no?! –
    Avrei tanto voluto avere una macchina fotografica in quel momento.

    ♪♫♪♫♪



    Debuttammo il venticinque maggio dello stesso anno.
    Fu la prima volta che ballammo e cantammo di fronte alla telecamera con la consapevolezza che saremmo stati trasmessi nazionalmente, che tutta la Corea del Sud avrebbe potuto accendere la TV e vederci.

    Sentimmo per la prima volta urlare per noi, anche se ancora nessuno ci conosceva davvero e l’audience era solo stata preparata per farlo.
    Fu una sensazione completamente nuova.

    Il nostro manager ci aveva dato tutte le istruzioni, dal non perdere mai di vista la telecamera, al sorridere e andare avanti anche se avessimo sbagliato, ma l’agitazione si era impadronita di ognuno di noi.
    Solo una volta sul palco era scomparso tutto, come se ci fosse stato un blackout.
    Eravamo lì, ballando una canzone che avevamo provato mille mila volte, cantandola e amandola, per presentarci al mondo intero, ma non sembrava reale. Potrei dire di non ricordarmi nemmeno di aver pensato ai passi o alle parole, o di aver notato qualche particolare nella stanza. Solo… finì prima che potessi rendermene conto. Così, all’improvviso, avevamo debuttato. Eravamo ufficialmente un gruppo pronto per entrare a far parte del mercato musicale.

    Di quel giorno ricordo probabilmente solo il sorriso ebete sulle nostre facce.

    ♪♫♪♫♪



    Jonghyun lo fece ancora. Un’altra maledettissima volta. Ormai era un tic.
    Mi accarezzò una guancia e seguii la linea del mio viso verso il collo con una mano, guardandomi come se fossi un alieno.

    Scostai la sua mano schiaffeggiandola e lui mugugnò contrariato, rimettendosi composto in auto.
    Stavamo tornando in dormitorio dopo l’ennesima esibizione, e io, Jonghyun e un addormentato Taemin ce ne stavamo nei sedili in fondo al furgoncino; davanti a noi Onew parlava con Kim Ha Byul, e Minho ascoltava della musica con le auricolari, guardando stanco fuori dalla finestra.
    La shedule dopo il debutto ci stava succhiando via tutte le energie.
    Per quanto fossimo contenti, non eravamo abituati a tenere un ritmo simile. Scuola, lavoro, allenamenti e compiti erano troppo per tutti.

    - Perché non puoi startene fermo come fai quando c’è la telecamera? – si lamentò Jonghyun.
    Sospirai. – Il lavoro è il lavoro, ricordi? –
    Lui mi guardò aggrottando la fronte. – Siamo migliori amici anche nella vita reale, mi pare -, argomentò.
    - Ti piace così tanto toccare la mia faccia? –
    - Sì -, rispose convinto Jonghyun. - Mi rilassa -.
    Lo guardai male. – Hai uno strano modo di rilassarti -.
    Lui alzò le spalle. – Mi piace accarezzare le cose -.
    - Comprati un cane -, ribattei.
    - Ce l’ho già -, rispose sconsolato lui. – Il mio piccolo Roo si sentirà sicuramente solo senza di me -.
    - Per me sta facendo festa -.
    - Hya! – esclamò. – Lui è il mio cucciolo e mi vuole bene! Non si chiama onnipotente Key! –
    - Io non sono un cane. Non voglio bene incondizionatamente anche agli stupidi -.
    - Però sono il tuo migliore amico -, ribatté con sorrisetto compiaciuto. – E se ti facessi coccolare in silenzio cambieresti idea. Stai crollando dal sonno, è inutile che neghi -.

    Sospirai e mi appoggiai meglio al sedile, allungando un po’ le gambe. In effetti ero stanco morto, e non vedevo l’ora di essere a letto. Peccato che al dormitorio sembrasse mancare ancora un sacco di tempo: quel giorno eravamo andati dall’altra parte della città e ora eravamo imbucati nel traffico.

    Non per nulla Taemin era crollato appena si era seduto.
    Accoccolato nell’angolo, respirava piano, e le sue ciglia tremolavano un poco, segno che stava sognando qualcosa.

    Chiusi gli occhi, deciso a seguire l’esempio del maknae, ignorando quindi lo scimmione accanto a me che continuava a fare quello che gli pareva con la scusa di essere il mio migliore amico, ma prima che potessi anche solo provare ad addormentarmi sentii una mano afferrarmi il collo e trascinarmi giù.

    Aprii gli occhi, ritrovandomi con il capo poggiato sulle gambe di Jonghyun, che prese delicatamente ad accarezzarmi i capelli, in un lento movimento che mi fece perdere la ragione nel giro di un minuto.
    Avrei potuto dire qualcosa, lamentarmi, ma aveva ragione lui: farsi coccolare in silenzio era piacevole.

    In poco tempo le mie palpebre cominciarono a sbattere più piano, gli occhi a chiudersi, finché mi abbandonai completamente, addormentandomi.

    ♪♫♪♫♪



    Una notte di tre mesi dopo, appena finito di girare SHINee Yunhanam, mi svegliai infastidito da un rumore strano.
    Mi rigirai nel letto, cercando di ignorarlo e riprendere sonno, ma ben preso mi resi conto che non era un rumore qualsiasi: qualcuno stava piangendo.

    Mi misi a sedere passandomi una mano sugli occhi, cercando di focalizzare le persone che dormivano con me, mettendoci un minuto buono.

    Non fu difficile stabilire chi fosse la persona che stava piangendo, fu il primo che guardai.
    Taemin mordeva la zampa del suo peluche, nel tentativo di non fare rumore, ma le mie orecchie erano troppo sensibili: io sentivo tutto.
    Aveva gli occhi aperti e guardava nel vuoto, qualche volta il suo corpo si muoveva scosso da un singhiozzo.

    Rimasi a fissarlo per qualche tempo, indeciso se raggiungerlo o no, ma poi il mio lato protettivo nei suoi confronti prevalse, e scostai le coperte, cercando di essere il più silenzioso possibile mentre scendevo passando per il letto di Onew.
    Non che gli altri si sarebbero svegliati. Erano così stanchi che nemmeno se fosse esplosa una bomba avrebbero mosso un dito.

    Raggiunsi presto il letto di Taemin, e gli posai la mano su una gamba, per richiamare la sua attenzione.
    Lo sentii trattenere il respiro e il suo corpo tremò, poi si voltò con gli occhi spalancati verso di me.
    Quando mi vide lasciò andare la zampa del povero peluche e si asciugò in fretta e furia le lacrime, scansandosi dal mio tocco.

    - Esci con me -, ordinai con un sussurro, poi uscii dalla stanza, dirigendomi verso la cucina e versando dell’acqua in un bicchiere.

    Taemin uscì poco dopo e corse verso il divano, abbracciandosi le gambe con le braccia e poggiando il mento sulle ginocchia. La sua espressione era strana. Era chiaro che non volesse essere lì.

    Gli portai l’acqua e lui prese il bicchiere con mano tremante, ringraziando con un soffio e bevendo giusto un sorso.

    Mi sedetti accanto a lui, e lo vidi mettere spazio tra di noi, spostandosi impercettibilmente.
    Lo guardai confuso, notando che aveva la fronte sudata.
    Era forse malato?

    - Ti senti bene? – gli domandai apprensivo. – Non hai un bel colorito -, notai, avvicinando una mano per posarla sulla sua fronte, ma lui mi fermò.
    - S-sto bene -, rispose, ma Taemin non era mai stato bravo a mentire.

    Riportai la mia mano al suo posto e aggrottai la fronte. – Vuoi parlarne? – riprovai.
    Vidi i suoi occhi farsi di nuovo lucidi e mi venne voglia di abbracciarlo, ma mi trattenni. Cosa aveva che non andava?
    Ultimamente il nostro rapporto era diventato diverso. Taemin si ribellava più spesso, e mi chiesi se mi avrebbe riferito il problema oppure no.

    - Hyung… - cominciò flebilmente.
    - Ti ascolto -, risposi.
    - Ti… ti è mai capitato di fare sogni strani…? – soffiò, guardandomi nascosto per metà dietro le sue ginocchia.
    - Strani in che senso? Incubi? –
    - No… cioè, sì? Non lo so -, rispose tra il frustrato e lo sconsolato.
    - Come sarebbe a dire che non lo sai? Eri spaventato nel sogno? –
    - U-un po’, sì –
    - Allora era un incubo -, sentenziai. E con questo si spiegava anche il suo colorito e il suo pianto.
    - M-ma… -, ricominciò titubante. – Era anche bello… - sussurrò, tanto che feci fatica a sentirlo.

    - Credo di non seguirti, Taemin-ah. Cosa hai sognato? –
    - Continuo a fare lo stesso sogno da giorni -, cercò di spiegare. – E… e tutte le volte che mi sveglio… -
    Taemin mi guardò implorante, come se sperasse che capissi da solo. Ma non capii, e il maknae si vide costretto a proseguire.
    - Succede questo… - soffiò, poi lasciò andare le gambe.

    Lo guardai confuso per qualche secondo, fino a che notai una leggera protuberanza sotto i larghi pantaloni del pigiama.
    - Oh -. Fu l’unica cosa che riuscii ad articolare.

    Taemin si riportò furiosamente le gambe al petto, nascondendosi di nuovo, imbarazzato a morte, e io mi resi conto di dover dire qualcosa di rassicurante. Ero pur sempre un suo hyung, no?
    - T-tu… E’ normale, Taeminie… - provai. – E’ l’età. Non devi vergognarti -.
    - Non so cosa devo fare, hyung… - sussurrò frustrato.

    Improvvisamente fui preso dal panico. In realtà non ero un grande esperto, anzi. A dir la verità in quel campo dovevo essere anni luce più indietro di Taemin. Non avevo mai fatto un sogno di quel tipo in vita mia, per cui non avevo mai dovuto nemmeno affrontare il problema. Ero più grande di lui solo sulla carta d’identità.
    Cercai di dire qualcosa, ma credevo proprio di non avere la soluzione per lui.

    - Credi che se facessi quello che faccio nel mio sogno passerebbe? – propose in un soffio.
    Lo guardai spaesato. Forse? Non ne avevo idea.
    - P-puoi provare -, risposi indeciso. – Non penso che… - ma non seppi come concludere la frase.

    Come hyung dovevo fare piuttosto schifo in quel momento. Mi domandai se non fosse stato meglio aspettare che qualcun altro si svegliasse al posto mio e aiutasse in modo concreto Taemin.
    - Davvero…? – domandò piano.
    Annuii, cercando di sembrare più convinto.

    Certo non mi rendevo davvero conto di quello che gli stavo dicendo; tant’è che quando si mosse per avvicinarsi a me pensai volesse abbracciarmi e ringraziarmi come faceva sempre.
    Ma non fu così.
    Taemin fece qualcosa di inaspettato.
    Taemin posò innocentemente le labbra sulle mie.






    Note: Vorrei dire tante, tantissime cose, ma so che sparerei solo un mare di baggianate D:
    So che sembra di essere in un altro mondo ;A; Sto saltando troppo velocemente da un episodio all'altro, secondo voi? ò_ò Ad ogni modo questo capitolo è "di passaggio", se vogliamo chiamarlo così. Tutto quello che c'è scritto servirà soprattutto prossimamente. Ma so che a voi non interessa niente di tutto questo, dopo aver letto l'ultima frase x'D
    Spero che non siate troppo sconvolte, ma pensavo a questa scena da secoli e, purtroppo per voi, sono una TaeKey shipper U_U Non voglio anticiparvi nulla, né sulle crisi esistenziali del povero Taeminie, né sulla reazione di Key in proposito, anche se so che questo potrebbe causare una fuga di massa da questo topic delle mie lettrici D:
    Vi aspettavate il 2Min o l'OnTae, lo so, lo so *pat-patta tutte* Vi darò quello che volete? Non ve lo sarò? Mah! U______U
    Comunque per quanto riguarda il loro "rapporto che cambia" mi sono riferita all'episodio di Yunhanam dove diceva: "Key umma nags at me a lot these days. I'm getting tired of it. He doesn't seem like the umma anymore. I was getting so tired, so I started acting like a bad boy", ovvero il settimo (:
    Detto ciò, e appurato che il capitolo mi fa schifio tanto quanto il precedente - se non di più -, volevo dire a Eli che si è sentita la sua mancanza D:
    Rispondo al tuo commento il più presto possibile, tesoro! >www<
    Spudoratamente sincere nei vostri commenti, please! cwc
     
    .
  8.  
    .
    Avatar

    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
    사랑해, 바보 ♥


    Group
    DaBoss
    Posts
    9,725

    Status
    Offline

    Capitolo #7
    L'altro metodo



    Poggia le mani sulle spalle di Taemin, e lo scostai da me con delicatezza.
    Il ragazzino mi guardò spaesato, una scusa sulle labbra, ma io scossi la testa e portai la sua sul mio petto, abbracciandolo.
    Taemin squittì, ma non protestò e mi lasciò fare.

    Sospirai tremulo, con le mani che tremavano mentre gli accarezzavo i capelli.

    Il mio primo bacio rubato da Taemin. Fantastico.

    - Stupido, Taeminie - sussurrai. - Stupido, stupido, stupidissimo Taeminie. Sarebbe questo che sogni? -
    Il maknae gemette, colpito e affondato.

    Sospirai una seconda volta, incapace di trovare qualcosa da dire.
    Taemin mi sembrava solo troppo spaventato per infierire urlando a destra e manca che - Cristo l'aveva fatto davvero! - si era portato via il mio primo bacio.
    E forse potevo sembrare una ragazzina in piena crisi ormonale, ma avevo voglia di spezzargli le braccine per questo.
    Solo che Taemin era Taemin, e io gli volevo troppo bene. Anche se non l'avrei mai ammesso.

    - Hyung... - La sua voce era così flebile che pensai di essermelo sognato.
    - Cosa? - domandai, sperando che lui avesse più da dire di me.
    - Scusa -, soffiò, e dicendolo strinse la mia maglia tra le mani. - Non è vero che è qualche giorno -, continuò sofferente. - Sono mesi ormai -.

    Spalancai gli occhi. Mesi?
    Taemin nascose ancora di più il viso, spingendosi contro il mio petto, dove improvvisamente sentii bagnato.

    - T-taeminie... -
    - Non volevo parlarvene, pensavo sarebbe passato -. La sua voce si spezzò. - Invece è peggiorato -.
    - Taemin-ah, t-te l'ho detto, è normale. Alla tua età succede a tutti -, tentai di calmarlo. - Non devi prenderla così seriamente -.

    Taemin alzò il viso contratto in una smorfia e mi guardò negli occhi, con l'espressione più sofferente che gli avessi mai visto fare. Taemin non piangeva mai. Taemin sorrideva sempre.

    - Anche se sogno hyung e non nuna? - domandò tra i singhiozzi. - E' normale anche così, hyung? -

    Boccheggiai preso alla sprovvista e non riuscii ad articolare una frase di senso compiuto.

    Taemin strinse gli occhi e si morse il labbro inferiore, mentre la sua faccia colava sulle sue guance.
    - Visto? - scollò. - Adesso hai paura anche tu. E mi manderanno via, perché sono esattamente come diceva ahjusshi -.

    A quel punto rinsavii dal mio stato catatonico e lo guardai severo, schiaffeggiandolo sulla nuca. Lui si portò le mani al punto colpito, guardandomi con occhi ancora più grandi.

    - Taemin-ah, sei grande per dire certe idiozie -, dissi. - Dovrei essere spaventato da te?! - esclamai sconvolto. - Al massimo sono incavolato nero! -

    Il maknae abbassò la testa, pronto a ricevere la sua punizione, ma io mi limitai a sospirare sconsolato.
    - Ti piacciono gli hyung al posto delle nuna, bene, che differenza fa? Qui dentro diventerebbe gay anche il divano, se potesse -.

    Taemin accennò un sorriso, asciugandosi le lacrime.

    - E poi con me davanti non c'è da stupirsi -, aggiunsi, e vidi Taemin arrossire, tanto che venne voglia di arrossire anche a me. Ma in che razza di situazione ci eravamo cacciati? Davvero Taemin... ? Me?

    - Hyung... è bello -.
    Subito dopo averlo detto, diventò così rosso che pensai sarebbe esploso da un momento all'altro.

    Deglutii un groppo.
    Okay, questo non me l'aspettavo.
    - Ovvio, sono l'onnipotente Key io -, risposi, cercando di risultare fiero e tranquillo. In realtà sembravo più spaurito di lui. - Ma... Taemin-ah... Io? - domandai puntandomi un dito verso il viso. - Tu sogni me? Proprio me? -

    Taemin abbassò lo sguardo senza dire niente; poi, dopo qualche secondo, scosse la testa.

    - No? E allora perché... -
    - Anche hyung -, sussurrò.
    - Oh -. Anche me. Non solo me.

    Forse iniziavo a capire davvero cosa passava per la testa di Taemin.
    Non mi aveva baciato perché io ero io, ma perché io ero lì. Sarebbe andato bene qualsiasi altro hyung.
    Il suo problema, ora, era prettamente ormonale.
    Trattenni un sospiro di sollievo, rendendomi conto che no, non avrei dovuto affrontare un innamorato Taemin. Non ancora almeno.

    - Chi altro sogni? - domandai quindi, cautamente.
    Ma lui non rispose, stringendosi più nelle spalle.
    Traduzione? Tutti.
    Ormai sapevo riconoscere il linguaggio del corpo di Taemin. Era come un libro aperto quando era messo alle strette.

    - Okay -, dissi semplicemente. - Okay -, ripetei.
    Bastava trovare una soluzione alla conseguenza dei suoi sogni, no? Poi Taemin sarebbe tornato tranquillo.

    Non mi importava davvero che gli piacessero più i maschi che le femmine - non mi faceva differenza. Quello che mi preoccupava davvero era come Taemin si sentiva in proposito. Era troppo spaventato; così piccolo e indifeso da piangere da solo durante la notte, mordendo un peluche. Non era così che doveva andare.
    Poteva essere una cosa passeggera: un giorno avrebbe incontrato delle ragazze e scoperto che in realtà era stato solo un momento; ma se anche fosse stato definitivo, dovevo trovare il modo per aiutarlo.

    - Taeminie... Ascoltami -.
    Il maknae alzò lo sguardo, guardandomi speranzoso.
    - Io non dirò niente agli altri, okay? Ma troverò il modo per aiutarti. Solo... Non pensare più cose stupide come l'essere mandato via o che non sei normale. La parola "normale" non mi è proprio mai piaciuta: fa sempre sentire tutti maledettamente sbagliati -.

    In quel momento, mentre pronunciavo quelle parole, davanti ai miei occhi vidi improvvisamente mio padre e mia madre.
    Parlavano, ma non avrei saputo dire di cosa.
    Papà teneva in mano un nastro rosso.

    - Hyung...? -
    I miei occhi tornarono a mettere a fuoco Taemin.
    - A-ah... Io... - incespicai nelle parole, cercando di riprendere velocemente il filo del discorso. - Tu sei tu, okay? - dissi quindi. - Non devi vergognarti di essere quello... - Perché avevo la sensazione di ripetere le parole di qualcun'altro? - ... quello che sei -, conclusi.

    Le labbra di Taemin si arricciarono e due secondi più tardi me lo trovai avvinghiato addosso, come nemmeno un koala.
    - Ti voglio bene, hyung -.

    Era tutto, tutto troppo familiare.

    - Sì... Lo so -.


    ♪♫♪♫♪




    - Jonghyun-ah… -
    - Mhm? –

    Jonghyun se ne stava sdraiato sul divano con la testa poggiata sulle mie gambe e si era impadronito della mia mano sinistra, che massaggiava lentamente e con attenzione.
    Potevo scommettere che fosse più concentrato in quel momento che quando aveva cercato di riprodurre la coreografia di Nunan nomu yeppo la prima volta.

    Il suo tocco era piacevole e rilassante, tanto che mi aveva fatto passare la voglia di lamentarmi ancora; della sua vicinanza, di quanto fosse appiccicoso o della sua mania di toccare la gente come se non potesse credere una persona fosse vera se non le sfiorava la pelle. Alla fine faceva sempre come voleva: cercare di allontanarlo sarebbe stata solo una perdita di tempo.

    E poi ormai non ci facevo nemmeno più così caso: era diventata la routine. Io andavo per la mia strada e lui mi seguiva ovunque, sempre. Tutto qui.
    La sua presenza però, lo dovevo ammettere, era rassicurante. Da quando lo conoscevo, la solitudine che avevo provato era scivolata nel nulla, scomparendo nel baratro dei ricordi più dolorosi, e non l’avevo più vista.

    Gli ero segretamente e infinitamente grato per la sua personalità. Per essere così fastidioso e detestabile.
    Jonghyun aveva lentamente succhiato via tutto il veleno che portavo in corpo, in silenzio, aspettando che gli andassi incontro anch’io, senza forzarmi a farlo, solo invitandomi, con ogni gesto; regalandomi un calore che non mi sarei mai aspettato, che non conoscevo e desideravo inconsciamente con tutto me stesso.

    Era bello godersi le sue attenzioni. Appagante.

    Non sapevo perché avesse deciso di avvicinarsi a me a tutti i costi, ma col tempo avevo smesso semplicemente di chiedermelo, abituandomi al punto di pensare a lui come a qualcosa di scontato. Anche se non lo era. E quando le nostre schedule non combaciavano io mi voltavo e chiamavo “Jonghyun-ah” aspettandomi che trotterellasse verso di me, e lui invece non arrivava.
    In effetti mi sentivo parecchio stupido.
    Sapevo di non dover appoggiarmi così a una persona. Ma quella sera di due anni prima Jonghyun si era offerto come appiglio, e io non l’avevo più lasciato andare. Per davvero.

    - Tu… - cominciai titubante. – Quando il tuo corpo… insomma… reagisce agli stimoli… come risolvi il problema…? –
    In quel momento mi sentii come se mi avessero messo in mezzo a una piazza con indosso un bikini.
    Taemin l’avrebbe pagata cara quando, un po’ più grande, avrebbe smesso di essere così dannatamente carino e nulla mi avrebbe fermato dal prenderlo bellamente a calci.

    Jonghyun smise di massaggiarmi la mano e alzò lo sguardo, guardandomi con un’espressione così eloquente che desiderai immediatamente di evaporare in una nuvola di fumo.
    - Sorry? – domandò sorridendo decisamente troppo divertito per i miei guasti. – Quando il mio corpo fa cosa? –

    Guardai altrove. – N-nulla, lascia stare -. Come mi è venuto in mente di chiedere proprio a lui? Non potevo andare semplicemente da Onew-hyung?

    Jonghyun si tirò su con uno scatto e si mise in ginocchio accanto a me. – No, no, aspetta. Cos’è che hai detto? -, insisté. Ormai avevo acceso la sua curiosità.
    Mi maledii mentalmente per la mia idea grandiosa. Adesso?

    Lui affondò un dito nella mia guancia, offeso dal mio silenzio. – Kibumie ~ -, cantilenò, punzecchiandomi il viso col suo indice.
    Gonfiai le guance e scacciai via la sua mano con uno schiaffo. – Non mi stai facendo cambiare idea -. Ma gli angoli della mia bocca se ne stavano all’insù, smentendo quello che avevo appena detto.
    - Sì, invece -, insinuò infatti Jonghyun, e io non riuscii ad evitare un sorriso, colto in fragrante. – Aigoo, Kibum-ah, come siamo diventati debolucci ~ Ci lasciamo incastrare così da Jonghyun-hyung, eh? –

    Lo picchiai su un braccio, e lui rise.
    - Yah! E’ solo perché tanto te lo devo domandare per forza! Cosa credi? – ribattei.
    - E allora cosa aspetti a spiegarti? – domandò lui innocentemente. – Parlavi di corpi che reagiscono ~ -
    - Non dirlo con quell’espressione! Fai paura -, risi. – Sei un vecchio maniaco, l’ho sempre detto io -.
    - E tu sei una zitella di mezza età! Ti vuoi muovere a farmi questa domanda in modo comprensibile, o preferisci ch’io faccia le mie supposizioni a proposito? –

    Sospirai. – Tanto non penso che tu ci sia andato molto lontano -.
    Le labbra di Jonghyun disegnarono una “o”.
    – Oh, oh, oh! Kibumie comincia a capire come gira il mondo! – esclamò, sogghignando.
    - Non…! – “… si tratta di me!” avrei voluto dire, ma avevo promesso a Taemin, per cui mi morsi un labbro, ferito nell’orgoglio
    .
    Una pala, avevo bisogno di una pala! Così avrei potuto scavarmi una fossa e non dover più vedere la faccia di Jonghyun per il resto dei miei giorni.

    - Oh, insomma! Mi rispondi? – sbottai.
    Jonghyun mi guardò come se fossi scemo, e la cosa mi fece sentire ancora più idiota.
    - Su che pianeta vivi per non sapere cosa fare quando “il tuo corpo reagisce agli stimoli”? – domandò seriamente perplesso. – Ogni uomo con le palle saprebbe rispondere! –
    Urlecchiai portandomi le mani alle orecchie e guardandolo sconvolto. – Kim Jonghyun! –
    - Mwo? Che ho detto? –
    - Puoi essere meno esplicito? – chiesi cortesemente. L’argomento non era proprio dei miei preferiti.

    Lui rise. – Non ci credo che l’onnipotente Key si scandalizzi per così poco! Non ti sembra di essere grande per giocare ancora al bambino? –
    - Yah! La smetti di prendermi in giro e ti decidi a rispondere, per favore?! –
    Mi era bastato e avanzato l’amico risvegliatosi di Taemin. E il mio primo bacio rubato… !

    Jonghyun mi afferrò inaspettatamente una mano e la portò davanti ai nostri visi.
    - C-che fai? –
    - Ti rispondo -, disse, guardandomi negli occhi, e un brivido mi percorse la schiena.
    Poi chiuse la mia mano a pugno dentro la sua, e le fece andare su e giù, con lentezza, senza staccare lo sguardo dal mio.

    Ci impiegai mezzo minuto per collegare il suo gesto e il suo sguardo alla risposta alla mia domanda, e, quando capii, districai la mia mano dalla sua e la portai via immediatamente.
    Va bene, gli avevo chiesto di essere meno esplicito a parole, ma così era peggio!

    Vidi Jonghyun arrossire con la coda dell’occhio.
    - O una doccia fredda -, aggiunse, guardando altrove.

    Improvvisamente l’atmosfera si era fatta diversa tra di noi.
    Se avessi dovuto descriverla, avrei detto “elettrica”.
    Jonghyun non mi stava guardando e io allo stesso modo lo stavo evitando, eppure sentivo la sua presenza venti volte più forte del normale.

    Mi alzai dal divano con uno scatto.
    - G-grazie -, balbettai, poi fuggii dalla stanza.

    Era stata una pessima, pessima idea.


    ♪♫♪♫♪




    - Taemin-ah! – lo chiamai, buttandomi sul letto accanto a lui, dove il maknae stava leggendo un libro.
    - Hyung! Mi hai spaventato -, disse il piccolo, portandosi una mano sopra la bocca e sorridendo.

    - Ho la risposta -, annunciai immediatamente.
    - Risposta…? – ripeté confuso.
    - Al tuo problema di ieri, Taeminie -.

    Il maknae spalancò gli occhi e mi tappò la bocca con una mano, guardando dietro di me con aria all’armata.
    Mi voltai un poco, e solo in quel momento mi resi conto che, sdraiato sul suo letto, Minho stava facendo un sonnellino.

    Levai la mano di Taemin. – Minho non è il tipo da origliare –, gli assicurai. – E poi sta dormendo -.
    - S-sì, ma, per favore hyung… mi vergogno… -, mi pregò.
    - Tranquillo, non devo dire nulla di sconvolgente -, cercai di rassicurarlo. – Una doccia fredda -, aggiunsi poi, solennemente. – Questa è la soluzione -.
    - U-una doccia fredda? – ripeté. – Tutto qui? –
    - A dir la verità ci sarebbe un altro modo… Ma preferisco risparmiartelo. Non vorresti sentirlo, comunque –
    - Sei sicuro che funzioni, hyung? – domandò scettico il ragazzino e io lo guardai storto.
    - Puoi provare, no? – risposi. – Se proprio non funziona… Beh, mi vedrò costretto a riferirti l’altro metodo -


    ♪♫♪♫♪




    Fu qualche sera più tardi che mi resi conto che Taemin si era davvero alzato nel bel mezzo della notte per andare a farsi una doccia.
    Il mio sonno era troppo leggero per non accorgermi di certe cose, e quando guardai il suo letto, lo trovai effettivamente vuoto.

    Mi feci ricadere sul materasso e misi su un fianco, deciso a tornare a dormire e non farmi gli affari di Taemin, ma ero preoccupato per lui e mi chiedevo se davvero una doccia fredda potesse bastare. Infondo anche Jonghyun aveva accennato a quella solo in un secondo momento…

    Mi rimisi seduto con uno scatto e tornai a guardarmi intorno: Jonghyun dormiva con la bocca aperta come suo solito, e Onew, di sotto, sembrava stesse viaggiando nel pianeta dei polli, tanto sembrava contento e beato.

    Sicuro che comunque non sarei riuscito a tornare a dormire, decisi di andare in cucina a prepararmi uno spuntino, e approfittarne per farne uno anche per Taemin, per quando sarebbe uscito dalla doccia.
    Scesi quindi dal mio letto e camminai in punta di piedi fuori dalla stanza, chiudendomi silenziosamente la porta alle spalle.

    Di fronte a me si parò la porta del bagno, sulla quale maniglia era stato legato un asciugamano, segno che la stanza era occupata.

    Avevamo abolito la chiave tempo fa, quando Onew-hyung era rimasto chiuso dentro e avevamo dovuto usare un cacciavite per aprire la porta e farlo uscire.
    Adesso, al posto della serratura, c’era un grosso buco tondo, coperto alla bell’e meglio con un cartoncino nero, sulla quale io stesso avevo disegnato un teschio bianco. Chiunque si fosse azzardato a levare quel pezzo di carta per spiare poteva contare di essere già un uomo morto.
    Non che fosse mai servito seriamente: a nessuno interessava vedere un suo compagno a fare i suoi affari in bagno, anzi. E comunque spesso e volentieri capitava che si entrasse comunque in più di uno in bagno, per la fretta, e nessuno si era mai scandalizzato. Eccetto me e Taemin, in realtà: eravamo molto gelosi della nostra privacy.

    Staccai la schiena della porta, deciso a dirigermi in cucina, quando improvvisamente sentii un tonfo e la voce di Taemin dall’altra parte della porta del bagno che urlecchiava.

    Aggrottai la fronte e scossi la testa: scommettevo il mio attuale conto in banca che fosse scivolato come un salame, come suo solito.

    Decisi di ignorare che potesse essere a terra dolorante e andai in cucina, voltandomi prima indietro e aspettandomi che uscisse da un momento all’altro con una mano sul sedere e le lacrime agli occhi.
    Ma nel dormitorio ripiombò il silenzio.

    Possibile che fosse rimasto paralizzato a terra?
    Tornai indietro, con l’intenzione di bussare e chiedere se gli serviva aiuto, ma mentre il mio pugno se ne stava sospeso per aria, pronto a colpire il legno, sentii un gemito dall’altra parte dalla porta.
    Rimasi immobile come una statua, pronto ad andarmene e a lasciargli la sua privacy, ma la sua voce mi fermò ancora. Uno “hyung” scollato a fatica mi fermò, per essere precisi.

    Hyung?
    Stava parlando con me?
    Come sapeva che ero fuori dalla porta?
    Aveva bisogno di qualcosa?

    Confuso, abbassai cautamente la maniglia.

    L’ultima cosa che desideravo era interferire nei suoi affari, ma allo stesso tempo sapevo di non essermi sognato la sua voce chiamarmi.

    Socchiusi la porta e buttai un occhio alla stanza, stupendomi di trovarla al buio.
    Taemin si faceva la doccia senza accendere la luce?

    - Ta- -, ma la voce mi morì in gola quando i miei occhi colsero un movimento.
    Sentii il mio cuore accelerare e ogni singolo allarme del mio corpo cominciare a suonare, come se fossi estremamente vicino a qualcosa di pericoloso.

    Aguzzai la vista, restando accuratamente nascosto dietro la porta, e colsi un altro movimento.

    C’era qualcosa vicino al muro…
    Che Taemin fosse caduto seriamente?

    - Nhgh… - Un gemito trattenuto mi fece ghiacciare il sangue nelle vene.
    Perché avevo la sensazione che sarebbe stato meglio chiudere e andarmene?

    Sapevo che c’era qualcosa, vedevo qualcosa, ma non riuscivo a distinguerne i contorni. A dirla tutta avrei potuto dire sembrasse un corpo con quattro gambe e due tes…

    Spalancai gli occhi e finalmente la strana figura ebbe un senso.

    La mia mano, ancora sulla maniglia, prese a tremare, mentre finalmente distinguevo il corpo semi-nudo di Taemin seduto sul pavimento, contro il muro, e di fronte a lui qualcuno in ginocchio, proprio tra le sue gambe.

    Non ci volle molto prima che capissi di chi si trattasse. Non so nemmeno come ebbi la forza di restare in piedi e chiedermi come diavolo avevo fatto a non rendermi conto non fosse in camera con me e gli altri.

    Minho accarezzava dolcemente la guancia di Taemin, che dal canto due aveva il viso contratto in una smorfia.
    Non sprecai nemmeno il mio cervello a domandarmi perché. Bastò seguire la linea dell’altro braccio di Minho per capirlo.

    La sua mano era chiusa a pugno su quella di Taemin, che a sua volta si chiudeva attorno alla sua erezione, e la giudava, muovendola ritmicamente e facendo tremare il corpo del più piccolo, che teneva la testa indietro esponendo completamente il collo, e con la mano libera arpionava la maglia del suo hyung.

    Smisi di respirare, incapace di muovermi di un millimetro e rimasi solo a fissare la scena, inerme.
    Era esattamente quello che mi aveva mostrato Jonghyun qualche giorno prima. Le loro mani erano intrecciate esattamente come le nostre quel giorno, e Minho stava guardando Taemin proprio con quello sguardo.

    Una mano raggiunse tremante la mia bocca e la coprì, prima che uscisse qualsiasi tipo di suono.

    Ci volle poco prima che Taemin smettesse di ragionare.
    Ben presto la sua mano sul suo stesso sesso lasciò spazio a quella di Minho, che continuò da solo, provocando dei veri e propri spasmi al più piccolo, che non trattenne uno squittio tra lo spaventato e l'eccitato.
    Guardò con sconcerto il suo hyung per un secondo, e quello gli fece segno con un dito di fare silenzio; il maknae cercò probabilmente di annuire, ma finì solo per ansimare pesantemente, quando Minho ruotò il pollice sulla punta della sua erezione.

    Gli occhi di Taemin si fecero via via più vacui e il suo respiro sempre più pesante e accelerato, tanto che paragonai involontariamente quel suono al mio battito cardiaco, che mi riempiva le testa pulsando violentemente.

    Il maknae poggiò la fronte sulla spalla del più grande, mentre Minho gli sfiorava delicatamente il collo sudato e cominciava a muovere la mano più velocemente, stimolando ulteriormente la carne sensibile.

    Taemin trattenne un urlo conficcando i denti nella spalla del suo hyung, per poi spaventarsi del suo stesso gesto e staccare le labbra mortificato da quel lembo di pelle, senza però riuscire a dimostrare il suo dispiacere, con la mente completamente annebbiata; così tanto che, con gli occhi socchiusi, risolvette il problema lasciando con la lingua una scia bagnata nel punto dove era rimasto il segno del suo morso.

    I miei occhi si spalancarono ancora di più e le gambe tremarono violentemente, rischiando di farmi perdere l'equilibrio.

    Ero così ipersensibile che quando sentii afferrarmi la vita saltai e non urlai solo grazie alla mia mano sulla bocca, e alla mia gola diventata arida tutto d’un colpo.

    Delle braccia mi portarono via, nonostante mi stessi debolmente ribellando, e mi strinsero forte per farmi stare fermo.
    - Shhh – sussurrò al mio orecchio. - Sono io -.

    La sua voce bastò a fermare le mie proteste, ma ebbe l'effetto contrario sul mio cuore.








    Note: E' questa la realtà che volevate?!
    Bene, siete accontentati U______U E sono stata anche veloce con questo capitolo, per cui... AMATEMI! *rotola*
    Insomma, non so se vi è piaciuto, se vi ha fatto schifo o cos'altro, ma mi merito un premio per essere arrivata - all'alba del capitolo otto - da qualche parte! *festeggia*
    Risponderò agli ultimi commenti il prima possibile >www<


    Edited by ‚nightmare - 25/12/2011, 13:03
     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
    사랑해, 바보 ♥


    Group
    DaBoss
    Posts
    9,725

    Status
    Offline

    Capitolo #8
    Il bacio della buonanotte




    Mi trascinò in salotto, fino al divano, mentre delle fitte alla testa mi annebbiavano completamente la vista.

    Jonghyun mi stava tenendo stretto, abbracciandomi da dietro.
    Sentivo perfettamente il calore del suo corpo, il suo petto contro la mia schiena.

    Presi un respiro più profondo, arpionando un braccio di Jjong, che mi fasciava la vita.
    Non sapevo se desiderassi che mi lasciasse andare o che mi stringesse più forte. Avevo solo la certezza che se lui mi avesse lasciato, mi sarei ritrovato a terra senza forze nel giro di un secondo. Non stavo bene. Un'altra volta.
    La vicinanza di Jonghyun mi tratteneva dal perdere i sensi; mi teneva lì, incollato al presente.

    - Kibum-ah... - sussurrò, poggiandomi al dorso del divano, sul pavimento. - Avevi intenzione di stare lì fino alla fine? - domandò, e non avrei saputo dire se il suo tono fosse divertito o di rimprovero.

    Scossi la testa con fatica, e vidi l'espressione di Jonghyun cambiare. - Ehi, stai bene? -.
    - No -, risposi semplicemente, e strinsi di più la mano attorno al suo braccio, che non mi avvolgeva più, ma che ancora mi teneva per la vita.

    Jonghyun mi guardò apprensivo e portò una mano sulla mia fronte, notando il tremolio del mio corpo, e sì, mi trovò caldo. Lo sapevo senza bisogno di doverlo guardare in faccia.

    - Ti sei ammalato di nuovo?! - esclamò a bassa voce. - Kibum-ah, siamo in piena estate! -
    - N-non è... febbre normale -, scollai. - Devo solo... - Smettere di pensare, ricordare e rivedere. - Fra qualche ora non ci sarà più -, soffiai.

    Ma Jonghyun non mi ascoltò nemmeno. - Deve essere rimasta dell'aspirina in cucina. Te ne vado a prendere una -, annunciò.

    Lo fermai prima che potesse andarsene.
    Jonghyun mi guardò confuso. - Cosa c'è? -

    - Stringimi -.
    Quella preghiera uscì dalle mie labbra prima che potessi rendermene conto.

    Sentivo il mio corpo debole, a malapena tenevo gli occhi aperti... ma non volevo svenire ancora. Avevo la sensazione che se mi fossi lasciato andare per l'ennesima volta, non sarei più riuscito a smettere. L'incubo sarebbe continuato all'infinito.

    - Cosa? -

    - Stringimi -, ripetei. - Non lasciarmi svenire -, lo pregai.

    Jonghyun si inginocchiò lentamente di fronte a me. Era evidentemente confuso da tutta la situazione, ma fece come gli avevo detto: con un braccio mi avvolse la vita, con l'altra portò la mia testa a poggiare sulla sua spalla, accarezzandomi come faceva sempre.

    E sentii ancora quella sensazione, l'elettricità nell'aria.
    E i miei sensi tornarono a rispondere. Così bene che il tocco di Jonghyun mi fece rabbrividire e stringere inconsciamente addosso al suo corpo; il suo profumo di buono sembrava venti volte più forte del normale, il suo abbraccio più caldo. O forse ero io a scottare?

    Alzai le braccia e le incrociai dietro il suo collo, portandolo più vicino, strusciando involontariamente la guancia sulla sua spalla. Come se non lo sentissi a sufficienza, come se mi fosse mancato.

    - Kibumie... - sussurrò confuso e imbarazzato. - Che ti prende...? -

    Chiusi gli occhi e una strana sensazione risalì tutto il mio corpo, fermandosi nel centro della mia pancia e facendola contorcere in modo dolorosamente piacevole.

    - Ki--
    - Non lo so -, soffiai. - Non lo so... - ripetei.

    Avevo la sensazione di sapere a mala pena il mio nome, non c'era speranza che sapessi rispondere alla sua domanda. Ne avevo a milioni anch'io a schizzare impazzite nella mia testa, ma non riuscivo ad afferrarne nessuna.
    Io...

    - Jjong… - sussurrai. – Torniamo a letto -, lo pregai. - Sono stanco... - confuso, terrorizzato. - Potrebbero uscire da un momento all'altro... - aggiunsi.

    Jonghyun annuì e mi tirò su di peso.
    - Ce la fai a reggerti in piedi? - mi domandò.

    Annuii a mia volta e mi allontanai un po’ da lui, cercando di riprendere coscienza del mio corpo, del mondo intorno a me. Avevo la sensazione di essere troppo vicino a qualcosa di troppo pericoloso. Solo che non sapevo cosa fosse, non ne avevo la più pallida idea.

    Pensavo di essere una persona dalle vedute aperte, ma… Ma Minho e Taemin accasciati l’uno sull’altra mi avevano fatto venire voglia di vomitare. L’anima. In qualsiasi fottuto cestino di Seoul.

    Solo ripensarci mi fece rigirare dolorosamente lo stomaco, e un gemito di dolore uscì dalle mie labbra, mentre mi portavo una mano sulla pancia.
    Jonghyun mi lanciò immediatamente un’occhiata preoccupata.
    - Sto bene -, mi affrettai a rassicurarlo. – Andiamo -.

    Ma prima che potessi fare un passo, Jonghyun intrecciò le dita con le mie e mi prese per mano, aiutandomi a non perdere l’equilibrio.

    Il mio sguardo saettò immediatamente verso le nostre mani intrecciate, e lo stomaco sembrò fare ancora più male.

    - Puoi nascondermi un segreto -, soffiò Jjong. – Ma non provare a mentire con me. Non ti si addice, e non sei nemmeno bravo -.

    Rialzai lo sguardo stupito, per vederlo cominciare a camminare verso la porta della nostra stanza, già girato di schiena, trascinandomi con sé.

    E quella scena mi sembrò la più familiare del mondo.
    Le sue spalle, la sua schiena, la sua mano intrecciata alla mia.
    E mi venne una voglia lacerante di piangere.

    Jonghyun mi tenne per mano finché non dovetti arrampicarmi sul mio letto, poi, stando bene attento a non svegliare Onew, si mise in piedi sul suo letto e si tenne con le mani al bordo di legno che circondava il materasso, guardandomi con cipiglio preoccupato, finché non fui coperto fino alle spalle dalle lenzuola.

    - Puoi andare -, dissi, e mi stupii di quanto la mia voce sembrasse triste. Sembrava che avessi pianto, ma non avevo versato nemmeno una lacrima.

    Dal canto suo, Jonghyun non si mosse di un millimetro e mi sfiorò una guancia con il dorso delle dita.
    - Riesco a vedere le tue labbra pallide anche se siamo al buio… -, sussurrò, così flebilmente che sembrò parlare più a se stesso che a me.

    Portai le dita sul mio labbro inferiore, pensando forse di trovarlo più freddo o più caldo del solito, ma finii per sentire semplicemente il calore delle mie dita, che trovai più bollenti di quello che avrei potuto immaginare.

    - Non sono abituato a vederti così -, disse ancora Jonghyun, e il tono della sua voce mi stupì molto di più delle parole che mi disse poi. Sembrava soffrisse, sembrava… - Mi fai venire voglia di prendermi cura di te… -

    - Non ce n’è nessun bisogno Jjong -, risposi con leggerezza, sentendo le palpebre farsi sempre più pesanti. – Domani starò bene -.

    Jonghyun soffiò una risata, e avrei voluto essere più lucido in quel momento, perché sarei riuscito a cogliere una nota amara nella sua voce. – Oggi è già domani, ‘Bumie -, soffiò.

    - E allora quando mi risveglierò -, biascicai, ormai sul punto di addormentarmi.

    Vidi le labbra di Jonghyun stendersi in un sorriso, e poi quelle stesse labbra si posarono sulle mie. Velocissime. Non ebbi nemmeno il tempo di realizzare.
    Un secondo prima il suo viso era lontano, poi vicino, ed ora era di nuovo lontano.

    Jonghyun soffiò un “Buonanotte, ‘Bumie” sulla mia pelle, facendomi tremare, e si allontanò.




    Quella notte alla fine non chiusi occhio.
    Rimasi a fissare il vuoto, le dita sulle labbra, la febbre a bruciarmi l’anima.

    E la mattina, quando mi svegliai con le guancie salate, senza ricordarmi né di essermi addormentato, né di aver versato una lacrima, non seppi dire se fosse stato un sogno o la realtà.

    ♪♫♪♫♪



    L’orgoglio mi impedì di domandare a Jonghyun del bacio.
    Cosa avrei fatto se me lo fossi solo sognato? Mi avrebbe preso in giro a vita. Ma se l’avevo sognato… Da quando sognavo cose simili?

    - Ah, che palle! – esclamai scompigliandomi i capelli. Era dannatamente frustrante!

    - Kibum-ah? –
    Raggelai sentendo la voce profonda di Minho accanto a me.

    Mi voltai e lo trovai in piedi sul letto di Onew, a guardarmi con un sopracciglio alzato in tutta la sua altezza.

    - Sì? – chiesi cautamente, senza riuscire a guardarlo in faccia. Non ero più scioccato quanto il giorno prima, ma era difficile guardare Minho come prima.

    - E’ un’ora che te ne stai qui dentro e borbotti da solo, lo sai? -
    - Yah, ho diritto alla mia privacy -, ribattei permalosamente.

    Minho smise di prestarmi attenzione e recuperò una maglia che aveva abbandonato sul suo letto, per cambiarsi.
    Non si preoccupò affatto che fossi nella stanza – perché avrebbe dovuto, comunque? – e si spogliò della tuta che usava per dormire.
    Non dovetti nemmeno far scorrere il mio sguardo sul suo corpo per notare quel segno.

    - Cosa ti sei fatto alla spalla? -.
    Minho portò una mano sul punto incriminato, senza esitare o chiedermi su quale spalla: sapeva perfettamente dove.
    - A-ah... questo… - incespicò nelle parole senza riuscire a trovare una scusa abbastanza convincente da giustificare il segno di un morso.

    La mia espressione si fece seria. – Sappi che ti controllo -, dissi minaccioso. – Sta attento a quello che fai con lui, perché in questo momento non mi fido affatto -.

    Gli occhi di Minho si fecero più grandi di quello che già erano, ma non aprì bocca per rispondermi.

    Gli lanciai un’ultima occhiata e scesi con un salto dal mio letto, con l’intenzione di uscire e non rivolgergli più la parola, ma lui mi fermò.

    - Non voglio fargli del male -, disse guardandomi seriamente.
    - E allora cosa stai cercando di fare? – ribattei freddamente. Non ero mai stato così tagliente con Minho, ma odiavo che la gente toccasse le mie cose, e tra le mie cose era compreso anche Taemin.

    - Io gli voglio bene -, ammise con fierezza, e io sogghignai.
    - Hai degli ottimi modi per dimostrarlo, Minho-ya. Davvero -.
    Il suo sguardo diventò così truce da farmi rabbrividire, ma non demorsi.

    Io non capivo Minho. Per me era davvero un mistero. Parlava poco, si muoveva come un’ombra, e amava gli sport: era tutto quello che sapevo di lui. Nonostante fosse un mio coetaneo io e lui eravamo due perfetti opposti, e sembrava che l'idea che potessimo diventare veri amici con il passare del tempo fosse davvero una barzelletta.

    Aveva iniziato Taemin al sesso. A quattordici anni.
    Non potevo evitarmi di sentire le mani prudere con la voglia di picchiarlo.
    Stava giocando? Credeva che Taemin avrebbe preso bene la cosa? Che l’avrebbe semplicemente ringraziato e poi tutto sarebbe continuato come prima?
    Stronzate.
    Non si torna indietro da una cosa così. Un bambino sensibile come Taemin non ne sarebbe più uscito.
    Io lo sapevo meglio di chiunque altro.

    Vidi una sua mano stringersi in un pugno. – Se tu non sei in grado di vedere, la colpa non è mia -, sibilò.
    E a quel punto sentii l’atmosfera cambiare, la voglia di litigare farsi strada in mezzo a noi.
    - Io vedo fin troppo bene, è questo il problema -, ribattei.

    Minho afferrò con violenza la maglia che aveva poco prima cercato di mettersi, e scese dal letto, lasciandomi alle spalle, senza rispondere. Chiudendo la discussione con una porta sbattuta.

    - Non mi fai cambiare idea! – urlai, ma continuò a non esserci risposta, e io lasciai che l’ennesimo urlo frustrato uscisse dalle mie labbra.
    Perché mi ero cacciato in questo casino?!

    - Non la starai prendendo troppo sul personale? –
    Saltai sul posto sentendo la voce di Jonghyun, che mi guardava con cipiglio divertito dalla porta. Non l’avevo sentito entrare.
    - Non ti ci mettere anche tu -, risposi, lasciandomi cadere a gambe incrociate sul letto di Onew.
    - Ti abbiamo lasciato la stanza perché ho detto che avevi la febbre, ma mi sembri fin troppo attivo -, disse avvicinandosi e restando in piedi di fronte al letto.
    - Te l’ho detto che sarei stato bene quando mi sarei risvegliato -, borbottai. E il discorso mi riportò a pensare al mio sogno-non-sogno.

    Scacciai il ricordo, attribuendo certi strani risvolti dei miei sogni alla febbre.

    Jonghyun annuì dandomi ragione. – E ora cosa hai intenzione di fare? – domandò poi.
    - Riguardo cosa? – chiesi svogliato.

    Lui alzò le spalle. – Minho vuole bene davvero a Taemin -, disse poi.
    Alzai gli occhi al cielo. – A mala pena li ho visti parlare in tutto questo tempo e devo credere a una cosa simile?! Datemi delle prove e smetterò di lamentarmi -.
    - Vai su internet -, rispose con semplicità Jonghyun.
    - Eh? –
    - Non lo sapevi? Su internet si trovano tutte le risposte -.

    ♪♫♪♫♪



    Sgattaiolai in camera mentre tutti stavano di fronte alla TV a guardarsi un horror: nessuno aveva avuto niente da ridire quando avevo detto che mi faceva troppa paura.

    Andai dritto verso la piccola scrivania della stanza, accendendo il computer che usavamo condividere tutti assieme.

    Minho mi aveva sfidato ed io accettavo la sfida.

    Stare in salotto in mezzo a loro, quella sera, mi aveva reso pazzo.

    Taemin non era uguale al solito: saltava ogni volta che lo si sfiorava, e orbitava attorno a Minho come un pianeta attorno al sole. Probabilmente non se ne rendeva nemmeno conto, ma se Minho stava in una zona del dormitorio, a due metri da lui si poteva trovare sicuramente anche Taemin.
    Eppure durante tutta la giornata non si erano rivolti la parola.

    Minho, dal canto suo, sembrava non degnarlo nemmeno di uno sguardo, e se il maknae tentava di avvicinarsi, lui si allontanava in maniera proporzionale.

    D’altra parte l’indifferenza di Jonghyun riguardo la situazione mi irritava ancora di più. Aveva visto tutto e non aveva assolutamente nulla da dire? Il suo maggior consiglio era stato quello di cercare risposte su Internet?!
    Ma il peggio del peggio era che io stavo per farlo davvero.

    Per tutta la giornata, alla fine, me n’ero stato per i fatti miei, preferendo starmene in disparte, magari vicino ad Onew, che era sempre capace di rilassarmi.
    Se tempo prima l’avevo trattato come il più patetico degli stupidi, adesso apprezzavo la sua compagnia quasi quanto faceva Taemin. Onew era discreto – al contrario di qualcuno – e sapeva divertire senza fare assolutamente nulla di strano: era il mio tasto pausa. Quando la testa mi scoppiava o ero stanco, preferivo stare vicino a lui più che a chiunque altro. Forse erano i nostri due anni di differenza, forse solo l’aura che aveva, o forse ancora il ricordo di come l’avevo trattato che ancora mi faceva sentire in colpa, ma a differenza di Jonghyun, Onew era l’unica persona a cui mostrassi serio rispetto. Lui era il tipo di persona che io non sarei mai stato nemmeno con tutto l’impegno del mondo.

    Il desktop apparve all’improvviso, e le icone spuntarono svogliatamente una per volta, facendomi sbuffare di impazienza.
    Quando la E di Internet Explorer fu visibile, vi cliccai immediatamente, attendendo che caricasse la pagina principale, alias Google.

    Fu quando misi le mani sulla tastiera che mi resi conto di non sapere cosa scrivere.
    Cosa avrei dovuto cercare? E cosa mi aspettavo di trovare?
    Minho era stato chiaro: mi aveva detto di essere cieco. Cosa avrei dovuto vedere esattamente? Che voleva bene a Taemin? Come potevano accorgersene le fan se non lo vedevo io vivendo con loro ventiquattro ore su ventiquattro? E pensandoci concretamente, cosa significava che gli voleva bene? Anch’io volevo bene a Taemin, ma io non entravo in bagno a… fare quello per lui. Anche tra amici c’erano dei limiti, no? … almeno credevo.
    Alla fine mi chiesi se per volere bene Minho non intendesse qualcos’altro.
    Magari che l’amava?

    E così scrissi: Minho ama Taemin?

    La valanga di risultati che apparvero di fronte a me mi fece strabuzzare gli occhi.
    Nel giro di venti secondi avevo capito di essere capitato a fare una delle domande su cui le nostre fan discutevano di più, di aver chiesto di una delle coppie preferite all’interno del gruppo.

    Cliccai sul primo risultato, capitando in quello che aveva l’aria di essere un forum.

    Un utente scriveva “Let’s spazz about our 2Min couple! (≧∇≦)” e mi ci volle un minuto buono per capire che 2Min si riferiva ai nomi di Minho e Taemin.
    Non so se mi stupii di più l’ingegnosità di quel nome, o il fatto che quel topic avesse un buon centinaio di pagine, dimostrando che le fan dovevano avere davvero molto da dire in proposito, quando per me la coppia non esisteva nemmeno nelle mie fantasie più colorate.

    Feci scorrere la pagina, e i miei occhi cominciarono ad analizzare una quantità esorbitante di foto e gif incriminatorie.

    Non fu la quantità di prove che le Shawol postavano a favore della loro tesi a lasciarmi a bocca aperta, ma piuttosto la veridicità di quelle prove.
    Molte delle foto postate non significavano proprio nulla, poteva capitare addirittura che Taemin e Minho fossero entrambi casualmente nell’obbiettivo e qualcuno era capace di ricamarci sopra come nulla, ma altre erano…

    Avevo notato che Taemin aveva cominciato ad orbitare attorno a Minho, ma non avevo mai pensato che potesse essere stato il contrario prima della note precedente.
    Anche quando il maknae era molto lontano, da qualche parte si poteva intravedere Minho guardarlo a distanza, come se lo stesse tenendo d’occhio. E non era uno sguardo qualsiasi il suo, non lo era affatto.

    Oh, amo come Minho lo guarda (ToT) Perché Key è sempre in mezzo?!



    - Yah! – esclamai offeso dopo aver letto quel commento. – Io non sono in mezzo proprio a nessuno! –

    Key è la mamma, sta solo proteggendo suo figlio. E’ solo perché Taeminie è ancora piccolo! Se solo umma sapesse…



    Strabuzzai gli occhi incredulo. Se sapessi cosa?! Possibile che le nostre fan fossero semplicemente a conoscenza di tutto?

    Ma umma è troppo impegnata con il suo amore per accorgersi delle cose attorno a lui (´ε` )



    - I-il mio… cosa? –
    Cambiai pagina, sentendomi eccessivamente preso in causa e rimasi per tre minuti buoni a fissare la risposta a quella insinuazione.

    Kyaaa! JongKey!(≧∇≦) Non parlarmene! Se comincio a scrivere di loro non la smetto più! Sono la mia coppia preferita ♥



    Il cuoricino mi scandalizzò forse più della frase stessa.
    Io e Jonghyun facevamo un sacco di fan service, non potevo stupirmi della risposta positiva delle fan, ma…

    Improvvisamente, ciò che stavo cercando passò in secondo piano, e il 2Min smise di avere qualsiasi attrattiva. Prima ancora che potessi rendermene conto, ero uscito da quel topic e stavo girovagando per il forum alla ricerca di quel qualcos’altro.
    Non ci volle molto prima che la trovassi: era la discussione con più pagine in assoluto. Da quando avevamo debuttato erano già riusciti a raggiungere trecento cambi pagina.

    Portai il cursore sull’ultima di queste, la più recente, e improvvisamente mi sentii nervoso.
    Non mi aspettavo di trovare niente che non sapessi già, ma… Ma trecento pagine erano un numero esorbitante nella mia testa, e non credevo affatto che io e Jonghyun avessimo fatto abbastanza fan service da riempirle tutte.

    La pagina impiegò secondi interminabili a caricarsi, segno che doveva essere parecchio pesante, e questo mi rese ancora più nervoso.

    Quando qualcosa cominciò ad essere visibile, scoprii un numero esorbitante di gif e foto ad alta risoluzione ad attendermi.
    Io e Jjong che ci tenevamo per mano durante il backstage di Yunahnam, io e Jjong a braccetto sempre nello stesso programma, Jjong che semplicemente mi guardava e sorrideva.

    Mi stupii della velocità delle nostre fan. Yunahanam aveva appena finito di essere trasmesso, eppure c’era davvero di tutto.

    Uh, c’è stato così tanto JongKey ultimamente! Sono felice! (^O^)
    Sono così vicini ~ Essere migliori amici deve essere bello… (//▽//)



    Con qualche beneficio sicuramente ( ̄ー ̄)



    Proprio quello che pensavo! ㅋㅋㅋㅋㅋ



    - Il nostro fan service sembra funzionare… -, sussurrai. Mi sfuggiva cosa intendessero esattamente con “benefici” – anche se avevo le mie idee – e preferivo non saperlo, ma comunque era divertente vedere come fantasticassero sul nostro essere migliori amici. Non che ci fosse davvero qualcosa di così speciale; d’altronde era un titolo che Jonghyun si era auto-conferito.

    Ma fu il commento di un’altra utente ad attirare la mia attenzione.

    Per me non è così. Cioè… I loro prendersi per mano e abbracciarsi sono innocenti, non c’è nessuna malizia nei loro gesti, per come li vedo adesso. Più che l’”avere benefici” non sembrano proprio… innamorati?
    Non voglio volare di fantasia, ma secondo me è presto. Per loro questo è solo lavoro, e trovano semplicemente più facile fare fan service tra di loro, appunto perché sono migliori amici. Io non faccio tanto caso a quello che fanno vedere di fronte alle telecamere – beh, qualche volta sì (@_@) -, preferisco guardare gli scatti presi all’improvviso, quando non se l’aspettano. A volte capita che persone che sembrano vicine davanti alla telecamera, non lo siano nella realtà, ma loro…
    Probabilmente è un’impressione mia, ma ho l’impressione che Key sia molto dipendente da Jonghyun: lo cerca sempre. Anche quando è impegnato a parlare con altri, cerca Jjong con lo sguardo, e poi lo raggiunge.
    Ma forse sono pazza (><)



    - Io?! – esclamai. – Sì, sei pazza, tesoro -, ribattei.
    Era vero che cercavo spesso Jonghyun ma questo non giustificava un innamoramento. E poi a me piacevano le ragazze! Magari non così fantasiose come questa, ma comunque le ragazze.

    Si parla già di innamoramento? Non sarà presto? Troppo poco materiale per dichiarali già marito e moglie!
    Insieme sono carini da morire, ma hanno praticamente appena debuttato, non avremo visto ancora troppo poco?



    Qualcuno con un po’ di sale in zucca c’era allora.
    Era divertente, però. C’erano tante opinioni diverse a riguardo e la cosa mi elettrizzava: mi incuriosiva sapere chi fosse più vicino alla verità.

    Beh, volete un’altra opinione? Se fossi uno di loro ed avessi dei compagni così, mi sarei già infilata in uno dei loro letti, e non per dormire! ヾ(≧∇≦*)ゝ
    E’ inevitabile! Chi non lo farebbe?
    E poi sono maschi, no? Si sa che i maschi non sanno controllarsi. Chissà cosa succede nel loro dormitorio quando è notteㅋㅋㅋㅋㅋ



    Quel commento mi fece automaticamente pensare a Taemin e Minho, e mi ritrovai a pensare che le nostre fan potevano fantasticare, ma qualcuna ci prendeva proprio. Avevano delle buone doti osservative; vedevano cose di cui nemmeno noi ci rendevamo conto, e riuscivano ad analizzarle con oggettività.

    Dite quello che volete, ma tra Key e Jonghyun c’è attrazione. Sento l’elettricità attraverso lo schermo! Non ci credo che loro non la sentono. Sono sicurissima che fanno finta di nulla.
    Avete notato gli occhi di Jonghyun-oppa che guardano sempre le labbra di Key?
    Provate a dirmi se non è vero!



    Sotto quel commento erano state postate delle foto, dove si poteva chiaramente vedere che gli occhi di Jonghyun puntavano davvero le mie labbra.

    Le sfiorai con le dita, senza rendermene conto, ripensando al mio non-sogno di quella notte.
    Possibile che l’avesse fatto davvero…?

    Chiamateli amici con benefici, solo migliori amici o amanti, ma a Jonghyun piacciono le labbra di Key, questo è certo.



    Rimasi qualche secondo, forse minuto, a rileggere quella frase.

    A Jonghyun piacevano le mie labbra…? Non so perché una cosa simile attirò tanto la mia attenzione. Avrei dovuto superare quell'insinuazione come avevo fatto con le altre, ma i miei dubbi su quel bacio-non-bacio mi obbligarono a prendere in considerazione quell'affermazione.

    Era stato così dannatamente veloce… Se fosse stato un sogno non avrei dovuto almeno inventarmi qualcosa in più? Ad esempio saper dire se le sue labbra erano morbide o calde o…

    Scacciai quei pensieri dalla testa dandomi dell’idiota e chiusi la pagina internet: quel topic mi stava facendo pensare cose strane. Non era proprio il caso di andare avanti a leggere.

    Spensi il computer quasi di fretta ma anche quando fu tutto buio intorno a me, non mi mossi dalla sedia, restando a fissare il vuoto.
    Sapevo che non dovevo pensarci, ma era tutto il giorno che mi tormentava.
    Jonghyun mi aveva baciato o no?
    E se l’avesse fatto davvero? Che significava? Non mi sembrava si fosse comportato in maniera diversa dal solito, durante la giornata. Forse a casa sua si usava salutare così?
    E per quanto riguardava le insinuazioni delle fan? Avevano qualche fondamento?

    - Perché quel ragazzo deve sempre creare tanto scompiglio nella mia testa…?! – sibilai frustrato.
    Potevo anche accettare che fosse stato vero, che… Boh! Tanto Taemin si era già preoccupato di rubarmi il mio primo bacio, che importanza poteva avere il secondo? Ma non sopportavo di non sapere. Non riuscivo ad ignorare tutto e basta.

    Fu mentre stavo ancora a pensarci che la porta si aprì e un Jonghyun mezzo addormentato si fece strada a tentoni per la stanza.

    Per qualche motivo l’ansia si impadronì di me, e la voglia di chiedere spiegazioni senza tanti convenevoli divenne quasi incontenibile.

    - Già finito il film? – domandai.
    Jonghyun fece un salto e si voltò nella mia direzione, portandosi una mano sul cuore. – Oddio, mi hai spaventato! Che ci fai lì al buio?! Pensavo dormissi di già -.

    Scossi la testa. – Me ne stavo un po’ per i fatti miei. Non hai risposto, comunque -.
    Jonghyun si sedette sul letto di Onew, dietro di me e alzò le spalle. – Quello non è un horror. E’ una commedia per ragazzine -, rispose. – Mi stavo annoiando -.
    Mi voltai nella sua direzione con la sedia ed annuii.

    Per qualche secondo di troppo il silenzio rimase sospeso tra di noi, rendendo l’atmosfera improvvisamente tesa.
    Succedeva fin troppo spesso di quei tempi.

    - Non vai a dormire? – domandò improvvisamente, spezzando il silenzio.
    -Uh? Ah… sì, penso che adesso ci andrò… però… -
    - Mhm? –
    - No, niente, lascia perdere -, dissi, e mi alzai dalla sedia per raggiungere il mio letto.

    Jonghyun mi seguì con lo sguardo, facendomi sentire a disagio.

    - Che c’è? Tu non vai a dormire? –
    - Non mi dai nemmeno la buonanotte? – domandò con un broncio sul viso.
    - Buonanotte – provai. – Va bene così? –
    - Niente bacio? –
    I miei muscoli si tesero all’improvviso. – B-bacio? –
    - Il bacio della buonanotte. Non te lo dava tuo papà da piccolo? –

    Rimasi in silenzio per qualche secondo di troppo.
    Avevo un ricordo sfocato nella memoria…

    - No, non credo -, risposi quindi.
    - Allora dobbiamo rimediare! – esclamò, e si mise in piedi sul letto di Onew, di fronte a me.

    Mi allontanai, schiacciandomi contro il bordo del mio letto.

    - R-rimediare? –
    - Non vuoi il bacio della buonanotte? –
    - Credo di no -.
    - Guancia! – esclamò.
    - Guancia…? –
    Annuì. – Questa, sai – mi riferì, puntando un dito sulla sua.
    - So cos’è una guancia! –
    - Non sembrava -, ribatté alzando le spalle.

    Ah, quanto era irritante! Perché qualcosa mi diceva che non mi avrebbe lasciato andare a dormire finché non avessi fatto come diceva?

    - Okay, guancia! – sbottai, voltando il viso. – Dammi questo bacio della buonanotte e lasciami dormire -.

    Ma Jonghyun alzò una mano e mi prese il viso, riportandolo dritto.
    I miei occhi scorsero confusi sul suo viso.

    - Però preferisco sulle labbra -.

    Non mi lasciò il tempo di ricevere il messaggio, che mi ritrovai premuto contro il legno dietro le mie spalle, le sue labbra incollate alle mie.
    I miei occhi si fecero grandi grandi, e le mie mani afferrarono la sua maglia, per allontanarlo, ma non riuscii a metterci davvero la forza che avrei voluto: rimasero lì, aggrappate a lui, come se dovessi svenire da un momento all'altro e lui fosse l'unico appiglio.

    Le labbra di Jonghyun erano soffici.
    Molto più morbide di quanto avrei mai potuto aspettarmi.
    Adesso lo sapevo.

    Si staccò da me dopo pochi secondi, un mezzo sorriso ad illuminargli il viso.
    – ‘Notte -, soffiò.

    Le mie gambe sembravano essere diventate gelatina, ma mi sforzai di non lasciarmi andare e di fermarlo.

    - L-l’hai fatto anche ieri, vero? –
    - Era oggi, Kibum-ah -.
    Gli picchiai un braccio. – L’hai fatto? –
    - Sì -, rispose con semplicità.
    - Perché? – E Dio solo sa quanto mi sentii leggero quando ebbi pronunciato quella domanda. Era tutto il giorno che aspettavo di domandarglielo.
    - Per augurarti la buonanotte? –
    - Tu auguri la buonanotte così a tutti? –
    - Mhm… no, non credo -.
    - Quindi cosa dovrei pensare? –
    - Che mi piacciono le tue labbra? –
    - Ti piacciono le mie labbra? –
    - Sì? –
    - La smetti di rispondermi con delle domande?! –
    - E’ solo un bacio della buonanotte, Kibum-ah! Non prenderla come una questione di stato -.
    - Hai appena detto che ti piacciono le mie labbra! –
    - Beh, penso che solo ad un pazzo non piacerebbero -.

    - Ah, davvero…! – esclamai frustrato. – E’ impossibile parlare con te! –
    Jonghyun rise. – Lo dicevo che le tue reazioni sono divertenti. Lo sai che sei tutto rosso? –
    - La smetti?! – esclamai. – E poi come puoi vedere del rosso quando c’è buio?! Anche ieri hai detto che avevo le labbra pallide. Tu te le inventi certe cose -.
    Lui si limitò a ridere.

    - Di’ la verità, anche tu sei gay, vero? – insinuai. Ormai era un po’ che ci pensavo.
    - A me piacciono le ragazze -, ribatté.
    - Non si direbbe -.
    - E tu invece? Non sarai troppo sconvolto da un bacetto? –
    - Che cosa dovrei fare? Ringraziarti? –
    - Darmi il mio bacio della buonanotte? –
    - Mi stai prendendo in giro? –

    Di tutta risposta lui sporse la bocca, aspettando che facessi quello che lui aveva fatto con me.

    Fissai per un momento le sue labbra umide, trovandole improvvisamente invitanti...

    Sconvolto gli voltai le spalle, arrampicandomi frettolosamente sul mio letto, per poi mettermi immediatamente sotto le lenzuola, ignorando le sue proteste.

    Ma che diavolo stavo pensando?!
    La gente doveva smettere di baciarmi come se non fosse niente di strano!

    Un minuto più tardi sentii Jonghyun muoversi deluso e allontanarsi da me.

    Mi ritrovai a rilasciare l'aria nei miei polmoni e a rilassare i muscoli, accorgendomi di aver trattenuto il respiro per un sacco di tempo senza essermene reso conto.

    Ma poi la sua voce paralizzò, e il mio cuore prese a battere come un tamburo nella cassa toracica, facendomi stringere su me stesso, nel vano tentativo di nascondere un tum-tum che doveva essere udibile anche fuori da quella stanza.

    - Prima o poi avrò il mio bacio della buonanotte, 'Bumie -.







    Note: No, cioè D: Non sapete che fatica è stata scrivere questo capitolo x°D Credo di aver riscritto il pezzo centrale ventimila volte, ripensato a cosa far venire dopo altrettante volte. Mi sono chiesta per tre giorni se fosse troppo presto per un bacio o no, e alla fine mi sono arresa e mi sono detta che se volevo arrivare da qualche parte questo era il momento giusto.
    Cominciate a vedere qualche sviluppo? In realtà tutti i capitoli precedenti sono serviti ad arrivare qui. Descrizioni, spiegazioni, anche la scena 2Min - adesso forse cominciano le vere domande.
    Mi chiedo se si capisca che Key è cambiato davvero - nonostante abbia ancora qualche scheletro nell'armadio da far sparire -, che tutti si stanno evolvendo un po' col passare del tempo.
    Probabilmente vi starete chiedendo che razza di personaggio sia Jonghyun. E' gay, non lo è, gli piace Kibum, sta solo giocando? E' stupido veramente o fa finta? Cosa vuole esattamente?
    Eh, quante belle domande che resteranno senza risposta : D LOL XD
    Per ora di lui non è concesso sapere di più. Mi diverto a mantenere questo mistero nei suoi riguardi, e poi il suo essere criptico è quello che sta lentamente accendendo la curiosità di Kibum, non trovate?
    So che questi baci sono stati in realtà una blanda imitazione di un bacio vero, ma era giusto che fosse solo così per ora.
    Stesso discorso vale per Minho e Taemin, di cui si sarà di più man mano.
    Ultima cosa! So che qualcuno scrive "Kibummie" invece che "Kibumie" -anch'io facevo così -, ma mi sono resa conto che è un'abitudine che abbiamo preso dall'inglese, di raddoppiare le consonanti in questo modo. Pensando invece a come verrebbe scritto e pronunciato in coreano mi sono resa conto che non esiste nessuna doppia. E' un Kibumi- blando, non come leggeremmo la parola con la doppia, insomma. Credo di non essermi spiegata ma non fa nulla x°D Era solo a titolo informativo perché so che abbreviano solitamente in "Bummie", ma proprio per questo motivo ho tolto una M di troppo x)
    Spero che questo capitolo vi sia piaciuto ♥
     
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
    사랑해, 바보 ♥


    Group
    DaBoss
    Posts
    9,725

    Status
    Offline

    Capitolo #9
    Afrodisiaco all'albicocca



    - Mi spieghi cosa diamine ci fa mio figlio a giocare con le bambole con un fiocco in testa?! -
    Papà aveva snodato il nastro rosso che portavo in testa con violenza, e io piangevo seduto per terra, accanto a mia cugina più grande, Min Mi.
    Avevo tre o forse quattro anni.

    Le labbra di mamma si mossero, ma io non sentii niente, solo un suono confuso, e poi lei mi prese in braccio, coccolandomi piano.

    Papà - un uomo molto più giovane di come io lo ricordavo - disse qualcosa. Era evidentemente arrabbiato, forse confuso o preoccupato.
    Io avevo smesso di piangere e lo guardavo dalle braccia di mamma.

    - Non vedi il problema?! Ti sembra normale che giochi con le bambole alla famiglia? -
    Mamma alzò gli occhi al cielo. - Sta giocando con sua cugina, che c'è di male? -
    - C'è di male che non fa niente come dovrebbe, Seul Sung-ah. Gioca con le bambole, gli piacciono i tuoi trucchi e porta fiocchi in testa! -

    Poi ancora suoni attutiti, come se stessi immerso nell'acqua e loro fossero fuori.

    Ad un certo punto, mamma mi mise a terra, e mia cugina mi prese per mano per portarmi fuori dalla stanza.

    - Papà è arrabbiato? - domandai a noona.
    Min Mi ci pensò un po'. - Penso di sì -, rispose quindi.
    - Perché? -, continuai con la voglia di piangere.
    - Perché sembri una femmina, credo -.
    - Perché? -
    - Perché giochiamo con le bambole, Kibumie -.
    - Perché? -
    - Perché ti piacciono -.
    - Perché? -
    Min Mi mi diede uno schiaffetto su un braccio. - Io come faccio a saperlo? -
    - Ma tu sei noona! -
    - A te piacciono le bambole? -
    Annuii con un broncio sulle labbra.
    - Non devi giocarci quando c'è tuo papà. Lui si arrabbierà ancora -.
    - Perché? - domandai ancora, ma noona si stancò di rispondere e se si allontanò, lasciandomi solo.

    A piccoli passi, allora, tornai in salotto, spiando dalla porta socchiusa.

    - Cos'altro vuoi che faccia? E' circondato da donne! Ci sono io, le mie amiche, e lui gioca sempre con sua cugina -.
    - Io lavoro, Seul Sung-ah -.
    - E allora il discorso è chiuso. Kibum va benissimo così -.

    Papà si portò una mano sul viso, disse qualcosa, mamma rispose con espressione perplessa.
    Poi ancora un botta e risposta.

    - So cosa fare -, disse papà con sguardo più luminoso.


    - Hyung? -

    - Gli serve un esempio maschile? Gliene porto uno io -.

    - Hyung -. Una mano mi scosse appena una gamba. - Hyung -.
    Aprii lentamente gli occhi, sfregandoli poi con una mano, cercando di mettere a fuoco la stanza.

    Per un istante pensai di essermi sognato quella voce, ma poi vidi gli occhietti di Taemin scrutarmi dal fondo del letto, appena visibili, data la sua altezza.
    Mi misi a sedere ancora confuso dal sogno che il maknae aveva appena interrotto. Sogno...

    - Hyung -, ripeté il ragazzino.
    - Che c'è? - mugugnai. - Che ore sono? Dobbiamo già alzarci? -
    Taemin scosse la testa. - Ho fame -, rispose con un sussurro imbarazzato.

    Lo guardai senza sapere cosa dire per qualche secondo, poi mi rimisi a dormire, ignorando quello che aveva appena detto.

    - Hyung -, si lamentò strattonando i pantaloni del mio pigiama.
    Aprii un'occhio guardandolo in segreto e mi si strinse il cuore. Al diavolo Taemin e il suo visetto da cucciolo di foca!
    - Per favore... -

    Mi rimisi seduto con uno scatto, per poi scompigliarmi i capelli in un attacco di isterismo da dodicenne alle prese con un idol.
    Taemin era così maledettamente... convincente.
    Dove era finito il buon vecchio menefreghista Kim Kibum?
    Sparito, evaporato... puff!
    Taemin mi rigirava come un calzino solo domandando.

    - Arrivo -, sospirai.
    Il maknae si aprì in un sorriso così luminoso che pensai che qualcuno avesse improvvisamente acceso una luce.

    Scesi dal letto - sempre stando ben attento a non mettere qualche piede su Onew, rigorosamente nascosto sotto il lenzuolo fino ai capelli -, e abbracciai Taemin da dietro, stretto stretto, facendolo camminare verso la porta.

    Quando fummo fuori gli scompigliai i capelli e mi diressi in cucina con uno sbadiglio, mentre il ragazzino si portava le mani sul capo cercando di sistemare quel disastro.

    - Certo che sei un pozzo senza fondo, eh -. Guardai l'orologio appeso sul muro accanto al frigorifero e scoprii che erano le tre di notte. - Cosa vuoi mangiare? -
    - Ramyon! - esclamò felicemente sedendosi a tavola, con i gomiti sul piano di plastica e le mani sotto il mento a formare una coppa.

    Gli lanciai un'occhiataccia mentre mi mettevo il grembiule da cucina. - Ramyon? Tu mi svegli alle tre di notte per farti fare della pasta pronta? -
    Taemin si limitò a ridere imbarazzato con una mano davanti alla bocca.

    Roteai gli occhi, sorridendo contro ogni mia volontà, e riempii un pentolino d'acqua, per poi metterla sul fornellino e accendere il fuoco.
    Estrassi poi un asse di legno da un armadietto e andai alla ricerca di tutti gli ingredienti in frigorifero, compreso un uovo: a Taemin piaceva che ci fosse.

    Il maknae mi guardò preparare tutto in silenzio, col sorriso stampato in faccia, e non so per quale motivo in quel momento mi chiesi come potesse essere la stessa persona che avevo visto in bagno con Minho.

    - Taeminie... - cominciai, facendo scivolare nell'acqua il porro a pezzetti e i germogli di soia dal coltello da cucina.
    - Mhm? -
    - Hai mai pensato a chi ti piacesse di più tra... beh, tra di noi? -

    Taemin cambiò espressione e diventò rosso nel giro di un nano secondo, senza però rispondermi.

    - Dici di sognare tutti, no? - insistei. - Ultimamente ti vedo sempre girare intorno a Minho. Per caso è lui? -

    Avrei giurato che dalle orecchie di Taemin uscisse più vapore che dal pentolino nella quale stavo gettando anche la pasta e il condimento belle bustine.

    Spaccai il guscio dell'uovo e lo aprii a metà, versandone il contenuto nell'acqua che bolliva; buttai quello che rimase nel cestino della spazzatura, aspettando pazientemente che Taemin emettesse un suono: volevo sapere cosa provava adesso, se qualcosa era cambiato.

    - N-non lo so -, lo sentii sussurrare dopo un po'.

    Andai avanti a dividere la pasta con una forchetta.

    - Non lo sai? E allora perché continui a seguirlo ovunque? -
    Taemin mi lanciò uno sguardo sconsolato e poggiò il mento sul tavolo, increspando le labbra in un broncio.
    - Perché lui non mi guarda -, rispose quindi.

    Mi voltai verso di lui con la forchetta a mezz'aria.
    - Non ti guarda? -
    Taemin annuì - per quanto il tavolo gli permettesse di annuire.
    - Prima si prendeva cura di me... Adesso invece... nulla. Quando lo avvicino lui si allontana -.

    - Lui si prendeva cura di te? E quando mai? - domandai sconvolto, per poi rendermi conto che la pasta doveva essere pronta.
    Mi affrettai ad afferrare il pentolino e a rovesciarne il contenuto in una ciotola.
    - Minho-hyung mi accompagna sempre ovunque io debba andare, tutte le mattine esce e va a comprarmi del banana milk prima che io vada a scuola, e la sera mi da sempre il bacio della buonanotte. O almeno lo faceva... -

    Ogni singolo muscolo del mio corpo di fermò a sentire "il bacio della buonanotte".
    Portai le dita alle labbra e ricordai improvvisamente quello che solo qualche ora prima era successo.

    Scacciai quei pensieri, sforzandomi di concentrarmi su Taemin.
    Presi la ciotola pronta e la portai al maknae, che si mise dritto alla vista del cibo e afferrò le bacchette, unendo le mani e ringraziandomi con un mezzo inchino.

    - Davvero Minho ha sempre fatto tutto questo per te? - domandai sedendomi di fronte a lui.

    Taemin annuì con metà degli spaghetti e le bacchetta in bocca. Li spezzò con i denti e tornò a guardarmi.

    - Ha sempre fatto tutto di nascosto. Lui pensa che io non sappia che il banaba milk che trovo sempre in frigorifero lo compri lui, ma io una volta l'ho visto -.
    - E perché dovrebbe farlo di nascosto? -
    Taemin scosse la testa. - Non lo so. Però... -
    Il suo sguardo si rattristì.
    - Però? -
    - Adesso non sono più contento quando trovo il latte -, biascicò.
    - Perché? Tu ami il banana milk -.
    - Perché pensavo significasse qualcosa, invece sembra essere solo stupido latte -.

    Scrutai attentamente la sua espressione delusa. - E cos'altro volevi che fosse? -
    - Sono stufo di essere visto come il bambino carino da tutti. Se deve comprarmi il latte per farmi contento può anche smettere: sono capace di andarmelo a prendere da solo -.
    - Smetteremo di trattarti come un bambino carino quando smetterai di comportarti come tale, Taeminie -, ribattei.
    - Io stavo cercando di ribellarmi, hyung! - esclamò lui frustrato, facendo cadere le bacchette nella ciotola ancora mezza piena. - Volevo provare ad essere grande, a farmi notare come una persona matura abbastanza, ma sembro aver ottenuto l'effetto contrario... -.
    - A cosa ti stai riferendo? -
    - Vedi? Non ve ne siete nemmeno accorti! - esclamò sconsolato. - E io invece mi sono ritrovato ad affrontare gli effetti collaterali -, mugugnò.

    Oh, gli effetti collaterali, chiaro.

    - E perché all'improvviso ti saresti stufato di fare il piccolo del gruppo? - domandai perplesso. Fare il makane era una pacchia, altroché, non vedevo perché dovesse voler smettere.
    - Perché tu avresti continuato a considerarmi tuo figlio e non mi avresti mai guardato in maniera diversa -, biascicò.

    Rimase sospeso il silenzio per qualche secondo, durante il quale Taemin si preoccupò di recuperare le sue bacchette e riempirsi la bocca di pasta, nel tentativo di sfuggire dal mio sguardo.

    E questo cosa doveva significare?

    - E' una dichiarazione per caso? -

    Taemin restò in silenzio, continuando a mangiare la sua pasta, come se non mi avesse sentito, ma i muscoli tesi mi dicevano che aveva capito benissimo.

    - Yah, Taemin-ah. Devo prendere il tuo silenzio come un sì? -

    Il maknae si tolse le bacchette dalla bocca e fissò la ciotola quasi vuota con la fronte aggrottata, quasi stesse aspettando che il brodo rimasto sul fondo potesse rispondere per lui.

    - No -, rispose infine.
    - No? -
    - Non è una dichiarazione. Solo... un dato di fatto? -
    - Questo dovrebbe rassicurarmi? -
    Taemin si strinse innocentemente nelle spalle, regalandomi un timido sorriso d'incoraggiamento.
    - Ah, davvero...! Taemin-ah, a te non piace Minho? -
    Lui scosse la testa senza restare nemmeno un secondo a pensarci.
    - E allora perché gli stai appiccicato? Prima dici che non lo sai e adesso sei così sicuro che sia un no? - domandai confuso.

    Il suo viso si rattristì e mi chiesi cosa diamine gli stesse frullando nella testa. Avrei voluto che mi dicesse tutto, per aiutarlo, ma sapevo che non l'avrebbe fatto, esattamente come non mi avrebbe mai detto dell'episodio del bagno.
    Vergogna. Sapevo che ne aveva. Tanta da vendere.

    - Voglio solo parlare con lui -, cominciò. - Io... Ho paura di averlo deluso ultimamente... Ho la sensazione che qualcosa si sia... spezzato -.

    In quel momento mi domandai se davvero Taemin fosse così piccolo e indifeso come credevo, e se non fosse piuttosto solo una mia convinzione da madre amorevole che spera che il suo bambino resti piccolo per sempre.

    - E come mai non l'hai ancora fatto? -
    - Lui trova sempre il modo di sfuggirmi. Sto aspettando di riuscire a incastrar-... ah! -
    Saltai sulla sedia alla sua esclamazione. - Che c'è? -
    - Sono già le quattro! Fra due ore scarse dovremo essere in piedi per la nuova schedule -.

    Guardai dietro di me, leggendo le lancette dell'orologio appeso al muro e mi limitai ad annuire.

    - Vai pure a letto. Io pulisco e ti raggiungo -.
    - Sicuro, hyung? - chiese apprensivo.
    - Sicuro -. Gli sorrisi.
    Taemin annuì, mi augurò una buonanotte decisamente inappropriata date le circostanze, e si dileguò oltre la porta della nostra stanza.

    Misi apposto tutto quello che avevamo - avevo - tirato in giro, cercando di pensare concretamente a quello che il maknae aveva detto.
    Ma la verità era che i miei pensieri avevano preso tutt'altra direzione nel momento stesso in cui Taemin era uscito dal mio campo visivo.
    Nel giro di un secondo, la mente mi aveva riportato al sogno che lui stesso aveva interrotto.

    Al posto di ritornare in stanza, quando ebbi sistemato tutto, mi sedetti sul divano, e portai le ginocchia al viso, pensando.

    Quello che avevo fatto sembrava tutto fuorché un sogno.

    Il fatto che avessi visto tutto dagli occhi di qualcuno che sapevo essere un me bambino, l'aver sentito dialoghi spezzati, senza alcun apparente filo logico, mi portò a credere che non fosse un episodio frutto della mia fantasia, ma, al contrario, un ricordo sbiadito nella memoria.

    Mi ricordavo di Min Mi. Lei era l'unica figlia della sorella minore di mamma. Da piccoli giocavamo spesso insieme, ma non ricordavo quando o perché avevamo improvvisamente smesso di farlo.

    Nella mia testa, cominciaci a chiedermi se fosse normale che il mio passato fosse così confuso e pieno digradi buchi neri sparsi qua e là, ma non seppi rispondermi.

    ♪♫♪♫♪



    Aprii gli occhi lentamente, scosso delicatamente da qualcuno.
    Mugugnai infastidito, sperando che quel qualcuno mi lasciasse continuare a dormire, ma lui sembrò non essere d'accordo con me.

    - Kibum-ah, è tardi -, mi avvisò tranquillamente Onew, con la sua voce calda, come se non avesse appena detto qualcosa di importante. - Hai dieci minuti per mangiare, lavarti e vestirti -.

    Mi misi seduto con uno scatto, rischiando di colpire in pieno il mio hyung, ma lui si scansò in tempo, sorridendo apertamente, contento di aver evitato di essere steso.

    Mi voltai verso di lui sconvolto. - Come sarebbe a dire dieci minuti?! - esclamai sconvolto guardandolo.
    Onew, seduto per terra, con le braccia tese dietro la schiena a reggerlo, alzò le spalle.
    - Di solito sei tu quello che ci sveglia. Jonghyun sta litigando con gli altri due per tirarli giù del letto entro l'ora -, mi riferì.

    Allungai lo sguardo, e diedi un'occhiata alla porta della nostra stanza, da dove provenivano strane lamentele e le urla divertite di un Jonghyun ancora mezzo addormentato.

    - Ma piuttosto... Perché sei sul divano? -
    - Perché un affamato Taemin domanda ramyon alle tre di notte... Oddio, non riuscirò mai a prepararmi in tempo! - esclamai, e senza aggiungere altro mi catapultai nella nostra stanza, scansando Jonghyun in qualche modo.

    - Non si fa così, Jjong! - mi lamentai, vedendolo alle prese con le gambe di Minho, nel tentativo di tirarlo fuori dal letto.
    - E che altro devo fare?! Questo ragazzo è un sasso! Non ha emesso un suono, e sono dieci minuti che provo a svegliarlo! Taemin non si alza allo stesso modo -
    - Taemin non sente odore di cibo, per questo non si sveglia. Guarda e impara -.

    Rimasi sul bordo del letto di Onew, in mezzo a loro, e lanciai un'occhiata a Jonghyun.
    - Ragazzi, non vi sembra l'ora di svegliarvi? - cominciai. - Avete solo... beh, adesso saranno cinque minuti, e la colazione l'abbiamo finita noi. In TV c'era una partita internazionale mentre mangiavamo... Non ricordo chi abbia vinto... -

    - Che diamine stai fac- - Jonghyun non fece in tempo a terminare la frase, che Taemin e Minho si misero seduti e si voltarono in contemporanea verso di me.
    - Niente cibo?! - esclamò il maknae sconvolto.
    - Che partita internazionale?! -

    Guardai male entrambi e li scoprii delle coperte.
    - Vi date una mossa?! -

    A quel punto i due si resero conto che era solo la mia solita tecnica - che funzionava sempre - e si alzarono svogliatamente dal loro letto, andando ognuno alla ricerca dei propri vestiti.

    Sospirai rassegnato e tornai a posare lo sguardo su un incredulo Jonghyun.
    - C-come...? -
    - Impara l'arte e mettila da parte, Jjong -, risposi semplicemente, e me ne usci dalla stanza ballando una danza random, e raggiungendo il bagno per impossessarmene per i pochi minuti che mi restavano.

    Fare la mamma del gruppo comportava anche avere certe conoscenze. Non che avessi mai chiesto seriamente di averle, comunque. Era successo e basta.

    Forse anche questo era strano.

    ♪♫♪♫♪



    Arrivammo a destinazione - uno studio televisivo - solo mezz'ora più tardi, e la noona truccatrice si trovò davanti a tutto fuorché a cinque idol.

    - Almeno vi siete lavati la faccia?! - domandò con una vocina isterica.
    - Io sì -, risposi prontamente, mentre gli altri quattro si limitarono a sorridere come ebeti.

    Noona scosse la testa sconsolata. - Voi quattro, filate in bagno a lavarvi! Kibum-ah, tu vieni con me -.

    I ragazzi sparirono verso i bagni, e io la seguii verso lo specchio.

    Prese una fascia per capelli e me li tirò indietro, per poi cominciare a lavorare di tubetti e pennelli, come faceva sempre.

    Rimasi a fissare il mio riflesso per qualche tempo, senza pensare a nulla, finché non mi resi conto che tutto il mio corpo si era rilassato all'improvviso, quasi al punto di addormentarmi senza accorgermene.

    - Kibum-ah, non addormentarti -, mi ammonì noona.
    - Eh? ... Ah, no, sono sveglio -, ribattei, non troppo convinto. Ero così tranquillo che la frenesia che ci circondava non mi sfiorava nemmeno lontanamente. Troppo rilassato.

    - Mi dispiace, è colpa mia. Non sei il primo a cui capita oggi -.
    - Colpa tua? - domandai confuso, guardando il suo riflesso nello specchio, mentre mi sistemava i capelli dietro.
    Noona annuì. - Senti il profumo che ho addosso? -
    - Profumo? - Annusai l'aria, rendendomi improvvisamente conto che attorno a me aleggiava una tranquillizzante fragranza di lavanda. - Oh, sì -.
    - E' il nuovo prodotto della BB che sarà in vendita da settimana prossima -, spiegò. - Ieri hanno girato qui lo spot pubblicitario, e mi hanno regalato un sacco di confezioni di doccia schiuma, profumi, latte corpo... Penso che la scorta potrebbe bastarmi per il resto della vita. Oggi ho deciso di provarne uno, ma mi sono resa conto che non scherzavano mentre giravano lo spot: rilassa davvero la gente che lo sente. Anche troppo -.

    - E' buono -, commentai. - Dolce -.
    Noona sorrise. - Lo è, ma non facilita il mio lavoro. Certo, distende i nervi di quelli che passano tra le mie mani, ma non li aiuta a concentrarsi. Credo che d'ora in poi lo userò come sonnifero -, ridacchiò.
    Le sorrisi di rimando.

    - Ah, Kibum-ah -
    - Mhm? -
    - Non è che ti porteresti a casa una confezione anche tu? Sinceramente non so che farmene e mi sembra un peccato buttarli via. Li sto distribuendo a tutti, ma chiunque lavori qui dentro ne ha già ricevuti parecchi in regalo, quindi non so più a chi darli -.
    - Noona, - l'ammonii. - E' un profumo da donna -.
    - E' per questo che lo sto chiedendo te e non agli altri quattro -, ribatté.
    - Ehi! Che dovrebbe voler dire? -
    - C'è anche all'albicocca, Kibumie! Ti do la confezione col doccia schiuma, lo shampoo e il latte corpo. Ti prego? Sono sicura che ti piacerà! -
    - L'albicocca mi sembra ancora peggio -, risi.
    - Scommetto che nel dormitorio condividete anche le cose del bagno! Non vorresti avere qualcosa di tuo, e profumare sempre, a differenza dei tuoi compagni? - insisté con aria speranzosa.
    - Oh, davvero...! Devo accettare per forza? -
    - Almeno provalo! -
    Alla fine mi arresi. - Va bene, va bene, lo proverò -.

    ♪♫♪♫♪



    Uscii dal bagno dopo aver finito di farmi una doccia, vestito, con un asciugamano sulle spalle. Avevo ancora i capelli bagnati, ma non avevo nessuna voglia di asciugarmeli, così mi limitai a raggiungere la nostra stanza, con l'intenzione di sdraiarmi e collassare sul letto.

    Nella camera trovai Jonghyun e Minho.
    Quando il primo mi vide entrare, saltò giù dal suo letto con i suoi vestiti di ricambio e abbandonò la stanza, per occupare a sua volta il bagno.
    Io mi limitai a raggiungere svogliatamente il bordo del mio letto: le riprese di quel giorno mi avevano messo K.O.

    - Kibum-ah -.
    Mi fermai prima di potermi arrampicare per raggiungere il mio adorato cuscino.
    Emettei un suono lamentoso, cacciando la testa sotto l'asse di legno che divideva il mio letto da quello di Minho.
    - Che c'è? -

    Minho, sdraiato a pancia in su con le mani sotto la testa e i gomiti larghi, continuò a guardare sopra di sé.
    - Possiamo parlare un attimo? -.
    - Proprio adesso? -
    Si voltò finalmente a guardarmi, e mi lanciò uno sguardo serio. - Adesso, sì -.

    Mi arresi alla sua volontà e mi lasciai cadere sul letto di Onew, mettendomi a gambe incrociate. - Non ti dovrei nemmeno stare a sentire -, borbottai.
    Lui cambiò posizione e si mise seduto a sua volta, fronteggiandomi.
    - Ho il diritto di giustificarmi -, ribatté.
    - Hai anche il diritto di fregartene della mia opinione -.
    - Siamo nello stesso gruppo, lavoriamo e viviamo insieme ventiquattro ore su ventiquattro: non voglio che ci sia tensione tra di noi -.
    - Non c'è proprio nessuna tensione tra di noi -, ribattei con tranquillità. - Non siamo compatibili. Una volta accettato è tutto apposto -, conclusi alzando le spalle.

    Ero stato furioso con lui, scioccato da tutto ciò che era successo, ma dalla discussione con Taemin quella notte di una settimana prima, mi ero reso conto che quello ad averla presa peggio ero stato io, e il maknae aveva il diritto di risolvere le cose da solo, senza che mi mettessi in mezzo inutilmente.
    Quello che Taemin e Minho facevano non doveva essere motivo di preoccupazione per me, finché non lo era per lui.

    Così mi ero semplicemente limitato a comportarmi con Minho come aveva sempre fatto, come se non avessi visto o detto nulla.
    Ma, a quanto pareva, questo non aveva rassicurato lui.

    - Io non volevo fargli del male -, cominciò, ignorando completamente la mia risposta. - E mi sento male se penso a come deve esserti apparsa la situazione, a quello che Taemin ha potuto pensare in quel momento -.
    - Non penso che in quel momento preciso riuscisse seriamente a pensare a qualcosa -.
    Vidi le guance di Minho tingersi di rosa, ma non perse la sua fierezza.
    - Piuttosto mi chiedo perché adesso lo eviti -, continuai, dando voce alle mie perplessità. - E' da conigli -, sentenziai con freddezza.

    Minho abbassò la testa e si portò le mani a coppa davanti al viso prendendo un respiro profondo e frustato, poi tornò a guardarmi.

    - Non avrei mai dovuto farlo -, esordì. - Non sarei dovuto entrare in quel bagno per nessun motivo al mondo, lo so. Era già un po' di tempo che vedevo Taeminie piangere di notte, per quel motivo. Lo sapevo da tempo, ma mai mi è passato per la testa di... intervenire -.
    - E cos'è successo, quindi? -
    - Io non... A me non piacciono i ragazzi -, biascicò. - O almeno era quello che credevo... -

    Le mie labbra si stirarono in un ghigno, mentre mi ritrovavo ad ascoltare un discorso che sembrava diventare sempre più popolare nel dormitorio. Forse adesso capivo la preoccupazione di Ahjusshi prima che debuttassimo: era un'epidemia!

    - Ma poi ho visto Taeminie baciarti... -

    Un "Omo" strozzato mi uscì dalla bocca.
    Mi aspettavo tutto ma non questo!

    - E ho sentito quello che vi siete detti... E mi ha dato fastidio. Tutto quanto. Il bacio e le parole. Improvvisamente sono diventati il centro dei miei pensieri. Ho sempre trattato Taemin-gun come un fretello minore, ho sempre pensato che... Non so perché quella sera l'ho seguito in bagno. Non riesco a perdonarmi per averlo fatto. Quando mi sono reso conto di essere lì dentro non sono riuscito a staccare gli occhi di dosso dal suo cor... da lui sotto la doccia -, biascicò. - Ho spento la luce, per paura che uscisse e mi vedesse, ma lui è scivolato e io non sono riuscito a trattenermi e l'ho raggiunto per vedere se si fosse fatto male... Il resto lo sai -.

    Cercai di mantenere la calma, e di apparire totalmente tranquillo, ma dentro di me ogni piccolo dettaglio mi aveva urtato nel profondo, come se mi avessero tirato nei calci nello stomaco senza pietà.

    - Non capisco perché mi stai riferendo tutto ciò. A dir la verità non capisco perché tutti veniate a parlare con me di queste cose. Dovresti andare da Taemin-gun -, la mia voce, il mio sguardo, tutto era più freddo di come avrei voluto fosse.
    - Sentivo di doverti delle spiegazioni -.
    - Le devi a lui, non a me -.
    - Non voglio sembrare... ai tuoi occhi -.
    - Tu non sembri proprio nulla ai miei occhi. Siamo compagni. Punto. Non c'è altro d'aggiungere. Quello che fai della tua vita privata non è affar mio, e, a dir la verità, mi devo scusare per avervi colto il flagrante -.
    - Kibum-ah! Mi stai parlando come se fossi un estraneo! -
    - E non lo sei? - ribattei senza peli sulla lingua.
    - No! Non lo sono. Ci conosciamo da più di un anno, ma non ho mai avuto una possibilità da te. Mi sono sentito respinto dal primo istante -.
    - Stai cercando di dare la colpa a me? -
    - No, sto cercando di dire che vorrei che fossimo amici oltre che compagni -.
    - Non si diventa amici decidendolo una sera -.
    - Ma puoi almeno tenere in considerazione la cosa! Giuro che io ci ho provato, ma tu sei... Sei... -
    - Cosa? Dillo, dai, tanto siamo in vena di confessioni -, dissi ironicamente.
    - Sei freddo, tagliente e con la mente ristretta! - esclamò tutto d'un fiato. - Hai pregiudizi sulle persone e anche quando ti avvicini a qualcuno, il tuo cuore è anni luce dell'essere vicino quanto lo è la tua mente -.

    Il sangue mi ribollì pericolosamente nelle vene.
    Le sue parole mi pugnalarono una a una, facendomi sentire ancora come il vecchio Kibum: uno scarto. Qualcosa di cui si poteva fare francamente a meno.

    E mi venne una stramaledetta voglia di picchiarlo, di chiedergli da dove veniva tutta questa sicurezza nel giudicarmi, se si fosse reso conto che, diamine, io ci avevo messo tutto me stesso per cambiare, e lui mi stava sbattendo in faccia che non era servito proprio a niente.
    Per quanto mi riguardava, poteva anche andarsene a quel paese. Lui e il Kibum della quale diceva voler essere amico.

    Mi misi in piedi, con l'intenzione di lasciarlo a bollire nel suo brodo, ma lui mi fermò, trattenendomi con una mano intorno al mio polso.
    - Kibum-ah! -
    Strinsi i pugni guardandolo con non so quale espressione. Di certo c'è che lo spaventai.
    - Sai cosa ti dico, Minho-ya? Che mi sto seriamente domandando quale razza di stupido vorrebbe diventare mio amico. Sono freddo, tagliente e pieno di pregiudizi: sei forse masochista? -

    Il suo sguardo divenne severo.
    Con uno scatto si alzò a sua volta e mi fronteggiò.
    Improvvisamente mi sentii meno spavaldo, di fronte alla sua altezza.

    - Lo vedi come sei? Prendi sempre tutto come se il mondo ce l'avesse con te! - esclamò, e la sua voce tremava di rabbia. - Sto cercando di parlarti sinceramente, Kibum-ah! -
    - No, tu non stai parlando sinceramente a me! Stai parlando ad un certo Kibum che hai nella tua testa! Sai che fatica ho fatto per smettere di essere come mi hai descritto?! E adesso una persona qualsiasi, che non si è evidentemente mai preoccupata di guardare un po' oltre alle apparenze, deve venirmi a dire che sono freddo, tagliente e tutto il resto?! Posso credere al tuo voler bene a Taemin, per quanto lo trovi assurdo, ma non venirmi a dire che vuoi diventare mio amico. Non ci provare mai più -.

    La sua rabbia e la sua frustrazione erano evidenti, ma non mi lasciai intimidire. Rimanemmo a fissarci, occhi negli occhi, aspettando che qualcuno dicesse qualcosa.

    Dopo quasi un minuto senza dire una parola, mi sentii come se mi avessero svuotato di tutte le forze, la rabbia svanita, lasciando spazio alla desolazione.
    Avevo voglia di piangere e di starmene da solo, per poi tornare sorridente come sempre, ma nel dormitorio non c'era privacy, non c'era spazio per questo. Quindi mi limitai a cacciare indietro la delusione e a rompere il contatto visivo, deciso a mettermi a letto e ignorare il resto del mondo per qualche tempo.

    Prima che potessi farlo, Minho mi spinse contro il muro e mi bloccò con un braccio vicino al viso, la sua mano contro la parete.
    La sua testa era piegata, Minho guardava in basso.

    - Dimmi cosa fare -, soffiò. - Dimmi come posso dimostrarti che sto parlando seriamente -.
    - Lasciami andare -, ordinai.
    Alzò lo sguardo, e lo trovai nero come la pece. Mi fece paura. Non l'avevo mai visto così, ma non sembrava arrabbiato, sembrava...
    - No -.
    - Choi Minho, ti ho detto di lasciarmi andare -.

    Il suo braccio, teso poco lontano dal mio viso cominciò a tremare.
    Mi guardò negli occhi per del tempo che mi sembrò interminabile, una strano campanello di allarme si accese dentro di me, l'aria si fece così irrespirabile da sembrare tossica.

    Poi Minho si avvicinò di un passo, e io mi spinsi contro la parete, nel tentativo si allontanarmi.
    Il suo viso si avvicinò al mio orecchio, e sentii le pulsazioni del mio cuore aumentare all'inverosimile.
    Avrei voluto chiedergli cosa stesse cercando di fare, ma ero paralizzato.

    - Levati... - scollò a fatica. La sua voce era leggermente rauca e bassa, dritta dritta a soffiare sul mio orecchio destro. - ... questo profumo di dosso -, continuò. I miei occhi si spalancarono. - Mette la nausea -.

    Due secondi dopo nella stanza ero rimasto solo.

    ♪♫♪♫♪



    Entrai come un uragano nel bagno, spaventando a morte un Jonghyun vestito solo a metà che si rimirava nello specchio.

    - Yah! - urlecchiò. - Io non ho finito! -
    Non lo degnai di uno sguardo e gli ordinai di uscire.
    - Ma che succede? Perché sei così agitato? -
    - A qualcuno nausea il profumo che ho addosso, quindi sono qui per rimediare -.
    - Nausea? -

    Si avvicinò a me incuriosito, mi mise le mani sulle spalle e annusò vicino al collo, bagnato appena dai capelli ancora umidi.
    Rimase sospeso un silenzio strano, Jonghyun non si mosse.
    - Allora...? - lo incitai, sentendolo strano.
    - E'... buono -, scollò a fatica.

    Lo guardai stranito.
    - Stai ben- -, le parole mi morirono in bocca, quando la punta del suo naso scorse leggera sul mio collo, procurandomi la pelle d'oca.
    - Jjong... che... -
    - Non sapevo avessi un profumo così buono... -
    Il suo fiato sfiorò dolcemente la mia pelle, provocandomi i brividi.
    - E' solo una nuova linea di docciaschiuma -, balbettai. - Volevo solo provarlo -.
    - Mhm -, annuì distratto. - E' invitante... -
    - Invita...? -
    Trattenni il respiro.

    Me l'ero sognato o le sue labbra avevano appena lasciato un bacio sul mio collo?

    Tentai di allontanarlo da me, ma Jonghyun mi teneva con forza per le spalle.
    Perché mi trattavano tutti come una bambolina da sballottare a loro piacimento?!
    Il fatto che fossi più debole stava diventando davvero un peso.

    - Se hai bisogno di sfogare i tuoi istinti animali, ti prego di farlo con qualcun'altro...! - esclamai istericamente.

    Jonghyun spostò il viso, fino a fronteggiarmi, poi mi prese il viso con una mano e mi tenne fermo, avvicinandosi a me.

    - Allora smetti di risvegliarli -, soffiò, e poi successe ancora.
    Le sue labbra furono di nuovo sulle mie.

    Ero pronto ad accettarlo, lo faceva da ormai una settimana a questa parte, e ci avevo fatto quasi l'abitudine. Non ero capace di sfuggirgli, e in fondo aveva ragione: un bacetto da drama non poteva scandalizzarmi tanto. Avevo voluto dimostragli - e dimostrarmi - che nulla di tutto ciò mi turbava.

    Ma quando sentii le mie labbra bagnarsi della sua saliva, i miei occhi divennero grandi e tondi, il mio corpo fu percorso da uno spasmo.

    Terrorizzato, con una forza che non credevo di avere, lo spinsi via.

    Jonghyun mi guardò come se si fosse appena svegliato da un sogno, forse con un'espressione più sconvolta della mia.

    - Che diamine ti salta in mente, adesso?! - urlai.

    Jonghyun non seppe rispondermi, mi superò con passo incerto e biascicò un "Buonanotte", prima di sparire da quella stanza.

    - Jonghyun-ah! -
    Ma lui non tornò indietro.

    Furioso e sconvolto portai le dita sulle mie labbra ancora bagnate, e le pulii con il dorso della mano, con violenza, facendomi anche del male.

    Senza rendermene conto, nel giro di poco tempo, il mio viso diventò letto di un fiume di lacrime, e cominciai a singhiozzare col naso che colava.

    - Così non è corretto -, scollai. - Così non è giusto, hyung! -
    E non mi resi mai conto di non sapere a chi stessi riferendo quel lamento.





    Solo un'ora dopo, quando uscii da quel bagno, con addosso solo il solito profumo di pulito di sempre, una pubblicità che passava alla TV accesa in salotto - dove Taemin, Minho e Onew la stavano guardando - attirò la mia attenzione.


    Provate le nuova fragranza all'albicocca.
    Una vera pozione d'amore per chiunque vi stia intorno!
    La vostra pelle diventerà semplicemente irresistibile!
    BB, quello che gli uomini vogliono.




    Qualsiasi cosa ci fosse in quei prodotti, mi ripromisi di non usarli mai più.






    Note: Cioè, dopo aver scritto questo popò di roba, mi chiedo seriamente che finalità abbia questo capitolo. Okay, abbiamo capito cosa è successo esattamente a Minho e Taemin, abbiamo anche capito che Taemin non è uno che si innamora del primo che passa solo perché gli da un mano - in tutti i sensi, ma più scrivo più mi sembra di non arrivare da nessuna parte LOL
    Sarà che qui Jjong si è visto solo in fondo? D: Spero per lo meno che la loro scena sia stata sufficiente per farmi perdonare la precedente scena MinKey x°D Vi chiederete che cavolo doveva essere, ma mi limito a rispondere che era una cosa random frutto della mia frustrazione per tutto il materiale su loro due che c'è ultimamente D:
    Anyway, ci tenevo a dire che 1) a Taemin ho fatto il ramyon con l'uovo perché a me piace mangiarlo così LOL in genere non si mette, ma io sono particolare u.ù 2) Kibum è mentalmente instabile. Qualcuno mi ha fatto notare che alcune sue reazioni sono strane e fanno quasi ridere, ma c'è un motivo a tutto, e forse qui cominciate a intravedere qualcosa 3) la scena con Onew è lì, perché a mala pena l'ho nominato in tutta la fiction e mi mancava x°D Avremo occasione - spero - di goderci la sua presenza più avanti. Purtroppo per esigenze di copione, per ora è così D: 4) Minho che sta cercando di fare? Penso che non lo sappia nemmeno lui LOL.
    Il mio obbiettivo per questo capitolo era quello di renderlo erotico, sfruttando il profumo, ma non so se ci sono riuscita, sinceramente ._. Credo che avrei potuto fare di meglio, ma è stato davvero un parto scrivere questo capitolo x°D Non mi sento di aggiungere altro, anche se per la maggior parte è stato dialogato.
    Spero che a voi piaccia più di quanto piace a me <3


    CITAZIONE
    Un afrodisiaco (dal nome della dea greca Afrodite) è una qualsiasi sostanza assunta allo scopo, per lo più presunto, di esaltare la libido o migliorare le prestazioni sessuali (vincere blocchi e riluttanze, aumentare il desiderio, assicurare migliori prestazioni, ecc.).

    Da Wikipedia.
     
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
    사랑해, 바보 ♥


    Group
    DaBoss
    Posts
    9,725

    Status
    Offline

    Capitolo #10
    Il limite



    Presi un respiro profondo, prima di entrare nella stanza.
    Era ora di fare due chiacchiere con Jonghyun, non si poteva andare avanti così. Okay, mi stava bene l'essere amici e che gli piacesse dimostrare affetto in modo plateale, ma la cosa cominciava a spingersi un po' oltre, e con tutti i cambi rotta dei nostri compagni nel dormitorio, cominciavo a fare strani pensieri a proposito.

    Ero pronto ad affrontare qualsiasi cosa, ma ero stufo di non capire chi fosse Kim Jonghyun. Era così vicino... eppure la sua figura era allo stesso tempo impalpabile, sfuggevole come l'acqua.

    Abbassai la maniglia, più tranquillo dopo essermi lavato un'altra volta, ed entrai nella stanza, illuminata appena dall'abatjour sulla scrivania accanto al computer.

    Guardai immediatamente verso il letto di Jonghyun, trovandolo in posizione fetale, a fronteggiare il muro. I suoi occhi erano semi-aperti e la fronte aggrottata, ma non ero tanto sicuro non stesse dormendo: Jonghyun era famoso per la sua capacità di tenere gli occhi aperti anche quando dormiva.
    Era ancora a petto nudo, segno che appena era fuggito dal bagno si era sdraiato e non si era più mosso.

    Salii sul letto di Onew e mi avvicinai a lui, aggrappandomi al bordo del suo letto.
    - Jjong? - provai a chiamarlo, ma lui non reagì.

    Aggrottai la fronte, chiedendomi se fosse davvero possibile si fosse addormentato come se niente fosse.

    Posai una mano sul suo braccio - e per la prima volta mi resi seriamente conto di quanto fosse muscoloso rispetto al mio, secco - e lo scossi appena.
    - Jjong, dormi? -

    Lui continuò a non rispondere, il suo corpo immobile come una statua di marmo.
    Sospirai piano, indeciso se continuare a lasciarlo dormire oppure svegliarlo. Volevo parlare con lui, faccia a faccia, volevo... Beh, a dir la verità non ero troppo sicuro di quello che volevo dirgli. Probabilmente mi aspettavo di più che fosse lui a dire qualcosa a me, ma sapevo che Jonghyun era in grado solo di fare, non di spiegare: le cose dovevo capirle da me.

    Pensandoci seriamente, Kim Jonghyun era un vero mistero.
    Eravamo amici da anni, ormai, ma lui non si era mai scoperto davvero con me; al contrario, ero io quello che si era praticamente denudato di fronte a lui. Jonghyun conosceva ogni mia piccola debolezza, sapeva dove ero più sensibile quando mi toccava, sapeva riconoscere quello che provavo semplicemente ascoltando il tono della mia voce. Io di lui sapevo solo che era mio amico.
    Era strano, ma mi affidavo a questa consapevolezza come se fosse la verità più assoluta, il comandamento della mia Bibbia personale.

    Non gliel'avrei mai detto a voce, ma per me era importante. Il contatto fisico che c'era tra di noi lo era.
    Nonostante fosse normale - in Corea - dimostrare affetto per lo stesso sesso in modo aperto e plateale, io non ero in grado di farlo. Non ero capace di fare il primo passo, di dimostrarmi davvero affettuoso con qualcuno in questo modo. Non ne ero capace.
    Jonghyun era il mio contrario, per lui era fondamentale esprimere i suoi sentimenti con i gesti, o almeno questo era quello che pensavo. Forse il suo era solo un vizio? Non lo sapevo con esattezza.
    Di certo c'era che senza i suoi abbracci e le sue carezze non sarebbe più stato lo stesso. ... forse anche senza i suoi baci della buonanotte.

    Feriva il mio orgoglio ammetterlo, ma avevo pian piano cominciato ad apprezzare anche quelli.
    Una settimana era bastata per farmi smettere di scappare ogni volta che doveva darmi la buonanotte, anzi...

    Alla fine sospirai, rendendomi conto che i miei pensieri si stavano susseguendo per i fatti loro, e decisi di lasciarlo dormire.
    Ne avremmo parlato un'altra volta. Prima o poi avrei avuto le mie risposte, no? Prima o poi avrei capito Kim Jonghyun, e dire "è il mio migliore amico" non sarebbe più stato tanto strano.
    Per il momento, avrei dovuto attendere.

    Gli voltai le spalle, allontanandomi di un passo, ma già al secondo mi vidi costretto a fermarmi.

    Tornai a guardare la sua schiena ampia e scoperta mordendomi un labbro.
    Tanto dormiva, no?

    Feci quei due passi a ritroso e mi misi sulle punte per poterlo guardare in viso.
    La sua espressione sembrava più rilassata ora: i lineamenti erano distesi, gli occhi davvero chiusi e le labbra appena schiuse.
    Le nostre fan sostenevano che Jonghyun ricordasse un cucciolo, e forse ora capivo cosa intendevano, anche se ero convinto che la specie delle scimmie gli si addicesse di più.

    Avvicinai il viso al suo, e gli lasciai un bacio sulla guancia, indugiando qualche secondo sulla sua pelle calda.

    Mi sentivo davvero stupido a farlo, ma fintanto che lui dormiva e nessuno poteva vedermi credevo di potermelo permettere. Anch'io volevo dimostrargli di volergli bene, anche se era stupido, appiccicoso e veniva dalla giungla.

    - Buonanotte, scemo -, sussurrai con un sorriso.

    Mi allontanai appena e trattenni il respiro, col il cuore in gola, quando Jonghyun si mosse e si voltò verso di me, gli occhi aperti che mi fissavano seri.

    Deglutii un groppo misto di vergogna e spavento per la sorpresa.

    - S-scusa, non volevo svegliarti -, balbettai colto in flagrante.
    Jonghyun continuò a fissarmi senza dire nulla.

    Lo guardai stranito a mia volta. - Stai dormendo di nuovo ad occhi aperti? - domandai confuso.
    - Non stavo dormendo nemmeno prima -, rispose semplicemente, senza cambiare espressione.

    Oh, fantastico.
    Davvero fantastico, Kibum.


    - Non mi hai risposto -, gli feci notare. - Volevo parlare con te -.
    - E io non volevo farlo -.
    La mia bocca si aprì per ribattere, delusa, ma non ne uscì nulla di intelligente, solo un "Capisco" insapore. E per un momento mi chiesi se non fosse il caso di arrabbiarsi un po'. Perché quello a cui avevano cercato di ficcare una lingua in bocca ero io, ma quello dall'aria nera era lui?
    Il mondo girava seriamente al contrario.

    - Sfuggevole come al solito -, aggiunsi poi, più per dirlo a me stesso che a lui, ma Jonghyun non si lasciò sfuggire il mio commento.
    - Non avrei spiegazioni da darti -, disse con espressione crucciata. Improvvisamente non era più serio, sembrava piuttosto frustrato.
    - Appunto: come al solito -, ripetei alzando le spalle. - Perché dovrei stupirmene? -
    O perché dovrebbe deludermi tutte le sante volte?
    - E poi sembra essere colpa di quel profumo, no? Spiegato l'arcano mistero. Basta che non succeda più e sarà tutto come prima -.
    - 'Bumie... -

    Quando quel soprannome usciva dalle sue labbra sembrava sempre così maledettamente dolce da farmi star male. Non mi piaceva che mi chiamasse così. Volevo che tornasse ai suoi soliti "Kibum-ah": quelli erano la norma, quelli non mi facevano provare quella sensazione scomoda.

    - Mhm? -
    - Dormi con me stanotte? -

    Ridacchiai nervosamente, guardandolo male.
    - Che? -
    Ma Jonghyun non stava ridendo, mi stava guardando con espressione che mi fece chiudere la bocca immediatamente.
    - Non voglio che te ne vai... -
    - M-ma sono lì, Jjong -, gli feci notare indeciso, indicando il mio letto.
    - Troppo lontano -, commentò lui, e avrei voluto ribattere, ma il suo tono di voce non era scherzoso, piuttosto sembrava stanco. Sembrava avesse stampata in faccia la scritta "Bisogno di affetto", e fu più forte di me, non seppi resistere ai suoi occhi, alla fine accettai.

    Sospirai tremulo, mentre Jonghyun mi faceva spazio sul letto, alzando le coperte, e mi issai sul materasso, sdraiandomi poi accanto a lui.
    Non mi resi conto di quanto fosse effettivamente scomodo stare in due su un letto singolo, finché non mi ritrovai col viso a due centimetri dal suo, le nostre ginocchia che collidevano.
    Il suo respiro era caldo e calmo, e soffiava dolcemente sul mio viso, procurandomi il solletico.

    Cercai di allontanarmi un po', per lasciarci più spazio, ma un braccio di Jonghyun mi fasciò la vita, e mi tirò più vicino, facendomi trattenere il respiro.

    Il mio viso si ritrovò vicino al suo petto, le braccia intrappolate tra i nostri corpi, e le gambe perfettamente incastrate tra di loro.
    La pelle nuda di Jonghyun sapeva del nostro docciaschiuma e di sole. Era calda, quasi bollente e allo stesso tempo piacevole.

    - Jjong... Moriremo di caldo così -, cercai di fargli notare, ma lui di tutta risposta poggiò una guancia sulla mia testa e si immobilizzò così, in quella posizione.

    Rimasi ad occhi aperti a fissare di fronte a me, rendendomi conto improvvisamente e con imbarazzo, che poco più in basso, vicino alla mia bocca, c'era un suo ca... Serrai gli occhi, dandomi dell'idiota e mi ripetei mentalmente di dormire, anche se più passava il tempo, più credevo che non ce l'avrei mai fatta.

    Due minuti dopo, riaprii gli occhi, incapace di tranquillizzarmi.
    - Jjong... -
    Lui non rispose.
    Lo scossi un po', deciso a non farlo addormentare.
    - Jjong -, ripetei.
    - Che c'è? - soffiò.
    - E se ci vedono gli altri? Non pensi sia... strano? - azzardai.
    - Mhm... Che pensino quello che vogliono -.
    - Jjong... - mi lamentai, e alzai lo sguardo, con l'intenzione di chiedergli come facesse ad essere sempre così tranquillo.
    Ma forse non avrei dovuto farlo.

    I nostri visi si ritrovarono maledettamente vicini.
    Occhi negli occhi rimanemmo a fissarci senza muoverci di un millimetro, con i nostri nasi che si sfioravano.

    La mano di Jonghyun che poggiava sulla mia vita, si strinse attorno alla maglia del mio pigiama, facendo contorcere il mio stomaco, ma nessuno dei due si mosse ulteriormente.

    Poi il suo viso si avvicinò poco abbastanza da farmi sentire il calore delle sue labbra senza che mi stesse toccando.
    Le palpebre dei miei occhi si abbassarono leggermente, tremanti, e mi sentii come se mi avessero tolto la terra sotto i piedi.
    Qualsiasi fosse il motivo per cui non mi stavo allontanando, in quel momento mi sentivo solo di ringraziarlo.

    Lo aspettavo. Non so perché lo stavo aspettando, ma lo aspettavo. Aspettavo un bacio, sì. Perché l'atmosfera era quella giusta, perché mi sudavano le mani ed avevo caldo, perché avevo staccato il cervello e se voleva farlo era il momento giusto: non l'avrei mandato via.
    Aspettavo un bacio che comunque non arrivò.

    Jonghyun voltò il viso altrove, e con la sua mano mi abbassò la testa con dolcezza, riportandomi alla mia posizione iniziale.

    Non vedevo niente.
    Mi pulsavano le orecchie, avevo gli occhi sbarrati, e una strana sensazione si stava impadronendo di me.
    Se non l'avessi ritenuto impossibile, l'avrei chiamata delusione.

    - Dormi -, scollò a fatica. - Nessuno dirà niente -.
    - Jonghy--
    Jonghyun mi strinse così forte che cominciai a far fatica a respirare.
    - Per favore, dormi e basta -, mi pregò, e la sua voce mi fece venire i brividi. Perché sembrava soffrisse?
    - M-mi fai male -, soffiai.
    - In questo momento tu me ne stai facendo di più -, rispose in un sussurro, così piano che mi domandai se non me lo fossi immaginato, dato che il mio cuore copriva decisamente ogni rumore udibile.
    - C-cosa? -
    - Dormi, 'Bumie -, ripeté.
    - Ma- -, cercai di protestare, ma Jonghyun mi stava già facendo voltare dall'altra parte.
    In men che non si dica la mia schiena fu contro il suo petto, e di fronte a me la stanza vuota.
    Le sue braccia mi fasciarono di nuovo, e le sue mani si intrecciarono sulla mia pancia.
    - 'Notte -, soffiò.

    Portai una mano al cuore e fissai semplicemente davanti a me.
    - 'Notte... –

    ♪♫♪♫♪



    Contro ogni pronostico, quella notte dormii tranquillamente e come un sasso. Non sentii i nostri compagni entrare nella stanza, non feci incubi, non sentii caldo.
    Mi addormentai e non mi svegliai fino al mattino.

    Quando aprii gli occhi, per un momento mi chiesi perché vedevo il mio letto e non ero sul mio letto. O ancora perché fossi in grado di vedere Minho sbuffare di tanto in tanto nel sonno, e non invece un disordinato Taemin accoccolato attorno al cuscino.
    Ma non ci volle molto prima che tutti i miei sensi cominciassero a rispondere e la mia mente mi ricordasse che ero ancora tra le braccia di Jonghyun.

    Pensavo di essere troppo addormentato per agitarmi, ma il mio stomaco si contrasse immediatamente, quando tornai a rendermi conto che Jjong mi stava ancora stringendo, e che quello che sentivo sul collo, e che con tutta probabilità mi aveva svegliato, era il suo respiro.

    Adesso sì che avevo caldo.

    Non sapevo che ore erano, ma considerato che Jonghyun aveva una sveglia che gli suonava praticamente nelle orecchie tutte le mattine e io non l'avevo sentita, non dovevano ancora essere le sei.

    Stavo lentamente prendendo in considerazione di alzarmi e sgattaiolare fino al mio letto, ma appena cercai di muovermi, Jonghyun si mosse con me e strinse più forte, mugugnando qualcosa di incomprensibile nel mio orecchio.

    Per un momento pensai si fosse svegliato, poi mi resi conto che oltre che dormire con gli occhi aperti, Kim Jonghyun parlava nel sonno.

    Espirai piano, cercando di pensare ad un modo per sfuggire dalla sua presa di ferro, ma proprio mentre avevo cominciato a prendere in considerazione l'idea di staccare dito per dito le sue mani dalla mia pancia, la voce di Jonghyun mi paralizzò.

    - Fermo... -
    La sua voce era roca e impastata, e sentirla così vicina mi fece rabbrividire.
    - Jjong... E' mattina e vorrei tornare nel mio letto -, sussurrai, ma da parte sua non venne risposta.
    - Jjong? -

    Un gemito mi fece ghiacciare il sangue nelle vene.
    Perché era un gemito che avevo sentito, vero?

    - J-Jjong? -, riprovai, e Jonghyun si mosse, facendo scontrare le ginocchia con le mie gambe e spingendosi completamente addosso a me.
    I miei occhi si spalancarono quando mi resi conto che c'era qualcosa che non andava. C'era una cosa che non andava che premeva contro le mie natiche.

    Okay, non mi aspettavo che Taemin fosse l'unico a soffrire di questi problemi - eravamo maschi, in fondo -, ma ritrovarmi il problema addosso era un altro paio di maniche.

    Mi sentii montare da un moto di vergogna tremendo, che paralizzò ogni mio arto e ogni mia protesta.
    Jonghyun stava evidentemente sognando, e io ero nel posto sbagliato al momento sbagliato.

    Ma il peggio del peggio fu sentirlo muoversi ancora.
    Finché stava fermo potevo accettarlo, giuro che potevo. Eravamo due maschi: tutta natura, no?
    Ma sentirlo strusciarsi addosso a me...

    - Jjong! - urlecchiai con voce strozzata, ma al più alle sue orecchie doveva essere arrivato qualcosa di simile ad uno squittio.

    Calma, dovevo stare calmo.
    ... Oh Cristo. Era normale che fosse così duro?
    Questa me l'avrebbe pagata da sveglio. Non esisteva che mi stava usando come... Non sapevo nemmeno come definirmi.

    - Stupido scimmione! - sibilai imbarazzato da morire. - Guarda in che razza di situazion- -
    Le sue mani si mossero sul mio corpo, e il mio stomaco si ritrovò sottosopra, dolorante come non l'avevo mai sentito, il respiro di Jognhyun si era fatto più pesante e veloce.

    Qualsiasi cosa stessi provando, stavo cominciando a preoccuparmi.
    Perché era così piacevole quella sensazione...?

    Approfittando della sua presa meno ferrea di prima, mi voltai verso di lui, con l'intenzione di allontanare il mio sedere dalla sua...insomma, la sua erezione. ... e di spingerlo via con le mani, magari di svegliarlo e far vergognare lui un briciolo di quanto mi stavo vergognando io.

    Se fossi stato un tantino più sveglio, mi sarei reso conto che avere Kim Jonghyun che ti ansima in faccia non è esattamente qualcosa di ignorabile. Non che potessi saperlo, comunque. Immaginarmelo in certe situazioni non era il mio hobby, per lo meno.

    Nonostante Jonghyun non avesse più nulla su cui strusciarsi, il suo sogno non sembrava essersi tranquillizzato.
    Vederlo in faccia fu molto più scandalizzante che l'avere la sua erezione premuta addosso.
    Stava sudando un poco, la fronte era aggrottata e le sopracciglia quasi si univano nel centro, gli occhi erano serrati e la bocca semiaperta.
    Qualsiasi cosa stesse sognando, non doveva essere particolarmente tranquillo.

    Fu più forte di me, gli sfiorai la fronte con dito, e il suo viso si rilassò appena, come se gli avessi fatto una carezza vera, le sue labbra si arricciarono in un broncio dolcissimo.

    - Perché è sa ieri sera che mi sembri indifeso e sperduto, eh? - soffiai.

    E io da quando parlavo con quel tono sdolcinato?!

    Mi tappai la bocca e spinsi via Jonghyun come era nelle miei intenzioni all'inzio, e, finalmente, dopo tanta fatica, riuscii a sfuggire alla sua presa.

    Fu proprio quando mi misi finalmente a sedere, pronto a scendere da quel letto, che la sveglia cominciò a suonare.

    Vidi i nostri compagni girarsi dall'altra parte e continuare a dormire, mentre il braccio di Jonghyun si mosse per spegnerla.
    - Ah, cazzo... - lo sentii mugugnare affondando la faccia nel cuscino. - Sempre sul più bello -, si lamentò.

    Alzai un sopracciglio, guardandolo ironicamente. Sempre sul più bello, eh?

    - Mi chiedo vivamente cosa stessi sognando di così eccitante -, commentai. - O chi -.
    Jonghyun riemerse dal cuscino con uno scatto, puntando gli occhi su di me e trattenendo un urlo da ragazzina quando mi vide di fronte a lui.
    - Che ci fai qui?! -, esclamò a bassa voce, coprendosi con le lenzuola nei punti... sospetti?
    Roteai gli occhi. - Come se avessi dormito con te per volere mio! - ribattei.
    - Ah-ah... è vero -, balbettò con un sorriso storto. E potei vedere la consapevolezza farsi strada nei suoi occhi. Vidi la sua mente ricostruire il fatto che sì, lui se ne stava con un'erezione sotto le coperte, e sì, sotto le coperte fino a pochi minuti prima c'ero anch'io, ed io ero sveglio. - O-oh -.

    Mi venne una voglia incontenibile di ridergli in faccia, ma mi trattenni portandomi una mano davanti alla bocca. - Tranquillo, non ho sentito nulla. Ho come l'impressione che tu ce l'abbia proporzionato alla tua altezza -.
    Ah, la vendetta. Dolce, dolcissima vendetta.

    - Yah! - urlò offeso.

    Sotto di noi sentii un tonfo e guardai stranito in basso. - Che era? -
    - Taemin che mi picchia nel sonno quando faccio rumore -, rispose tranquillamente Jonghyun. - Yah, non cambiare discorso! -

    Lo guardai con un sogghigno. - Vogliamo continuare a discutere di quanto ce l'hai piccolo o posso svegliare tutti? Sai com'è, dobbiamo prepararci -.
    - Kim Kibum...! -
    - Con permesso -, mi congedai, prendendolo bellamente in giro, e scivolai giù dal suo letto, lasciandolo incredulo e incapace di seguirmi - troppe prove in vista - sul suo letto.

    - Svegliali tu -, cambiai idea con nonchalance. - Io vado a preparare da mangiare -.
    E prima che potesse rispondermi, fui fuori dalla stanza, una mano sul cuore e lo stomaco chiuso.

    Io non ci stavo pensando.
    Giuro, non stavo pensando proprio a niente.

    ♪♫♪♫♪




    Il resto della giornata fu un incubo.
    E non per il trilione di impegni che riempivano la nostra schedule, ma per un Taemin che di qualsiasi cosa si parlasse, terminava con uno "Ma hyung, perché avete dormito insieme stanotte?".

    Minho e Onew non si erano preoccupati di affrontare l'argomento, ma ovviamente non potevo sperare che nessuno lo accennasse.
    A dirla tutta io e Minho a mala pena ci guardavamo, e hyung... Beh, hyung era alquanto ambiguo. Non poteva essere che non si fosse accorto, ma faceva comunque finta di non sapere, non sentire e non vedere. Qualsiasi fosse il motivo, lo ringraziavo per la sua discrezione.

    Taemin lo chiedeva innocentemente, non c'erano insinuazioni nella sua voce, ma il rievocare continuamente tutto quello che era successo mi aveva procurato i nervi a fior di pelle. A volte mi chiedevo se il Taemin notturno e quello alla luce del sole fossero la stessa persona, perché ero certo che se mi avesse fatto quella stessa domanda ad un'ora più tarda, non sarebbe stata così piena solo di curiosità e perplessità.
    Soffriva di doppia personalità, per caso?

    Alla fine, per tutto il giorno avevo evitato di rispondere, cominciando altri discorsi, ma Taemin non sembrava demordere.
    E cosa gli dovevo dire?
    Nemmeno io sapevo perché io e Jonghyun avevamo dormito insieme, infondo. Lui non mi aveva detto perché, mi aveva detto di farlo. E basta.
    Come faceva sempre, insomma.
    E come sempre quello a cui toccava dare spiegazioni che non c'erano ero io.

    Sospirai esausto sedendomi sul divanetto nel nostro camerino.

    Taemin era impegnato a farsi sistemare i capelli, Minho guardava qualcosa al cellulare, e Jonghyun ascoltava tranquillamente della musica dal suo Mp3.
    Vicino a me, invece, Onew se ne stava tranquillo a guardarsi in giro.

    Lo guardai per un secondo, domandandomi perché io non potessi avere quell'aria così serena sempre e comunque. Quanta invidia.
    Non c'era nulla che non mi piacesse di Onew. Lui era davvero lo hyung perfetto - a differenza di un certo nano -. Solo guardare il sorriso che aveva stampato in faccia mi fece stare un po' meglio.

    - Hyung -
    Onew si voltò verso di me.
    - Facciamo scambio -, proposi con un lamento. - Io divento te e tu diventi me per le prossime due ore, che ne dici? -
    E rispondi a Taemin, e litighi con Minho e ti stacchi di dosso un Jonghyun da crisi d'astinenza.
    Onew mi guardò come se avessi detto un'eresia. - Proprio io? - domandò incredulo, sempre senza perdere il suo sorriso.
    - Sì, voglio una vita calma come la tua -, piagnucolai.
    E il suo sorriso si fece improvvisamente diverso, dolce come il miele, forse di più, non il solito sorriso aperto e vivace.
    Come se stesse sorridendo a un bambino che diceva di voler diventare grande, senza sapere cosa significasse.

    - Ragazzi, fra due minuti siete in onda! -
    Un ahjusshi dello staff ci avvisò cacciando la testa nel nostro camerino, e distraendomi dalla mia piccola discussione con Onew.

    - Si va in scena! - esclamò Jonghyun alzandosi dalla sedia con le rotelle su cui se ne stava seduto, e levandosi le auricolari dalle orecchie.
    Minho si alzò silenziosamente a sua volta e lo seguì, uscendo insieme a lui dal camerino.

    -Yeah! - ribattei con voce convinta, nonostante non fossi dell'umore.
    L'idea di salire sul palco mi metteva sempre l'adrenalina.
    Le fan che stavano sedute a guardarci, che urlavano i nostri nomi mentre noi ballavamo, le telecamere e le luci... Era tutto meraviglioso. Più stavo sul palco più mi rendevo conto che era il mio mondo. Mi sentivo potente, mi sentivo amato. Ma più di tutto mi sentivo di amare il Key del palcoscenico, impeccabile e preciso, in grado di trovare sempre la telecamera con lo sguardo.

    Kibum e Key non erano due persone diverse. Key aveva solo meno cose a cui pensare e si poteva concentrare sull'essere tutto quello che amavo.
    Key non aveva passato e non aveva futuro, solo il presente. Esisteva nel momento in cui prendevo in mano un microfono, nel momento in cui potevo sorridere ad una telecamera e parlare con un intervistatore, quando di nascosto una fan mi filmava col cellulare.
    Kibum sentiva e provava, Key faceva sentire e faceva provare.

    Key era la chiave, non poteva essere aperta. Kibum invece sì.

    ♪♫♪♫♪



    Ci esibimmo con Nunan Nomu Yeppo e Love Like Oxygen, il nuovo brano estratto dal nostro primo Repakaged Album, A.Mi.Go., ma per la maggior parte del tempo restammo seduti con gli altri idol a goderci esibizioni altrui.

    Fu a quel punto della giornata, stanco e accecato dalle luci, che il mio cervello cominciò a disconnettersi.
    Presto, senza rendermene davvero conto, i miei occhi smisero di mettere a fuoco il palco, e presi a fissare il vuoto.

    E poi arrivò tutto assieme: i pensieri, le domande, i ricordi.
    Non mi ero scordato di quella mattina, proprio no. L'avevo solo messa da parte, come si addiceva ad un professionista, ed avevo fatto il mio lavoro; adesso che il lavoro stava per finire, la vita privata tornava indietro come un boomerang. Jonghyun tornava ad essere il mio eterno punto di domanda.

    Per quanto cercassi di evitare di pensarci, non riuscivo a togliermi dalla testa l'espressione di Jonghyun mentre dormiva, e la sua voce dritta dritta nelle orecchie.
    Credevo davvero di avergli sentito fare qualsiasi tipo di suono con quelle labbra, ma no, non l'avevo mai sentito gemere.
    E il solo ricordo mi faceva venire i brividi.

    Strano era strano, ma avrei dovuto riderci su e superarla; invece il tono profondo e rauco della sua voce continuava a rimbombarmi in testa come un disco rotto.
    Forse Taemin non era stato il mio unico incubo quel giorno. Anzi, forse non era stato un'incubo e basta; forse i nervi a fior di pelle li avevo per tutt'altro motivo.

    - Sei distratto -.
    Saltai sul posto, colto di sorpresa dalla voce di Jonghyun così vicina.
    Mi volta verso di lui, trovandolo a pochi centimetri da me.
    Non che ci fosse qualcosa di strano: la musica era davvero forte.

    - Eh? A-ah, sono stanco -, risposi poco convinto.
    Jonghyun portò una mano dietro il mio collo e mi attirò a sé.
    - Non ti sento! -
    Mi avvicinai quindi anch'io al suo orecchio. - Ho detto che sono stanco! - ripetei.

    - Sembri teso -, notò lui, poi.
    Scrollai le spalle, come per riferirgli che doveva essere per lo stesso motivo - anche se non era vero per niente -, ma Jonghyun sembrò voler trovare una soluzione: con una mano, cominciò ad accarezzarmi un orecchio e il collo.

    Divenni un fuso nel giro di un secondo.
    Se quella era la sua idea per farmi rilassare dovevo riferirgli che era pessima! Bocciata, boccia-

    - Oddio -, sfiatai, per poi mordermi il labbro inferiore con forza.
    Non avevo idea che le mie orecchie potessero essere così sensibili al tocco altrui...!
    Era così... maledettamente piacevole.

    Il pollice di Jonghyun mi sfiorava la pelle così dolcemente che sentii le gambe farsi via via sempre più molli, ritrovandomi a ringraziare il cielo di essere seduto.

    Tentai di tenere aperti gli occhi, ma dopo poco tempo le palpebre cominciarono a tremarmi e finii per chiuderli, lasciando andare un sospiro tremulo e appagato.
    Qualsiasi cosa avesse in quelle mani, Kim Jonghyun mi faceva impazzire.
    E non era la prima volta.
    Quando era lui a toccarmi non riuscivo mai a ribellarmi, ogni fibra del mio corpo smetteva di rispondere al mio cervello, e si lasciava semplicemente andare al suo tocco.
    Era così frustrante...

    E allo stesso tempo, il suo pieno controllo su di me, risultava eccitante.

    Mi scansai dal suo tocco con uno scatto, rimettendo improvvisamente a fuoco il mondo attorno a me.

    Ma che stavo facendo...?

    Jonghyun mi guardò perplesso, ma io non gli diedi spiegazioni: forse anch'io potevo cominciare a fare come lui.

    - Devo andare al bagno -, farfugliai invece, cercando di usare un torno di voce abbastanza alto da essere sentito.
    Jonghyun annuì. - Ti accompagno! - si propose.

    Giuro che avrei potuto picchiarlo quando lo disse.
    Kim Jonghyun non alzava mai il suo culetto d'oro per accompagnarmi! In genere dovevo andare da Onew-hyung e trascinarlo con me, e la volta che volevo andarci da solo si offriva volontario?! Ma lo faceva apposta?!

    Cercai di farlo desistere dalla sua intenzione, dicendogli che potevo benissimo arrivarci da solo, ma Jonghyun non mi ascoltò e si alzò.
    - Allora? -
    E mi vidi costretto a seguirlo.

    Per andare al bagno dovevamo tornare al nostro camerino, per cui percorsimo i corridoi in silenzio, aspettando di vedere la porta con attaccato il foglio col nostro nome.

    Jonghyun sembrava tranquillissimo: aveva gli angoli della bocca all'insù e camminava da pinguino come sue solito.
    Io, invece, era già bello che mi reggessi in piedi e non lo stessi prendendo a calci.

    Non che lui avesse fatto qualcosa di strano o diverso dal solito, ma le mie reazioni stavano cominciando a preoccuparmi.
    A dir la verità, non riuscivo più a trovare il limite dell'essere migliori amici. Cosa implicava esattamente? Davvero potevamo essere così vicini e considerarlo normale?
    Secondo Jonghyun sembrava di sì. Io, dal canto mio, ero ogni giorno più confuso.

    Quando arrivammo ai camerini cercai di scollarmi Jonghyun di dosso con urgenza.
    - Vado in bagno -, lo avvisai, deciso a restarci dentro per dieci minuti al minimo. - Se vuoi puoi tornare indietro, non penso tornerò in sala -.
    Ma lui non sembrava avere le mie stesse intenzioni.

    - Non c'è nessuno -, notò.
    - Beh, sono tutti a vedersi lo spettacolo, noona compresa -.
    Che razza di constatazione era? Chi si aspettava di trovare? Babbo Natale?

    - 'Bumie... - la sua voce e la sua espressione erano improvvisamente mutate.
    Se prima sembrava la persona più tranquilla e serena del pianeta, ora aveva ancora quell'aria combattuta che gli avevo visto sul viso solo la sera prima.
    - Cosa? -

    Jonghyun mi si avvicinò un po', fino ad arrivare di fronte a me, e la sua vicinanza mi fece stringere una mano attorno alla stoffa della maglia che portavo.
    Non c'era niente da fare. Quando Kim Jonghyun usava quel nomignolo, potevo aspettarmi di tutto. Lo sapevo. E non sapevo se ne ero più spaventato o... o.

    - Scusami -, disse poi.
    Lo guardai confuso per un istante. - Per che cosa? -
    - Per ieri sera, per stamattina... - rispose incerto e imbarazzato.
    - Oh... Non è successo nulla, tranquillo -, lo rassicurai, ma non so se risultai convincente. Per qualche motivo la mia voce non ne voleva sapere di avere un tono normale, e se ne stava una tonalità più in alto, facendomi sembrare un perfetto stupido.

    Una mano di Jonghyun fu improvvisamente dietro il mio collo, facendomi squittire per la sorpresa.
    Perché reagivo così...?!

    Mi tirò più vicino, come faceva sempre, con tutti, quindi non mi scansai, non lo fermai.
    Era una cosa normale. Jonghyun lo faceva in continuazione. Non era strano, non era...

    - Ma soprattutto per questo -.

    Non era un bacio.

    Le sue labbra lambirono le mie quasi con violenza, come se lo stesse aspettando da troppo tempo.

    Non ebbi tempo di ragionare, di realizzare, che le mie labbra furono schiuse, la sua lingua incontrò la mia, facendomi spalancare gli occhi. Calda, morbida e bagnata.
    Si scontrarono, scivolarono l'una sull'altra, assaporandosi.

    E non lo mandai via.
    Non ce la feci.

    I miei occhi rimasero socchiusi, mentre Jonghyun mi baciava senza che riuscissi a reagire.
    Succhiò le mie labbra dolcemente, facendomi sospirare.

    - Baciami, 'Bumie -, sussurrò sulle mie labbra. - Sto ancora aspettando il mio bacio -.

    E a quel punto mandai all'aria tutti i miei buoni propositi.

    Afferrai Jonghyun per il collo della maglietta, serrai gli occhi, e lo baciai.
    Mai avrei pensato di farlo, ma mi ritrovai io stesso a cercare la sua lingua, nella sua bocca.
    E con due come noi, nessuno dei due pronto a lasciare il comando all'altro, finì per essere ancora più violento del precedente, tanto che mi dimenticai di respirare.

    Fu una guerra, non un bacio.
    Fummo così rudi, che finimmo per ritrovarci per terra, lui sopra di me, le mie mani ancora chiuse intorno alla sua maglia.

    Tutto il mio corpo fu percorso da uno spasmo, mentre Jonghyun si sistemava meglio per non schiacciarmi, mentre inclinava la testa per incastrare meglio le nostre labbra.
    Qualsiasi cosa ci stesse passando per la mente - se qualcosa c'era -, nessuno dei due sembrava volersi fermare. Io...

    Fermami se non vuoi.



    I miei occhi si spalancarono all'improvviso, sentendo quella voce.

    Fermami se non vuoi.



    Lo sapevo.
    Adesso ricordavo.
    Sapevo perché...!



    Il limite era questo.







    Note: E finalmente posto un capitolo dove si arriva da qualche parte! *balla*
    Non posso credere di essere stata così veloce, ma, seriamente, mi stava troppo sulle balle lo scorso capitolo D: Cioè, troppa roba di contorno e niente Jonghyun. Allora ho deciso di rimediare con questo u.u
    So che vi ho lasciati un'altra volta con un mistero alla fine, ma capitemi, per me funziona così XD Ne riparleremo nel prossimo u.ù
    So che avevo un sacco di cose da dire, ma come sempre le ho dimenticate tutte .-. Al massimo ci rivediamo nelle prossime note.
    Spero che vi sia piaciuto, e di vedere tanti bei commenti u.u
    <333333
     
    .
  12.  
    .
    Avatar

    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
    사랑해, 바보 ♥


    Group
    DaBoss
    Posts
    9,725

    Status
    Offline

    Capitolo #11
    Fermami se non vuoi





    Non avevo mai pensato che amare di più il proprio sesso del sesso opposto fosse un problema.
    Non sapevo com'ero arrivato alla conclusione che potessi considerarla una cosa normale, avevo solo la sensazione di esserci cresciuto. Cresciuto guardando gli altri. E facendo finta di non esserci in mezzo anch'io.

    Le labbra di Jonghyun erano dolci, sapevano di zucchero, forse per il ciupa-ciupa che aveva tenuto in bocca tutto il tempo prima dell'esibizione.
    Fatto sta che sarei stato a baciarle tutta la vita, se avessi potuto; se non mi fossi ricordato di quel sogno e non avessi capito; se non fossi stato uno spaventato ragazzino di quattordici anni ancora a piangere nel suo letto. Solo.

    Le labbra di Jonghyun erano così fottutamente dolci e morbide che se fossi stato un Taemin in un bagno non avrei esitato a succhiarle forte, a legare le braccia dietro il suo collo e a lasciargli fare tutto quello che credeva.
    Ma io ero Kim Kibum.
    E Kim Kibum aveva in testa troppe altre cose perché l'istinto appena risvegliatosi potesse prevalere.
    Kim Kibum era spaventato da morire.

    Poggiai le mani sul petto di Jonghyun, che sembrava non aver notato il cambio di atmosfera, e lo spinsi via tremante, quasi senza forze.

    Lui riaprì gli occhi e li fissò nei miei, mentre il suo petto si alzava e abbassava velocemente.
    Vedere le sue labbra rosse e umide, fu forse più sconvolgente che averle baciate.
    Il suo sguardo appannato era impossibile da reggere.

    Ma poi tornò lucido, all'improvviso, e il suo viso si contrasse in un'espressione piena di preoccupazione. Non capii il perché di quegl'occhi tristi, finché un suo pollice non passò sulla mia guancia per portare via delle lacrime.

    Seguii senza fiato il suo movimento, e mi sentii ancora più scosso quando mi resi conto di aver pianto tutto il tempo. Che stavo piangendo anche in quell'istante.

    Jonghyun schiuse le labbra per dire qualcosa, ma lo interruppi, portandomi lontano dal suo corpo e mettendomi immediatamente in piedi sulle gambe instabili, molli, che sembravano non avere momento migliore per mettersi a formicolare.

    Ci scambiammo uno sguardo confuso e urgente, senza che nessuno dei due riuscisse a dire davvero qualcosa, e, nel giro di un secondo, fui fuori da quella stanza, prima camminando, poi correndo per il corridoio, fino al di fuori dell'edificio.

    Ad un certo punto credetti di sentire la voce di Jonghyun urlare il mio nome, ma non mi fermai, anche se non sapevo nemmeno dove stavo andando.

    Alcuni dello staff mi guardarono perplessi, urlandomi se mi serviva un ombrello, ma neanche a quel punto riuscii a fermare la mia corsa. Come se dovessi andare a salvare qualcuno e non avessi tempo da perdere.
    Lasciai semplicemente che la pioggia fitta facesse di me un patetico ragazzino bagnato, tra le strade di Seoul.

    Qualche passante si girava a guardarmi, altri erano troppo impegnanti nelle loro faccende: chi a cercare di riparasi dall'acqua, chi a guardare vetrine illuminate sotto i portici; ma nessuno vedeva Key degli SHINee. E io non mi ero mai sentito più lontano da lui come in quel momento.

    Non odiarmi per questo...



    La voce di hyung era miele nelle mie orecchie, amaro sulla lingua, lama affilata nella testa.
    Risentirla era come fare un salto nel tempo, come tornare bambini.

    Mi tappai le orecchie, forte, sperando che la smettesse, che se ne andasse di nuovo come aveva fatto quella notte, ma dentro di me sapevo che non mi aveva mai veramente lasciato: era solo rimasto in silenzio, nel buio, aspettando l'occasione giusta per tornare e fare dei miei sforzi fumo e cenere.

    Ti prego, non farlo mai.



    Ma io ne avevo da vendere di odio per lui.
    Un oceano di veleno da sputargli addosso, e tutto il catrame che annidava nel mio cuore da regalargli.
    Così sarei tornato pulito e sarei stato quello che sognavo di essere, e non solo l'ombra di un nome d'arte che amavo.

    Se hyung avesse potuto essere una persona reale e non il frutto della mia solitudine più nera, a quell'ora avrei fatto piangere lui al posto mio.
    Ma lui c'era solo nella mia testa, e io non potevo nemmeno sfiorarlo.
    Anche se lui lo poteva fare con me.

    Non so quanto corsi, prima di cominciare a rallentare.
    Il mio respiro era veloce e affannato, l'acqua mi scorreva dal collo giù per tutta la schiena, facendomi tremare di freddo, e non sapevo più se stavo ancora piangendo o la mia vista era appannata per via della pioggia e della stanchezza.
    Per quello che riuscivo a capire in quel momento, mi trovavo nel bel mezzo di un parco, ma non sapevo né quale fosse, né che strada avevo fatto per arrivarci. Era deserto.

    Mi fermai nel mezzo di quel luogo, illuminato da dei lampioni e cercai di recuperare il fiato, e più di tutto di recuperare la ragione.

    - Ma che sto facendo...? -

    Sorrisi al buio, ridendo di me stesso, ridendo delle mie reazioni esagerate, del fatto che fossi fradicio in un posto sconosciuto, e non sapessi come tornare indietro.
    Risi del fatto fossi esattamente come non dovevo essere: il famoso scarto di cui tutti avevano sempre avuto vergogna, compreso me stesso.
    E anche dopo averci provato, ero ancora a piangermi addosso.

    - Non potresti essere più patetico di così, Kim Kibum -, sussurrai, ma la mia voce si spezzò a metà, e il mio viso finì per contrarsi una smorfia di pianto.

    Mi arrotolai su me stesso, abbassandomi e afferrando le ginocchia con le braccia, e lui fu ancora lì, sopra di me, ad aspettare un permesso che avrebbe sempre ricevuto.
    Ogni santa notte di ogni santo giorno, se me l'avesse chiesto.

    Adesso sapevo perché della mia febbre nervosa, perché la mia voglia di scappare dal tocco altrui.
    Io non volevo ricordare.
    Ma anche in quel momento, ero sicuro che non stessi ricordando affatto tutto.

    Hyung, la notte che aveva smesso di essere il mio amico immaginario, mi aveva rivelato una cosa che non avevo mai accettato.
    Mi aveva detto quello che io avevo cercato più di tutto di ignorare, anche se per me non c'era niente di male, anche se per me era normale.
    Qualsiasi cosa mi avesse portato ad odiare quella rivelazione, era ancora lì, dentro di me, e mi stava graffiando da dentro, strisciando in una memoria che non mi veniva incontro, in una testa che pulsava forte.

    C'era nero dove aleggiava il mio perché. Non c'era risposta alla mia domanda.
    Il sogno era solo la conclusione di qualcosa di molto più grande. La mia paura non poteva essere nata dal nulla.

    E intanto il ricordo di hyung sopra di me esattamente come lo era stato Jonghyun pochi minuti prima continuava a ripetersi nella mia testa.

    Hyung che compariva all'improvviso, che mi coccolava come sempre, tra le sue braccia, anche se ormai avevo quattordici anni, non ero più un bambino, e lui non doveva era più tanto più grande di me: lui era rimasto sempre lo stesso, mentre io ero cresciuto. Con i suoi occhi grandi e magnetici, i capelli scuri un po' troppo lunghi, le labbra piene, il viso proporzionato e incredibilmente bello.
    La sua voce era molto più calda di come avrei mai potuto immaginare.

    Se fosse stato un momento normale, se fossi stato a mente lucida, avrei pensato che la mia fantasia era il luogo più meraviglioso del mondo, che doveva essere molto più fervida di quanto avrei mai potuto credere.

    Hyung quella sera non mi aveva toccato come sempre. Quella sera mi aveva scostato i capelli, accarezzato le orecchie, poi le braccia, col dorso delle dita, sfiorandomi appena, facendomi rabbrividire e restare immobile, appagato da quelle strane, nuove attenzioni.
    E poi, piano, con dolcezza, mi aveva fatto stendere sul letto, guardandomi con gli occhi più supplicanti che avessi mai visto.
    Avevo voluto rialzarmi, chiedergli perché mi stesse guardando così, ma lui mi aveva fermato. "Non muoverti", avevo pregato.
    Poi si era avvicinato al mio orecchio: "Il tuo segreto... rimarrà rinchiuso in questa stanza", così aveva detto.
    Anche se il segreto era nostro e non solo mio. Anche se eravamo stati in due a mangiarci la pelle, a marcare il territorio sul corpo nudo dell'altro.
    Mi aveva chiesto di fermarlo se non volevo, ma avrei proprio potuto picchiarlo per quanto lo odiavo, per quanto diamine aveva l'abitudine di prendermi in giro.
    Me l'aveva detto come se potessi seriamente farlo, come se avessi potuto rifiutare i suoi baci, le sue mani, qualsiasi cosa di lui.

    Poi mi aveva pregato di non odiarlo, quando tutto era finito, quando aveva dovuto andarsene e lasciarmi solo su quel letto.
    Ma lui mi aveva appena detto che sì, mi piaceva il mio stesso sesso, mi aveva lasciato ad affrontare questa consapevolezza con le mie sole forze, si era preso quello che voleva e aveva lasciato il lavoro più disgraziato a me. E pretendeva che non l'odiassi?

    Ma io mi ero risvegliato in un'altra stanza, e lì, da mia nonna, il segreto di cui aveva parlato, non esisteva: avevo semplicemente rimosso tutto, compreso ciò che mi aveva fatto desiderare di averlo. Il suo viso, i suoi occhi, la sua voce... tutto era diventato solo un ricordo lontanissimo e sbiadito.
    Avevo dimenticato di odiare lui, odiare qualsiasi cosa lo ricordasse.

    Almeno finché Kim Jonghyun non aveva riportato a galla tutto.


    ♪♫♪♫♪



    - Io l'ammazzo -, la voce di Jonghyun proveniva dal salotto, dove sembrava si fossero riuniti tutti. Lo vedevo andare avanti e indietro per la stanza con un'espressione furiosa sul viso. - Giuro che appena rimette piede in questa casa lo... Non so nemmeno cosa gli farò! - esclamò.

    Chiusi la porta alle mie spalle e mi tolsi silenziosamente le scarpe.

    Seduto sulla sinistra del divano - l'unico pezzo che ero in grado di vedere da dove mi trovavo -, Minho se ne stava con la testa poggiata sulla testiera, guardando in alto e sbuffando di tanto in tanto, come se fosse stufo di sentire Jonghyun blaterare in quel modo.

    - Come gli salta in mente di sparire così?! Poteva chiamare e dire che sarebbe tornato tardi, poteva... poteva...! Argh! -
    Rabbrividii al pensiero che da lì al giro di un minuto mi avrebbe urlato addosso cose poco carine, ma la colpa era sua, quindi non accettavo ramanzine. Proprio no.

    - E poi guardate quanto piove! Sicuramente non avrà l'ombrello e con il suo spiccato senso dell'orientamento si sarà sicuramente per- -
    - E allora vallo a cercare, diamine! - La voce di Minho lo interruppe come uno schiaffo. - Stai qui a lamentarti da due ore, ma non ti è proprio venuto in mente di inseguirlo quando è sparito, giusto?! Che stavi facendo, esattamente? Siete andati in bagno assieme e poi se n'è andato così, perché gli è girato?! Non prendermi in giro, hyung. E poi non so nemmeno perché me ne sto ancora qui ad ascoltarti e non lo sto cercando io. Giuro, non so perché sto aspettando che tu ti dia una svegliata e vada a prenderlo! -

    Trattenni il respiro, mentre nella stanza tutto taceva. Lo sguardo che Minho stava rivolgendo a Jonghyun era rabbioso e serio.

    Prima che l'altro potesse pensare a cosa ribattere, Minho si alzò dal divano e afferrò la sua giacca, pronto a uscire dal dormitorio e venirmi davvero a cercare, ma si bloccò a metà strada quando mi vide sulla soglia.

    I nostri sguardi si incrociarono per un secondo e lo vidi abbassare gli occhi, imbarazzato. La sensazione che provai fu stranissima, non avrei saputo dire se fosse piacevole o no.

    A quel punto, tutti quanti si voltarono verso di lui - vidi apparire anche Taemin e Onew da dietro la parete - e cercarono di capire perché quel mutamento improvviso della sua espressione.
    Non ci volle molto prima che si accorgessero di me.

    - Hyung! - esclamò Taemin, cercando di corrermi incontro, ma a metà strada fu afferrato da Jonghyun, che lo strattonò indietro, facendolo cadere sul divano in malo modo, vicino a Onew-hyung, che prese per la vita prima che rotolasse per terra.

    Lo sguardo di Jonghyun puntò il mio, e non ebbi mai così paura come in quel momento.
    Mi raggiunse con passo deciso e io tentai di dire qualcosa, di smontare tutti i suoi rimproveri rigirando la colpa, ma non ne ebbi il tempo: la sua mano si schiantò contro la mia guancia appena fu abbastanza vicina.

    I miei occhi si spalancarono, mentre una mano raggiungeva il punto colpito.

    - Hyung! - esclamò Minho, che immediatamente intervenne e afferrò il polso di Jonghyun. - Sei impazzito?! -

    Questo era troppo.
    Questo era fottutamente troppo.
    Cosa credeva che fossi?! La sua bambolina?! Prima mi baciava e poi...

    Ma anche le mie proteste morirono, quando lo vidi singhiozzare come un bambino davanti ai miei occhi.

    Jonghyun era un piagnone, lo sapevamo bene tutti. Quando provava qualcosa di troppo forte, era il suo modo per scaricarsi.
    Ma tutte le sante volte era un colpo al cuore.

    - Odio quando fai così -, esclamò pieno di frustrazione. - Odio che non mi dici mai che cosa ti prende, che te ne vai chissà dove e sparisci senza dire una parola. Odio come mi fai preoccupare, come tratti la gente che ti vuole bene, solo perché credi di antipatico e indisponente. Odio il tuo cazzo di egoismo, Kim Kibum! -
    Concluse senza fiato, tremante, e senza darmi il tempo di ribattere scansò con uno spintone Minho, e sbatté la porta della nostra camera.

    Questo era proprio il colmo.

    - Nessuno ti ha chiesto di preoccuparti per me, chiaro?! - urlai forte, stringendo le mani a pugno. - E sono felice che tu sia contento di rivedermi, davvero! Il tuo bentornato è stato esemplare! -

    Ero così furioso che avrei potuto distruggere qualsiasi cosa nel dormitorio, in quel momento.
    E non lo ero solo con lui. Era tutto l'insieme di cose che mi stava facendo impazzire, e lui era stato la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. La goccia che si sarebbe presa la colpa solo per essere stata l'ultima.

    - E odiami pure! Dio ringrazio che lo fai! Così la smetterai di starmi appiccicato! E la finirai con i tuoi baci della bunanotte e le coccole e i tuoi "dormiamo insieme?"! -
    Così la smetterai di farmi ricordare quanto amo tutto questo.
    - Sappi che io ti odio molto di più! -
    Vi odio tutti e due. Tu e lui, che dovete farmi sentire sempre e comunque preso in giro. Che vi prendete tutto, e poi decidete semplicemente di esservi stancati.

    - Kibum... - Minho si avvicinò e mi mise una mano su una spalla, mentre il mio petto si alzava e abbassava come se avessi appena corso una maratona.

    Veleno... Ne voleva altro? Avrei potuto continuare per giorni interi a rinfacciargli anche cose che non aveva fatto, cose che gli attribuivo solo perché ero stanco, e mi sentivo nudo come un verme.
    Il tempismo di Kim Jonghyun aveva fatto sempre incredibilmente schifo.

    - Kibum-ah, smettila -
    - No, non la smetto! Non la smetterò finché non verrà a scusarsi strisciando! - esclamai. - Come se me ne fossi andato a cas- -

    Minho mi prese tra le sue braccia, abbracciandomi così forte da impedirmi di respirare.

    - Basta, Kibum -, ripeté vicino al mio orecchio. - Sei solo sconvolto, calmati -.

    Dietro di noi, potevo vedere Taemin fissarci con l'espressione di un bambino sperduto, che non capisce più cosa pensare, Onew che invece si alzava e lasciava la stanza, per raggiungere Jonghyun.

    - Sono felice che sei tornato sano e salvo -.

    E per la seconda volta nel giro di poco, mi ritrovai in lacrime.
    Tra le braccia di Minho.


    ♪♫♪♫♪



    La settimana che seguì fu la più strana che avessi mai vissuto.
    Io e Jonghyun non ci parlavamo se non sul palco, quando il nostro lavoro lo richiedeva, e cercavamo di evitarci per la maggior parte del tempo.
    Niente sguardi, niente carezze, niente baci.
    Sembravamo più estranei di quanto potessimo essere sembrati io e Minho solo due settimane prima.

    Non lo davo a vedere, facevo finta che non mi importasse, ma Jonghyun mi mancava da morire.
    Era la prima volta dopo tre anni che le mie giornate non erano riempite dallo stare insieme a lui, e mi sembrava incredibile, ma non ricordavo nemmeno come fosse prima di conoscerlo. Cosa facevo? A chi dicevo le stupidate che mi venivano in testa? Con chi andavo a fare shopping? A cosa o a chi dedicavo le mie attenzioni?
    Non avevo nemmeno un hobby.

    Certo, c'erano gli altri, ma non era la stessa cosa. Per quanto potessi essere vicino a Taemin, il fatto che fosse più piccolo di me, mi fava venir voglia di prendermi cura di lui, non era un rapporto alla pari il nostro. Forse adesso capivo cosa voleva dire Jonghyun quando parlava di essere migliori amici.
    Con Onew era la stessa cosa, con lui potevo confidarmi, potevo ridere e scherzare, ma lui non era tagliente come me, non mi teneva testa, era un rapporto tipico tra hyung e dongsaeng.
    Così le mie attenzioni avevano finito per ricadere su Minho, con la quale le acque sembravano essersi calmate.
    Evidentemente non ero capace di ignorare due persone contemporaneamente, e ora la priorità sembrava essere Jonghyun.

    Prima di quel giorno, non avevo mai avuto davvero la possibilità di conoscere Minho. Avevo sempre dato la sua presenza per scontata, a volte addirittura mi dimenticavo di lui. La sua indole taciturna, in confronto alla mia, così esuberante, l'aveva sempre reso pressoché invisibile ai miei occhi.
    Invece Minho non era affatto la persona chiusa e poco sveglia che credevo. Minho in privato era molto più maturo di quello che dimostrava - sicuramente lo era più di me - e studiava tutto e tutti da lontano; cercava solo di non essere impulsivo, anche se in realtà era una persona anche molto istintiva.
    Quello che mi stupì più di tutto fu la sua conoscenza delle mie abitudini, la sua attenzione ai dettagli, il suo modo di tenermi testa.
    Con Jonghyun era come prendersi a padellate a vicenda, quando parlavamo. Nessuno dei due era mai disposto a cedere, ed entrambi cercavamo sempre di avere l'ultima parola, che in genere spettava comunque a me.
    Con Minho i confronti erano più calmi, invece. Noi non discutevamo: andavamo incredibilmente d'accordo. Avevamo in comune molte più cose di quelle che avrei mai potuto immaginare, e il nostro essere così fondamentalmente opposti, ci rendeva complementari.
    Qualsiasi cosa mi avesse indotto a prenderlo in antipatia, stava lentamente perdendo importanza.
    La sua presenza, che mi aveva sempre irritato, si dimostrava essere ora una via di fuga da una situazione pesante come il piombo, che gravava sul mio stomaco come un macigno.

    - Ah, sono distrutto -, esclamai, lasciandomi cadere sul letto di Onew.
    Lui si sedette accanto a me, mentre Minho si appropriò della sedia della scrivania.

    Perché avevo la sensazione che avessero qualcosa da dirmi?

    - Dov'è Taemin-gun? - domandai.
    - Fuori con Jonghyun-hyung -, rispose Minho.
    - Fuori dove? -
    Lui alzò le spalle. - Non l'hanno detto -.
    - Ah... Capisco -, annuii perplesso.
    Che ci facevano quei due in giro assieme?

    - Kibum... -
    Mi voltai verso Onew.
    - Non pensi che sia ora di... Beh, fare pace con Jonghyun? -
    Il mio sguardo diventò immediatamente più scuro.
    - Non sono io che devo chiedere scusa -, risposi tranquillamente. - Andate a dirlo a lui -.

    Minho e Onew si scambiarono un'occhiata e hyung si grattò la testa.
    - L'abbiamo già fatto -, biascicò con tono colpevole.
    Lo fissai attentamente, sospettoso riguardo al suo tono. - E...? -
    Onew sospirò, poi scosse la testa.
    - Che vuol dire? - chiesi, mettendomi seduto sul letto.

    - Che non ha intenzione di scusarsi -, intervenne l'altro.
    - Che cosa dovrebbe voler dire? -
    - Semplicemente questo -. Minho alzò le spalle. - "Non rimangio nulla di quello che ho detto in quel momento. Tutte cose che pensavo", ha detto così -.
    - Ah, davvero...! - esclamai sconvolto. - Questo è il massimo! -
    - Kibum... -
    - No, va bene. Non fa niente. Non mi interessa, che faccia quello che gli pare. Non è d'obbligo essere amici di tutti all'interno di un gruppo come il nostro, per cui non c'è problema -
    - Kibum... - Questa volta fu Onew a parlare.
    - No, niente "Kibum". Sono stato preso in giro abbastanza, sarebbe da stupidi rimanerci anche male e... -, ma non seppi come concludere.

    Pensavo che le cose si sarebbero risolte da sole, come era successo con Minho. Mi aspettavo di vedere Jonghyun trotterellare verso di me e tornare ad essere fastidioso come sempre. Non mi serviva che mi chiedesse scusa a parole, mi bastava solo che fosse quello di sempre: mi sarebbe andato bene.
    No ero così bravo a tenere il broncio, e soprattutto non lo ero con lui.
    Sarebbe bastato che mi guardasse con i suoi occhioni da cucciolo e avrei potuto dimenticare che era colpa sua se adesso sapevo di essere gay praticamente da sempre. Colpa sua e dei suoi stupidi metodi per dimostrare affetto. Se affetto c'era, in effetti. Adesso non ne ero più tanto sicuro.

    - Non vale la pena, prendersela... - soffiai, ma non sarei risultato convincente nemmeno a un bambino.

    Onew e Minho si guardarono e sospirarono.


    ♪♫♪♫♪




    Kim Jonghyun voleva la guerra? E allora guerra sarebbe stata.
    O almeno questa era l'intenzione con cui la mattina dopo mi ero svegliato.
    Peccato che Jonghyun fosse ventimila volte è più bravo di me, ad ignorare la gente che non voleva vedere.

    Invisibile: questo ero.
    Rideva e scherzava come sempre, non sembrava essere cambiato nulla, eppure non incrociava il mio sguardo neanche per caso. Poteva anche essermi accanto, ma era come se non percepisse nemmeno la mia presenza.
    Era così tranquillo che mi diede alla testa.

    Odiavo essere trattato così. Non sentivo di meritarmelo. Cosa diamine avevo fatto per farlo reagire così?!
    Ero senza parole.

    Così nei tre giorni successivi cercai di avvicinarlo, di parlarci, sì, di fare il primo passo, e se non per fare pace, almeno per capire cosa esattamente lo stava facendo comportare così, perché sapevo che non poteva essere solo la mia fuga di qualche ora.
    Lo conoscevo abbastanza bene da sapere che c'era dell'altro, che Kim Jonghyun non poteva odiarmi davvero.

    Ma non ci fu verso.
    Come Minho aveva fatto con Taemin, Jonghyun sembrava essere sempre capace di sfuggirmi.
    Così il quarto giorno di insuccessi, domandai a Minho se avesse parlato col maknae, per vedere se Taemin ce l'aveva fatta, ma la risposta fu negativa: Taemin aveva smesso di cercarlo, e avevano semplicemente fatto finta che non fosse successo nulla, così mi disse, e io non indagai.
    La notizia non mi rassicurò, e finii per diventare irritabile e sconsolato.

    La sera, andavo da solo in sala prove a ballare, aspettando che tutti si addormentassero, a scaricare i nervi: era l'unico metodo che avevo trovato per evitare le serate passate insieme, dove Kim Jonghyun parlava con tutti eccetto me.
    Odiavo alla follia vedere i suoi occhi scorrere su tutti ma non su di me. Volevo che mi guardasse, volevo che tornasse a parlarmi che... Qualsiasi cosa. Anche l'odio che aveva detto di provare per me. Ma l'indifferenza no. Il nulla mi faceva impazzire più di qualsiasi altra cosa.

    Quella sera rientrai tardi, come mio solito, e mi preparai per farmi una doccia.
    Fu solo quella volta che guardando negli armadietti per cercare un nuovo shampoo, ritrovai la bottiglia che mi aveva regalato noona.
    Mi ero ripromesso di non usare mai più quella linea all'albicocca, ma non l'avevo mai buttata via.

    Adesso sapevo come usarla.


    ♪♫♪♫♪




    Quella sera mandai fuori di casa tutti quanti: avevo bisogno di stare da solo con Jonghyun. Mentre lui si faceva la doccia, diedi un po' di soldi a Onew-hyung e dissi di portare i più piccoli al karaoke, o dove meglio credesse.

    Se fosse stata un'occasione normale, probabilmente nessuno di loro se ne sarebbe andato davvero dal dormitorio, ma dato che tutti erano stanchi di stare in mezzo a quella situazione e non avevano voglia di sentirci discutere, decisero di lasciarci la nostra privacy.

    Per fortuna, nessuno di loro sapeva leggere nel pensiero, perché quello che volevo fare era sicuramente una cosa poco ortodossa, ma soprattutto poco tranquilla.
    Ma a mali estremi, estremi rimedi, giusto?

    Quando io e Jonghyun fummo soli, corsi in camera e tirai fuori la confezione che mi aveva regalato noona.
    Mi ero lavato prima che lo facesse Jonghyun, ma non avevo potuto usare il docciaschiuma: volevo che reagisse lui, non tutto il dormitorio.
    Così, in via straordinaria, estrassi la bottiglia di latte per il corpo, e cominciai a spalmarmela prima sulle gambe, per poi risalire e stare ben attento a concentrarmi sul collo.

    Mi sentivo uno stupido a farlo, mi sentivo la ragazzina sfigata che tenta di farsi notare da un Oppa troppo popolare per lei.
    Eppure le mie mani sudavano di aspettativa.

    Non mi aspettavo che Jonghyun facesse qualcosa di particolare, volevo solo che... beh, che mi guardasse. Volevo indietro il mio migliore amico, a costo di abbassarmi a usare certi sotterfugi per farlo.
    E quando fossi riuscito a riaverlo, l'avrei picchiato per tutto quello che aveva detto e avrei ritirato fuori il mio orgoglio - che in quel momento doveva essere davvero a dormire - per sbatterglielo in faccia. Sì, quella era una cosa che gli avrei rinfacciato a vita, quando le cose sarebbero tornate come prima.

    Fu mentre mi apprestavo a mettere la crema sulle braccia e sulla zona del collo, che sentii la porta aprirsi appena.

    Tutto il mio corpo si tese e mi sembrò di fare il doppio della fatica a muovermi, ma, anche per merito della luce soffusa, i miei movimenti dovevano sembrare ancora abbastanza fluidi.

    Feci finta di non aver sentito nulla, e, d'altro canto, Jonghyun non si avvicinò.
    Sapevo che era sullo stipite della porta, sapevo che mi stava guardando, sentivo i suoi occhi su di me.
    E la cosa mi eccitò.

    Presi un po' di crema, mettendola su una mano, poi la distribuii anche sull'altra, cominciando a passarle dolcemente prima su un braccio, poi sull'altro, come se me le stessi accarezzando.
    La mia pelle luccicava appena, inumidita dal semi-liquido, e con la luce fioca sembrava pallida come la luna.

    Ripetei l'operazione, cominciando a spalmare vicino al collo, nella zona delle clavicole, delle spalle, passando le mani davanti e dietro il collo.
    Avevo scelto una leggera maglia banca con un ampio collo a V per quell'operazione.

    Potevo sentire gli occhi di Jonghyun seguire ogni mio singolo movimento, studiarlo e ammirarlo. Il suo sguardo bruciava sulla mia pelle, e non fu facile trattenersi dal voltarmi verso di lui e lanciargli uno sguardo di sfida.

    Avere i suoi occhi addosso non mi era mai sembrato più bello.
    Non avevo mai dato importanza a certe piccolezze, avevo sempre pensato a Jonghyun come a un "per sempre", qualcosa che non se ne sarebbe mai andato dalla mia vita, una costante immutabile. Le sue attenzioni erano sempre state routine. Mai avrei pensato di dovermi comportare così per farmi notare.
    Era qualcosa che mi irritava e elettrizzava allo stesso tempo.

    Mi chiedevo cosa stesse pensando di me in quel momento, ma avrebbe anche potuto pensare che sembravo una quarantenne alle prese con creme antirughe, mi sarebbe comunque andato bene. Il mio obbiettivo era quello di poter parlare con lui, non stavo cercando di sedurlo.
    Non avrei mai cercato di sedurre Kim Jonghyun.
    E poi lui non era seducibile. Non da me, almeno.
    Anche se aveva questa strana passione per i baci, non avevo mai creduto che Jonghyun potesse avere certe tendenze. Ero certo che gli piacessero le ragazze, ed era stata proprio questa consapevolezza a permettermi di non farmi troppe domande in passato: a Jonghyun piaceva questo tipo di rapporto, era esageratamente affettuoso e invadente con chiunque. C'erano addirittura vecchie foto dove tentava di baciare un suo compagno di band. Per lui era solo una specie di hobby. Particolare, ma comunque un hobby.

    Finii lentamente di spalmare la crema e chiusi il barattolo.
    Cercando di non risultare ovvio, presi un respiro un poco più profondo dei precedenti - rendendomi conto ero senza fiato, come se avessi passato il tempo dimenticandomi di respirare - e solo a quel punto mi voltai.

    Mi aspettavo di incontrare i suoi occhi, ma quando il mio sguardo si posò sulla porta, Jonghyun era solo a cinquanta centimetri da me, e stava salendo sul letto, per raggiungere il suo.
    Non mi guardò. Nemmeno per un secondo. Andò dritto come se fosse stato solo nella stanza, si arrampicò, e si sdraiò, per poi portare un braccio sopra gli occhi e rimanere immobile sdraiato supino.

    Era di nuovo a petto nudo - aveva preso l'abitudine di dormire così -, i capelli ancora umidi bagnavano il cuscino, ed ero certo si sarebbe preso un raffreddore, perché non si era nemmeno degnato di coprirsi.
    Gli avrei detto di farlo, se non fosse stato che nella mia testa aleggiava il vuoto.
    Non aveva funzionato.
    Mi aveva fissato e poi aveva fatto finta di non averlo fatto.

    - Mi stai proprio prendendo in giro, eh? - dissi con tono tagliente, ma una nota di delusione era evidentissima ad un orecchio un po' più allenato, ed ero sicuro che Jonghyun fosse in grado di notarla.
    Eravamo soli, e non avrei sprecato quell'occasione perché lui era cocciuto come un mulo e pensava che avrei seriamente lasciato perdere solo perché si metteva un braccio sulla sua faccia da idiota.
    Proprio no. Avevo intenzione di farlo rotolare giù del letto se necessario.

    - Devo per forza passare alle maniere forti o la smetti di ignorarmi, uh? -
    Jonghyun non si mosse di un millimetro e non emise un suono.
    - Bene -, dissi soltanto, poi mi misi in piedi e raggiunsi il suo letto, guardandolo dall'alto in basso.

    Non avevo seriamente preparato qualcosa da fare. A dir la verità avevo pensato di fermarlo prima che si mettesse a dormire, ma Kim Jonghyun sembrava essere più difficile di quello che immaginavo, per cui ora ero lì, con uno scimmione offeso steso sul letto che non aveva nessuna voglia di darmi retta. Come fare?

    Sapevo che solo una settimana prima non ci avrei mai pensato, ma avere la pancia piatta di Jonghyun sotto gli occhi, mi fece venir voglia di toccarla. E adesso avevo la scusa per farlo.
    E lo feci.

    Deciso a stuzzicarlo, e a vederlo reagire, portai due dita sulla sui suoi addominali appena accennati, sfiorandoli appena, e feci finta che fossero le gambe di una ballerina, disegnando strani cerchi e figure sulla sua pelle ambrata.
    Sentire la pelle d'oca nascere sotto le mie dita mi fece sorridere divertito, anche se la posizione di Jonghyun non aveva fatto una piega.

    Così decisi di risalire passando per lo sterno, sfiorando la pelle come se la ballerina fosse diventata una pattinatrice su ghiaccio. Percorsi la sagoma del suo petto, e, inesorabilmente, mi avvicinai alla sua areola. Vi girai intorno, innocentemente, come se gli stessi toccando un braccio, ma anche se Kim Jonghyun faceva finta di essere una statua di marmo, il suo corpo non restava indifferente: i capezzoli diventarono infatti turgidi, e dovetti mordermi un labbro per non dire qualcosa che avrebbe spezzato l'atmosfera che si era creata.
    Forse non stavo cercando di sedurlo, ma l'aria era elettrica esattamente come se stessimo filtrando.

    Toccai con un pollice il capezzolo turgido, e Jonghyun tremò, non riuscì a trattenersi.

    Mi sentivo potente, dovevo ammetterlo.
    E mi piaceva.
    Mi piaceva toccarlo, e mi piaceva ancora di più che reagisse al mio tocco.
    Era una sensazione nuova, in genere era lui a farlo con me.

    Decisi allora di usare anche l'altra mano.
    Con un pollice rimasi nella zona della sua areola, mentre con un indice percorsi la circonferenza del suo ombelico.
    Non sapevo se fosse possibile, ma credevo di aver sentito il suo stomaco contrarsi, i suoi muscoli tendersi sempre di più.

    Eravamo maschi, sì, ma la carne restava carne, e io sapevo dov'era più sensibile, come farlo impazzire: i fianchi lo erano, la zona interna delle gambe, che non sarebbe stata più facile da raggiungere, dato che portava solo un paio di boxer.

    Partii addirittura dalla caviglia, risalendo lentamente, toccandolo appena. Prima per la zona interna del polpaccio, fino ad arrivare a quella della coscia.
    Fu quando sfiorai i suoi boxer con le dita, che Jonghyun fu percorso da uno spasmo.

    Due secondi dopo la sua mano afferrava il mio polso, e lui era seduto di fronte a me, col fiato corto, e gli occhi scuri.
    - Cosa diamine stai cercando di fare?! - esclamò.

    Nella mia testa partirorno i festeggiamenti.

    - Secondo te? - rigirai la domanda, troppo indeciso sulla risposta.
    Jonghyun mi lanciò un'occhiataccia. - Qualsiasi cosa sia, smettila -. Scandì l'ultima parola come se fosse una minaccia, e mi stupii. Non mi aspettavo che essere toccato gli potesse dare tanto fastidio. In fondo, lui non lo faceva forse con tutti?
    - E di fare cosa? - lo sfidai, sfuggendo dalla sua presa. - Questo? -
    Sfiorai con le dita la pelle della coscia appena sotto la stoffa dei suoi boxer, guardandlo negli occhi, e sogghignai quando lo vidi sbattere le palpebre, poco lucido.

    Spostò la gamba per sfuggirmi, e mi guardò severamente.
    - Che cosa vuoi? - domandò quindi, sospirando.
    - Che parli con me come una persona civile, e mi spieghi per quale ragione fai finta ch'io non esista. Mi stai facendo davvero, davvero arrabbiare per questo -.
    Jonghyun soffiò una risata scettica. - Non eri tu quello che era contento di liberarsi di me? -
    - Ero furioso, in quel momento -, ribattei. - Scusa tanto se non accetto che la gente mi prenda a schiaffi a caso -.
    - Quello non era "a caso" -,
    - Ah no? -
    - No -.
    - Quindi? - lo incitai a proseguire.
    Jonghyun si passò una mano sul viso. - Anch'io ero furioso, okay? -
    - Non avevi motivo di esserlo -, risposi. - Sei stato tu a baciarmi, non il contrario -, gli ricordai.
    Lo vidi sobbalzare appena alla mia allusione.

    - Cos'è, adesso neghi? -
    - No, non nego. Ma preferirei non ne parlassi come se stessi facendo le previsioni del tempo -.
    Trattenni una risata incredula. - Adesso fai il pentito, Kim Jonghyun? - Lui guardò da un'altra parte, facendomi salire il sangue al cervello. - Ah, davvero...! Molto maturo Jjong, davvero molto maturo da parte tua. Prima tenti in tutti i modi di baciarmi, quando poi succede ti arrabbi perché ne sono rimasto sconvolto, e mi dai un bentornato che non scorderò mai nella vita. E come se non bastasse adesso mi tratti come se la causa fossi io! Mi prendi in giro?! -
    Jonghyun mi lasciò uno sguardo intimidatorio. - Ma la causa sei tu - Lo disse con un tono che mi zittì all'istante.
    E adesso che diamine voleva dire?

    - Non mi segui, Kibum? -
    - No, non ti seguo, io non seguo mai i tuoi ragionamenti contorti. In qualsiasi modo la guardi, non c'è verso che sia colpa mia -.
    Ghignò. - Bene, allora te lo lascio come compito a casa. Fammi sapere quando avrai capito -. Detto ciò tornò a sdraiarsi e mi diede le spalle, lasciandomi letteralmente a bocca aperta.

    - YAH! -
    Jonghyun prese il cuscino e lo portò sopra la testa, facendomi stringere le mani a pugno. - Jjong! - esclamai, ma lui non si voltò. - Kim Jonghyun! - riprovai, ma non ci fu verso e allora mi morsi forte un labbro frustrato come non mi ero mai sentito in vita mia.
    Odiavo che mi trattasse così! Dove diamine era finito il mio Jonghyun?! Quello non era lui, era solo un suo surrogato che tentava di farmi impazzire... E Dio, la cosa peggiore era che ci stava riuscendo!
    Ero così nervoso, mentre i miei occhi bruciavano sulla pelle della sua schiena, che cominciai a piangere con le mani che tremavano con la voglia di picchiarlo.
    Mi manchi, mi manchi, mi manchi! Stupido idiota! Mi manchi...

    - Ti sto chiedendo di guardarmi, non di darmi la luna, stupido babbuino che non sei altro! - sputai cercando di contenere le lacrime. La mia voce tremava così tanto che avrei potuto credere ci fosse un terremoto. - Non eri tu quello che si è auto-conferito il titolo di mio migliore amico? E sarebbe questo essere migliori amici?! -
    A quel punto Jonghyun si voltò.
    Non so cosa attirò la sua attenzione, ma probabilmente furono i singhiozzi che cominciarono a nascere dalla mia gola.
    Era la terza volta che mi faceva piangere nel giro di una settimana. Forse solo adesso mi rendevo conto di quanto Jonghyun fosse importante per me.

    - 'Bumie... -
    - Non chiamarmi 'Bumie! - sbraitai a caso, passandomi il dorso della mano sulle guance. - Quando mi chiami così non succede mai nulla di buono -, blaterai, tanto che probabilmente non capì nemmeno quello che avevo detto.

    Mi guardò qualche secondo, poi portò le mani sul viso a coprirsi gli occhi e lasciò che dalla sua bocca uscisse un grido di frustrazione.

    - C-cosa stai facendo? - balbettai confuso, tirando su col naso.

    - Non lo so, è questo il punto! - esclamò, mettendosi a sedere con uno scatto. - Non ce la faccio più -, ammise con un lamento.
    - A fare cosa? -
    Jonghyun sospirò, e nei suoi tratti rividi finalmente il mio migliore amico e non un estraneo qualsiasi.
    Con una mano picchiò sul materasso, chiedendomi di raggiungerlo, e se fossi stato un cane, mi sarei già visto scodinzolare contento verso di lui; nella realtà, cercai di fare un po' l'offeso. L'orgoglio, rivolevo il mio orgoglio.

    Mi issai sul suo letto, ora più calmo, e mi misi seduto, aspettando che Jonghyun facesse qualcosa.

    - Vuoi sapere da quale punto di vista sei colpevole, Kim Kibum? -
    Annuii sospettoso.
    - Avvicinati -, mi ordinò.
    Feci come mi disse, avvicinandomi abbastanza perché le nostre ginocchia collidessero.
    E ora?

    Jonghyun mi guardò dritto negli occhi, e un brivido mi scorse lungo tutta la schiena, facendomi diventare nervoso.
    Stava per fare qualcosa, lo sapevo. Il mio cuore batteva troppo forte perché fosse solo una mia fantasia. Conoscevo le espressioni di Jonghyun abbastanza bene da esserne certo; ma questo non mi fermò dal sobbalzare quando una sua mano mi afferrò il collo e spinse il mio viso verso il suo.

    Restammo quasi un minuto a fissarci negli occhi, i nostri respiri che si fondevano in mezzo a noi, e non abbassai lo sguardo un solo secondo.
    Qualsiasi cosa stesse per fare non mi avrebbe colto impreparato, questa volta.
    Fu Jonghyun invece a chiuderli, facendomi stupire.

    - Ho sempre pensato che lo facessi apposta -, sussurrò, restando con le palpebre serrate e la fronte corrugata.
    Aspettai che andasse avanti, incapace di capire a cosa si stesse riferendo.
    - Anche la prima volta che ti ho visto, quando mi sono chiesto se te ne stessi in disparte per farti notare o per passare inosservato, sapevo la risposta -.

    - Cosa c'ent--, ma Jonghyun mi interruppe posando un dito sulle mie labbra e riaprì gli occhi, così neri e profondi che credetti di vedere il centro dell'universo intero lì dentro.
    Un mare di nulla assoluto, magnetico e spaventoso.
    - Era come se la stanza fosse buia e tu avessi un riflettore puntato addosso. Mi stavi chiamando. Giuro che ancora adesso sono convinto che tu abbia qualche potere paranormale, che tu riesca ad entrare nella mia testa a sussurrare il mio nome... Quello che mi prende in giro sei tu, Kim Kibum -.
    Avrei voltuo dirgli che non capivo di cosa stava parlando, ma il suo pollice passava sul mio labbro inferiore distraendomi completamente.
    Poi il suo viso si avvicinò al mio orecchio.

    - Smettila di cercare di sedurmi, 'Bumie -.

    I miei occhi divennero enormi.
    - C-cosa? -

    Lo sentii inspirare forte vicino al mio collo, e mi ricordai solo in quel momento del latte per il corpo che avevo messo poco prima.

    - Volevi che ti guardassi e ti ho guardato. Adesso cos'altro vuoi che faccia? - sussurrò ancora, con tono vellutato, facendomi rabbrividire. - Dimmi cosa vuoi da me, perché impazzirò andando avanti così -, mi pregò, prendendomi per le spalle e appoggiando la fronte su una di esse. - Prima ti avvicini, poi mi sfuggi. Più cerco di capirti, più mi sembra di sbagliare... Sono arrivato al punto di credere che starti lontano sarebbe più salutare... Ho pensato che avrei smesso di pensare alla tua pelle in continuazione, che avrei smesso di volerti toccare, di essere dipendente dal tuo profumo... -

    Il mio cuore correva così veloce che credevo sarebbe scoppiato da un momento all'altro.

    - Smettila di muoverti come se camminassi sull'acqua, smettila di prenderti cura della tua pelle come una ragazzina, smettila di arricciare le labbra in quel modo adorabile... -
    - Jjong... -

    - Ho così bisogno di... di... -
    Ma non finì mai quella frase.

    Le sue labbra si schiusero calde sul mio collo, bagnandolo e succhiandolo dolcemente. Le mie mani graffiarono la sua pancia, nel tentativo di afferrare qualsiasi cosa, mentre la sua lingua percorreva lentamente e a tratti la mia pelle.
    Lo sentivo prendere respiri profondi e espirare forte dal naso, quasi stesse cercando in tutti i modi di controllarsi, di non lasciarsi andare.
    Ma intanto le sue labbra continuavano ad aprirsi e chiudersi sul mio collo come ventose, a lasciare marchi.
    E io non ero capace di fermarlo.

    Non avevo mai tentato di sedurre Kim Jonghyun.
    Io non avevo mai concretamente pensato di volerlo fare.
    Ma adesso che le sue mani scorrevano sotto la mia maglia, credevo di non aver mai desiderato altro.
    E forse era sempre stato questo a farmi trovare fastidioso il suo starmi appiccicato: sapevo che prima o poi l'avrebbe avuta vinta, e io non volevo più lasciare a nessun'altro quella soddisfazione.

    I polpastrelli di Jonghyun mi accarezzavano i fianchi, procurandomi la pelle d'oca e facendo contorcere il mio stomaco.
    I miei occhi si fecero liquidi, mentre la mia testa si alzava da sola, lasciandogli spazio.

    Il mio movimento sembrò rendere i suoi più urgenti, e la sua bocca cominciò a succhiare la mia pelle con più forza, tirandola con i denti, soffermandosi particolarmente sul pomo d'Adamo.
    Poi risalì lasciando dei piccoli baci. E ogni schiocco mi rese sempre più duro.

    Mi baciò il mento, finché non arrivò finalmente alle mie labbra e le leccò, per poi schiuderle completamente, e farsi spazio nella mia bocca.

    Le sue mani si strinsero attorno al mio corpo, mentre la sua lingua scivolava bagnata sulla mia. E poi mi spinse indietro, facendomi sdraiare sul letto, e portandosi ancora una volta sopra di me.
    Ma questa volta era diverso.
    Questa volta non avevo nessuna intenzione di fuggire.

    Il corpo di Jonghyun sul mio era bollente, ogni suo movimento era ora segno di impazienza. Riuscivo a sentire il suo bisogno lacerante crescere da ogni bacio.
    Non sapevo da quanto tempo reprimeva i suoi istinti, se aveva mai provato a scaricarli con qualcuno, ma doveva essere davvero un sacco di tempo.

    Jonghyun si staccò da me per meno di un secondo, per riprendere fiato, poi mi alzò la maglietta fino al petto, prendendomi alla sprovvista. Il suo sguardo bruciò sul mio corpo per pochi secondi mentre le sue grandi e calde mani massaggiavano dolcemente la mia pancia, diventata incredibilmente sensibile, e subito dopo cominciò a baciarla, a leccarla, proprio come aveva fatto col mio collo.

    Inarcai la schiena, sentendomi attraversare da una scossa elettrica che rese inutilizzabile qualsiasi dei miei sensi per tutto ciò che non fosse Jonghyun.
    Tutto il sangue sembrò smettere di raggiungere il mio cervello, per concentrarsi in basso, dove la mia erezione si induriva dolorosamente.

    - J-Jjong... - scollai a caso, incapace di pensare razionalmente.
    Jonghyun mi morse un fianco con forza, facendomi schiudere le labbra in un urlo muto, facendomi pensare che volevo che mi facesse male. Tanto.

    Ma lui si fermò.

    Ansimando, poggiò la fronte sulla mia pancia e rimase immobile, mentre i nostri petti si muovevano spasmodicamente in cerca d'aria.

    - Fermami, 'Bumie -, mi pregò. E la sua voce era così sofferente da farmi star male. - Perché non mi fermi?! - scollò con voce spezzata.
    - Jjong... -, sfiatai, cercando di vedere qualcosa dietro gli occhi appannati.
    - Fermami -.




    Note: Cioè, giuro che io ci provo a fare delle note intelligenti, ma tutte le volte che devo scriverle dopo aver finito di correggere il capitolo, dimentico completamente cosa volevo dire *sclera*
    Ma insomma, non sono fondamentali o_o Spero D:
    Spero che ci sia qualcosa di più chiaro, adesso, ma vi assicuro che come ha già accennato Kibum, questo non è nulla, non è altro che un tassello del puzzle. Kibum non è spaventato da un semplice sogno, sarebbe da pazzi (:
    Ma ne riparleremo!
    Spero che vi sia piaciuto <3
    Ah, e spero anche che perdonerete l'attesa, ma è venuto lunghissimo D:

    Edited by ‚nightmare - 5/1/2012, 18:29
     
    .
  13. LaurysChan
     
    .

    User deleted


    Cioè non puoi lasciarlo finire così!! Con un "FERMAMI" D: Kibum non azzardarti a fermarlo!! Giuro che ti uccido XD ahahaha
    Adoro il tuo modo di scrivere, adoro questa storia; e non vedo l'ora di leggere il seguito *____*
     
    .
  14. Mackylovelove
     
    .

    User deleted


    Amo tutto ciò.
     
    .
  15. Rei*
     
    .

    User deleted


    Bene bene bene!!!
    Esattamente dove ero rimasta =) giusto per darmi una rinfrescata al cervello hahaha
     
    .
260 replies since 26/9/2011, 17:51   6354 views
  Share  
.